La legge in discussione al Senato negli Usa non danneggia solo le donne, ma «la libertà degli esseri umani razionali di usare un vocabolario comune». Il giudizio del Wall Street Journal
L’Equality Act, che l’amministrazione di Joe Biden vuole approvare a tutti i costi negli Stati Uniti, mette a rischio «la libertà degli esseri umani razionali di usare un vocabolario comune». La legge, attualmente in discussione al Senato, non solo penalizza le donne nella pratica sportiva e le mette in pericolo in scuole, palestre e ospedali, ma erge a unica verità assoluta l’ideologia dell’«identità di genere», attaccando «la libertà religiosa. E la religione è l’ultimo bastione del buon senso». Così il Wall Street Journal in un commento spiega perché la norma passata a febbraio alla Camera è un vero pericolo per il paese.
L’Equality Act «elimina le donne»
L’Equality Act modifica la legge sui diritti civili del 1964 per prevenire in modo esplicito qualsiasi discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Quella che può sembrare un’iniziativa innocua ha in realtà conseguenze pratiche molto pericolose. La legge infatti non riguarderà più soltanto le discriminazioni che avvengono in ambiti particolari come quello professionale o del settore abitativo, ma verrà estesa a tutti i programmi finanziati a livello federale e a tutte le “sistemazioni pubbliche”, una dicitura volutamente fumosa che copre tutto, dai negozi, alle chiese, alle scuole, agli ospedali fino agli stadi. Un articolo della norma, inoltre, prevede che non possa essere messa in discussione dal ricorso al Religious Freedom Restoration Act.
Se passerà la legge, nessuno negli Stati Uniti potrà impedire a un uomo che si identifica come donna di utilizzare i bagni e gli spogliatoi femminili anche in ospedali, scuole e carceri, edifici cristiani compresi. Allo stesso modo, nessun potrà impedire ai transessuali di gareggiare nelle competizioni giovanili sportive femminili, distruggendo così lo sport femminile in sé e di conseguenza la possibilità per molte ragazze di frequentare l’università. Non a caso c’è chi ha parlato dell’Equality Act come di «un’agenda terribile per eliminare le donne» (il commentatore Tucker Carlson). Nessuna obiezione religiosa, per chi non sia d’accordo, varrà a prevenire un’accusa di discriminazione.
La rivolta contro la natura umana
Ma c’è un altro problema, come scrive Margaret Harper McCarthy sul Wsj:
«L’Equality Act non riguarda delle “credenze”, ma delle cose che tutti possono vedere e capire. I neonati, ad esempio, non hanno bisogno di istruzioni per sapere che sono le loro madri che li allattano e non i loro padri. La differenza sessuale è ovvia per chiunque abbia occhi per vedere. Quando la gente difende l’ovvio, però, fa affermazioni che non valgono solo per sé ma per tutti. Quando diciamo “due più due fa quattro”, diciamo qualcosa che riguarda la natura delle cose. Questo è vero anche per le verità che riguardano il corpo umano, le quali ormai sono “credute” solo dalle persone religiose».
I proponenti dell’Equality Act comprendono tutte queste cose ed è proprio per questo che vogliono abbattere l’evidenza:
«Quando sei impegnato in una rivoluzione le relazioni suggerite dai corpi sessuati non sono buone, perché sono date e non scelte. Sono infatti l’ultimo bastione della resistenza. Gli studiosi di storia rivoluzionaria lo hanno notato. L’ideologia moderna, suggeriva Hannah Arendt, è caratterizzata dal rifiuto consapevole di ciò che è visibile. Per i rivoluzionari moderni, non poteva essere sufficiente attaccare la civiltà, le tradizioni, i valori e le distinzioni di classe. Doveva rivoltarsi anche contro la stessa natura umana. Che, secondo il filosofo Augusto Del Noce, era il primo obiettivo della rivoluzione sessuale che recise il legame tra sesso e generazione. Ma come diceva decenni fa la marxista femminista Shulamith Firestone, neanche quello poteva essere sufficiente: “L’obiettivo ultimo deve essere l’eliminazione della distinzione sessuale stessa“. Questa rivoluzione è ora alle porte».
Lo diceva già il profetico Chesterton
La docente presso l’Istituto Giovanni Paolo II e direttrice della rivista Humanum conclude spiegando che l’Equality Act negli Stati Uniti viola la libertà religiosa anche perché «coloro che credono in un ordine invisibile sono gli ultimi custodi dell’ordine visibile». È quello che aveva predetto G. K. Chesterton più di un secolo fa:
«La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso affermarle. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto».
1 aprile 2021
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