Perché il tema aborto dà alla testa a un giovane medico dell’ospedale di Monza al punto da venire alle mani con dei vecchietti pro life che manifestano pacificamente
Quattro vecchietti davanti all’ospedale San Gerardo di Monza. Pregano e inalberano cartelli ostentando opposizione all’aborto. E va bene, questo è uno stile pro life che anche a molti pro life non piace. Ma tu sei un medico. Un giovane medico trentenne che ti avvicini a questi quattro vecchietti, ti metti a gridargli addosso. Finché non venite alle mani e finite al pronto soccorso. Adesso siamo alle denunce e controdenunce.
Ma scusa, vieni alle mani con dei vecchietti? Non è che ci vuole molto a capire che c’è tanta gente – compreso il sottoscritto – che considera questo stile di manifestazioni pro life davanti agli ospedali per niente convincente. Perché? Non c’è bisogno che te lo spieghi. Lo porta con sé l’evidenza.
Il problema è che azzuffarsi con un vecchietto rivela una intolleranza molto seria. E per di più sei un medico! Chiaro che il tema aborto è qualcosa che ti dà alla testa. Ma se ti imbattessi in corsia con un pro life come paziente cosa devo pensare possa accadere?
Purtroppo questi non sono casi isolati. La crescita dell’intolleranza ideologica, sia sull’aborto piuttosto che su Trump, è una cosa seria è preoccupante. Noi abbiamo un problema enorme in queste polarizzazioni indotte tra le persone da un ordine sociale costituito che crea un clima di violenza contro le libertà e una informazione di potere fatta di bastone e menzogne “democratiche” complici (quando non artefici) di questo clima.
Però da una parte ci sono minoranze pacifiche (in questo caso anziani che vanno a manifestare invece di andare al bar e poi tornare a casa ubriachi e picchiare la moglie). Dall’altra, ci sono maleducati, giovani e, non si capisce perché, a tal punto esasperati da diventare intolleranti.
Io sono certissimo che quel giovane medico che adesso è stato denunciato ai carabinieri non è un delinquente. Però è uno che, si capisce, può diventate facilmente intollerante e violento. E ce ne sono tanti. Come raccontano le cronache bianche e nere.
Tanto più dopo che, viste queste scene (c’è un video), Repubblica rigira la frittata. Come purtroppo ormai succede per troppe cose. Mentono sulle aggressioni davanti a un ospedale. Come mentono sul sistema della giustizia. Sulle mascherine, come sui colori delle zone. È un problema.
Se non posso più manifestare liberamente il mio pensiero e quelli che per professione devono informare possono tranquillamente ignorare i documenti di un giornale di un pasticcio con scasso da 1.250 milioni, un miliardo e duecentocinquanta milioni di euro, significa che qualcosa di poco bello sta succedendo alla società italiana.
Ne approfitto per aggiungere questo dopo aver letto Leone Grotti che con precisi dettagli informa che il nuovo presidente degli Stati Uniti sembra che come prima emergenza abbia da ribaltare la politica anti aborto. Non solo di Trump. Ma di tutta la politica repubblicana che comincia col presidente Ronald Reagan. Il quale, con un atto di semplice giustizia nel 1984 – apprendo da Grotti – introdusse la “Mexico City Policy”, cioè mise fine «all’utilizzo dei proventi delle tasse degli americani per finanziare le organizzazioni abortiste».
Elementare Watson: per quale misterioso senso superiore della Civiltà Bianca il governo americano deve usare le tasse dei suoi cittadini – antiabortisti compresi – per finanziare le organizzazione abortiste e pro sterilizzazione di massa nel mondo? Perché l’aborto è «un diritto umano internazionale», sostiene Joe Biden, presidente americano che per altro si dice pure «orgoglioso di essere cattolico» e ha fatto molta campagna elettorale tra suore e preti.
Ora, interpolando le due notizie mi è venuto da messaggiare a un caro amico che ha la bella opportunità di frequentare e telefonarsi col Papa, il seguente pensiero:
«Ma scusa, se ha ragione come ha ragione Francesco a dire che “aborto è come chiamare un sicario”, Biden mi pare che meriti la scomunica. O qualcosa del genere. Insomma, almeno una tiratina d’orecchie. Non è che bisogna essere pro life per capire questa cosa. È logica. Io posso certamente teorizzare – soprattutto se sono l’uomo più potente del mondo e non solo un giovane medico facile all’indignazione manesca – che chiamare un sicario è “un diritto umano internazionale” o un frutto di “lotte di secoli”. Ma se l’uomo più potente del mondo è uno “orgogliosamente cattolico” e il Papa è il Papa, cioè il capo dei cattolici, beh, egli deve – deve! – chiaramente dire che col finanziamento ai sicari di tutto il mondo – sto al detto del Papa non ai quattro vecchietti al San Gerardo –, il potente Biden si pone oggettivamente fuori dal cattolicesimo. Altrimenti liberi tutti e Salvini santo subito!».
L’ultima frase, lo ammetto, ha una venatura un po’ polemica. Ma, ehi!, lo sapete che il mio amico non mi ha risposto?
Luigi Amicone
1 febbraio 2021