Nessuno strumento e nessuna misura saranno mai perfetti, ma non si capisce come da questo dovrebbe derivarne che strumenti statisticamente molto utili debbano essere rigettati; e se, come ormai si comincia a vedere chiaramente, la vaccinazione riduce sia il rischio di infettarsi che quello di trasmettere il virus, rifiutare vaccinazione o obbligo per certe categorie perché appunto si tratta di riduzione e non di azzeramento è semplicemente un ottimo esempio della fallacia logica che stiamo discutendo.
È arrivato di nuovo il momento di discutere di una delle più paralizzanti e dannose fallacie logiche che contaminano la discussione pubblica in Italia. Sto parlando della cosiddetta fallacia della perfezione irraggiungibile, una forma argomentativa molto adoperata in questi tempi di buio della razionalità, secondo la quale l’impossibilità o la mancanza di perfezione rappresentano motivo per rifiutare una certa scelta. Vediamone alcune recenti declinazioni.
Dopo qualunque vaccino, è ancora possibile che io mi infetti e trasmetta il virus; dunque, non mi vaccinerò, e comunque l’obbligo di vaccinazione per categorie come i sanitari è da rigettarsi. Un obbligo, cioè, in certe menti raffinate dovrebbe corrispondere al 100 per cento di efficacia della misura che si impone; che sarebbe come dire che, siccome le cinture di sicurezza o i caschi delle motociclette non azzerano né il pericolo che si muoia in un incidente, né quello di far danno ad altri, allora l’obbligo di caschi e cinture andrebbe rigettato. Nessuno strumento e nessuna misura saranno mai perfetti, ma non si capisce come da questo dovrebbe derivarne che strumenti statisticamente molto utili debbano essere rigettati; e se, come ormai si comincia a vedere chiaramente, la vaccinazione riduce sia il rischio di infettarsi che quello di trasmettere il virus, rifiutare vaccinazione o obbligo per certe categorie perché appunto si tratta di riduzione e non di azzeramento è semplicemente un ottimo esempio della fallacia logica che stiamo discutendo.
Dopo qualunque procedura medica – persino l’iniezione di un placebo – sono possibili effetti collaterali anche gravi, e in casi estremi mortali. Le stesse raffinate menti di cui al punto precedente, che oltretutto si adirano a sentirsi chiamare no vax, pretendono che, siccome in casi che si contano nelle unità per milione alcune persone potrebbero morire per un rarissimo evento avverso alla vaccinazione, allora la vaccinazione sarebbe da rigettarsi.
E’ ovvio che ogni effetto avverso, per quanto raro, deve essere indagato a fondo: questo serve a vedere se è possibile, comprendendone gli eventuali meccanismi, evitare anche quelle pochissime morti. E’ pure ovvio che le persone che subiscono perdite, come quelle che subiscono qualunque disgrazia a causa degli effetti di un farmaco, devono essere aiutate, compatite e sostenute. Ma in presenza di un numero di morti per Covid che in Europa tocca il milione di morti, e per gli Stati Uniti ha superato il numero di morti causati dalla Seconda guerra mondiale e da quella del Vietnam messe insieme, sapendo che i morti continuano ad aumentare, che il virus continua a circolare e che più tempo passa, maggiore è la possibilità che muti, ricercare l’impossibile assenza di effetti collaterali (impossibile anche solo a dimostrarsi, oltretutto) significa ancora una volta cadere in una paralizzante fallacia da perfezione irraggiungibile, finendo vittima del virus perché la nostra attenzione è tutta concentrata su eventi rarissimi e difficili da studiare. Come ha dimostrato per ultimo il caso di un insegnante-ingegnere amatissimo dai suoi alunni, morto perché non vaccinato per tempo, il virus uccide: e uccide in misura maggiore che non gli effetti collaterali, a qualunque fascia di età – per non parlare degli strascichi del long-Covid.
Quando, in futuro, i nostri discendenti guarderanno ai cimiteri, e vedranno nei cimiteri un numero di morti che, in un solo anno, ha superato o raggiunto quello di alcune fra le guerre più atroci; quando apprenderanno che quei morti sono seguiti a uno dei maggiori successi di tutti i tempi della ricerca medica, che ha portato ad avere molti vaccini in poco tempo, e a un immane sforzo produttivo e logistico, perché le istituzioni e le persone non riuscivano a gestire correttamente e razionalmente il bilanciamento costi-benefici; allora, forse, in quei tempi futuri sarà del tutto evidente come i colli di bottiglia evolutivi attraverso cui le popolazioni della nostra specie passano sono, per la massima parte, autoinflitti.
Enrico Bucci
Il Foglio
14 Aprile 2021