I profeti dell’ideologia Lgbt compiono un altro passo nella direzione di imporci la nuova dottrina. Con la Risoluzione discussa ieri al Parlamento Europeo (voto previsto oggi), si vuole imporre l’equivalenza delle “famiglie arcobaleno” a quelle naturali e promuovere lo stile di vita Lgbt in tutti i paesi dell’Unione. Siamo all’attacco frontale e dichiarato alla famiglia naturale, al matrimonio e ai diritti dei figli di avere una mamma e un papà.
La Risoluzione sull’“Unione Europea come zona di libertà Lgbtqi”, promossa e sostenuta da Popolari, Socialisti, Liberali, Sinistre e Verdi, prende spunto dalle strumentali polemiche contro le “Carte della famiglia” (approvate da diverse comunità locali polacche negli scorsi anni), dalle recenti modifiche costituzionali e conseguenti norme ungheresi che riconoscono la famiglia e il matrimonio tra uomo e donna e il ruolo indispensabile dei genitori, dalle discussioni in Lettonia sulla famiglia, per elencare una lunga serie di impegni ai quali Commissione e Consiglio dovrebbero piegarsi.
Fatto grave è che sia la Commissione, rappresentata dalla nota sostenitrice dei privilegi
Lgbt e commissario Helena Dalli, che il Consiglio europeo presieduto dal Portogallo
(dove il Governo è di sinistra) si siano dichiarati felici e pronti a valorizzare i propositi del Parlamento. È bene precisare che non c’è alcun valore cogente nelle risoluzioni parlamentari, tuttavia il loro valore di persuasione è cresciuto molto negli ultimi anni e questi documenti di indirizzo vengono spesso citati nelle decisioni della Commissione, del Consiglio e della stessa Corte di giustizia dell’UE a sostegno delle proprie decisioni.
I gruppi degli Identitari (Lega) e dei Conservatori (Fratelli di Italia) hanno dichiarato la propria contrarietà al testo e voteranno invece una propria Risoluzione che, opponendosi ad ogni forma di violenza nei confronti dei cittadini, preserva però i fondamentali diritti europei degli Stati all’identità, sussidiarietà e competenza in materia di educazione, famiglia e matrimonio.
Il testo, che oggi dovrebbe essere approvato dal Parlamento Europeo, segna un passo ulteriore nell’imporre il nuovo dogma Lgbt e prepara l’assalto per ottenere il pieno riconoscimento delle unioni gay in tutti i paesi europei che potrebbero presto essere obbligati ad equiparare tutti i diritti delle “famiglie arcobaleno” a quelle naturali, inclusi i diritti di adozione per singoli e coppie Lgbt.
Vediamo alcuni punti della risoluzione che vuole fare dell’Europa una “zona di libertà” per Lgbt:
- Vietare le cure riparative in tutti i paesi dell’UE, «considerando che il Parlamento ha già incoraggiato gli Stati membri a criminalizzare le pratiche della “cosiddetta terapia di conversione”…» (punto K);
- Vincolare il rispetto di tutti i “diritti Lgbt”, come disse la presidente von der Leyen lo scorso settembre, al rispetto dei diritti fondamentali (punto L);
- Senza il rispetto dei diritti Lgbt si possono perdere denari dell’UE (punto N);
- Promuovere attenzione speciale per le persone transgender (punto P);
- Approvare la Direttiva orizzontale sull’antidiscriminazione, che interesserà ogni aspetto delle competenze europee (punto Q), una sorta di Equality Act di casa nostra, che metterà in pericolo non solo la libertà religiosa di singoli e chiese, ma anche la libertà educativa dei genitori;
- Concedere pieni diritti e totale equivalenza per gli Lgbt, riguardo al riconoscimento dei figli per entrambi i membri di una data coppia, in tutto il territorio europeo e da parte di tutti gli Stati membri (punto V)
Ovviamente autonomie locali, regioni e governi dovranno sostenere, valorizzare, promuovere i diritti Lgbt senza eccezioni. Perciò, si dichiara l’“Unione Europea una zona di libertà per le persone LGBTI” (e la loro ideologia) e si incarica il presidente del Parlamento di informare della decisione i governi dei paesi membri e gli altri organi europei. Insomma, l’ennesimo passo per imporre l’ideologia Lgbt a tutti. Scopo apertamente dichiarato dai promotori della Risoluzione (che dovrebbe essere approvata oggi), nel loro articolo di ieri su Euractiv.
Tant’è che il passo successivo è già programmato, al di là degli impegni noti del commissario Helena Dalli. Per il prossimo 23 marzo, alla Commissione per le Libertà è già organizzata una tavola rotonda con esperti e rappresentanti delle massime istituzioni europee. Tema? I diritti Lgbt in Europa. Vedrete che il prossimo passo sarà… la libertà di maternità surrogata per tutti e magari pagata dai contribuenti europei.
Luca Volontè
11 marzo 2021