Il cocktail di anticorpi monoclonali sviluppato dalla società farmaceutica americana Eli Lily si è rivelato particolarmente efficace nel fronteggiare il Covid-19. Questo, almeno, è quanto emerso dai dati della fase III della sperimentazione del farmaco a cui hanno preso parte 769 volontari. La somministrazione del preparato, come dichiarato dall’azienda produttrice, avrebbe ridotto dell’87% la probabilità di ricoveri e di morte per Covid-19 nei pazienti ad alto rischio e recentemente infettati dal virus. Non è stato registrato alcun decesso tra i volontari che hanno ricevuto il cocktail di anticorpi mentre quattro persone a cui era stato somministrato il placebo hanno perso la vita. Uno studio realizzato nel mese di gennaio, all’interno del quale era stata somministrata una dose più consistente del farmaco, aveva evidenziato un tasso di efficacia nel ridurre ospedalizzazioni e morti pari al 70%. Il miglioramento dei dati sarebbe, paradossalmente, dovuto ad una riduzione del dosaggio somministrato. Questo sviluppo può rivelarsi decisivo nel facilitare la produzione e la distribuzione del farmaco, destinato a rivelarsi molto utile nel prossimo futuro.
Germania e Francia avanti negli ordinativi
L’assenza di protocolli terapeutici efficaci per curare chi è affetto dal Covid-19 è un grave problema, non ancora risolto, della pandemia in corso. L’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi è focalizzata sullo sviluppo dei vaccini e sulle campagne di immunizzazione di massa viste come l’unico modo per arginare definitivamente il Covid-19. Il problema, però, è che il raggiungimento dell’immunità di gregge richiede mesi e nell’attesa, tra un ritardo nella consegna dei vaccini e l’inefficienza della macchina burocratica, migliaia di persone perdono la vita.
Gli anticorpi monoclonali potrebbero contribuire a ridurre i decessi ma sono rimasti spesso nell’ombra e la loro popolarità è iniziata a crescere solamente dopo che sono stati somministrati, con successo, all’allora presidente americano Donald Trump. Due farmaci, uno prodotto da Eli Lilly e l’altro dall’azienda biotech Regeneron, hanno ricevuto l’autorizzazione all’uso di emergenza da parte della Food and Drug Administration americana lo scorso novembre. L’Agenzia Europea dei medicinali (EMA) ha autorizzato il prodotto di Regeneron solamente il 26 febbraio ma nell’attesa si era già mossa la Germania che, a gennaio, aveva ordinato centinaia di migliaia di dosi da Eli Lily e Regeneron. La Francia ha consistenti forniture del trattamento monoclonale di Eli Lilly ed altre decine di migliaia dovrebbero arrivare nel mese di marzo. L’obiettivo, annunciato in precedenza, è quello di testarle all’interno degli ospedali.
Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Ema ha concluso, alcuni giorni fa, la revisione degli anticorpi monoclonali di Eli Lilly ed ha affermato che esiste un evidenza significativa per autorizzarne l’uso nei pazienti colpiti dal Covid-19. La raccomandazione dell’EMA potrà essere utilizzata come supporto per le linee guida nazionali in merito al possibile uso degli anticorpi. Si tratta di uno sviluppo significativo dato che, è bene ricordarlo, i vaccini non sono efficaci in tutte le persone, per fattori legati all’età ed allo stato di salute e gli anticorpi prodotti grazie all’ingegneria genetica sono una delle soluzioni più promettenti per superare queste problematiche.
Le difficoltà nella somministrazione
Gli anticorpi monoclonali sono efficaci nei pazienti che si trovano negli stadi iniziali della malattia ma sono in corso studi, da parte di aziende farmaceutiche che ne stanno sviluppando di nuovi, come Vir e GlaxoSmithKline, anche su chi è già ricoverato in ospedale. Il problema principale degli anticorpi è legato alla modalità di somministrazione, che avviene per via endovenosa, alle tempistiche in cui questa deve avvenire, alla necessità di individuare i pazienti che ne hanno bisogno ed alla possibilità che le nuove varianti del virus riescano ad inficiarne l’efficacia (i primi dati indicano che Regeneron dovrebbe riuscire a risolvere il problema).
Una ricerca pubblicata su Nature da un gruppo di scienziati della Columbia University ha mostrato che la variante inglese e quella sudafricana sfuggono agli anticorpi e di conseguenza possono renderli meno efficaci. Quella sudafricana, in particolare, è risultata da 9 a 12 volte più resistente agli anticorpi del plasma dei guariti ed ai sieri delle persone vaccinate. Un altro punto oscuro è legato al costo degli anticorpi monoclonali, che è molto elevato a causa delle modalità di produzione e che raggiunge i 1600-2000 dollari per fiala. In Italia era stato annunciato un fondo speciale, reso disponibile dalla struttura commissariale che si occupa del Covid-19, in grado di coprire le spese.
Andrea Walton
Il Giornale
13 Marzo 2021