Domani entra in vigore il «freno d’emergenza», che «corregge» il federalismo tedesco e serve a combattere una delle ragioni principali del fallimento della strategia anti-Covid: l’ordine sparso con cui i Länder hanno affrontato la pandemia
Ci sono stati 27.543 nuovi contagi, con 265 decessi, nelle ultime 24 ore in Germania. Ma il Robert Koch Institut ammette che gli infettati da Covid-19 potrebbero essere stati di più, a causa di problemi tecnici nella trasmissione di dati dai Länder. Più grave è che l’incidenza settimanale sia ancora cresciuta, salendo a 164 nuovi casi per 100 mila abitanti. Il racconto delle due Germanie continua. La campagna di vaccinazione procede spedita, più di metà della popolazione over 60 ha già ricevuto una prima dose e il ministro della Salute, Jens Spahn, si dice fiducioso che entro giugno si potrà aprire a tutti l’accesso alle somministrazioni, eliminando cioè i criteri di priorità. Ma la situazione della pandemia rimane grave, con la curva dei contagi ancora alta, l’incidenza in aumento e un sistema ospedaliero vicino al collasso, a causa della cronica insufficienza di personale medico a fronte di oltre 5 mila ammalati da Coronavirus in terapia intensiva.
Da domani entra in vigore il «freno d’emergenza» a livello nazionale, l’arma assoluta voluta da Angela Merkel e prevista dalla nuova legge sulla difesa dalle infezioni, che dà maggiori poteri al governo federale, a scapito dei Länder e dei comuni, nella lotta alla pandemia. È una mezza rivoluzione, perché per la prima volta corregge il federalismo, totem del sistema-Germania, in una situazione di emergenza. Il cosiddetto «Notbremse» verrà azionato automaticamente ogni qual volta in una data regione si registrerà un’incidenza settimanale superiore a 100 nuovi contagi per 100 mila abitanti: oltre questa soglia verranno chiusi negozi, strutture per il tempo libero e verrà introdotto un coprifuoco dalle 22 alle 5. A partire da 150 nuovi contagi dovranno chiudere anche i piccoli esercizi, mentre da 165 in su toccherà a anche scuole e asili nido. La regola vale quando i valori critici dell’incidenza vengono registrati per tre giorni di seguito. Il «freno di emergenza» rimarrà in vigore fino al 30 giugno.
La misura va al cuore di quella che viene considerata una delle ragioni principali del fallimento della strategia anti-Covid, che non riesce ad abbassare la curva dei contagi: l’ordine sparso con cui i Länder hanno affrontato la pandemia, accettando solo a parole il coordinamento invocato dalla cancelliera Merkel, costretta a criticare pubblicamente l’atteggiamento di certi premier, compreso il candidato alla cancelleria e presidente del suo partito, Armin Laschet. In teoria il Paese è in lockdown dal 12 dicembre scorso, ma in realtà ogni Stato federale fa da sé, con misure molto restrittive in alcuni, come Baviera, Turingia e Schleswig-Hollstein e regimi piuttosto laschi in altri, come Nord Reno-Vestfalia, Sassonia e Saarland.
Il caos ha regnato sovrano. A Berlino e in altri Land le scuole sono state aperte, chiuse e poi riaperte (ma a turni) di nuovo. L’obbligo delle mascherine per strada non vale in tutti i Land. Si è smesso di testare a tappeto durante l’inverno, prima di decidere di introdurre i test rapidi a tutti i livelli, il che ovviamente ha portato a scoprire un maggior numero di contagi. Il massimo dell’inconcludenza è stato raggiunto prima di Pasqua, quando è stato annunciato un lockdown durissimo di cinque giorni, salvo poi capire che non sarebbe stato possibile applicarlo e revocarlo, con tanto di oneste scuse della cancelliera al Paese in diretta televisiva.
Prima di essere previsto dal freno di emergenza, il coprifuoco non è mai stato introdotto, nonostante virologi ed esperti avessero detto che sarebbe stato molto efficace nel limitare i contatti. Rimane comunque ancora la misura più controversa prevista dal «freno d’emergenza», contestata sia dall’opposizione che da esponenti della maggioranza di governo, in nome del diritto alla libertà personale. Una delle ragioni dell’alta incidenza è anche che da dicembre la maggior parte dei nuovi contagi siano da ascrivere alla cosiddetta variante inglese, «un virus più letale, più contagioso e più resistente», nelle parole della cancelliera. Ma a fronte di questo, c’è stato il collasso dei Gesundheitsamt, gli uffici sanitari che nella prima ondata erano stati la prima è più efficace barriera contro la pandemia. Da tempo infatti non riescono più a tracciare e seguire in modo efficace la catena dei contagi, anche a causa di una scarsa digitalizzazione: un esempio per tutti, la trasmissione dei dati quotidiani della pandemia al Robert Koch Institut avviene ancora per fax.
Paolo Valentino
Corriere della Sera
24 Aprile 2021