Robert Hoogland, un padre di una minorenne canadese che si oppone alle terapie di transizione sessuale a cui è sottoposta la figlia (per apparire maschio), dopo due anni di battaglie, è stato condannato a 6 mesi di prigione e 30.000 dollari di ammenda. La sua colpa? Amare sua figlia, riferirsi a lei come una femmina e non tacere davanti agli esperimenti chimici a cui è sottoposta. Un padre condannato perché vuole esser padre fino in fondo.
Si è partiti con una legge per l’antidiscriminazione e contro l’omofobia, si è arrivati all’arresto di un genitore. La legge Zan porterà agli stessi risultati? Prendiamo atto che in molti Stati dal progetto di lottare contro la discriminazione si è discesi alle condanne dei confronti di genitori, scuole, associazioni e forti limitazioni delle attività delle Chiese. Negli ultimi decenni, il Canada ha attraversato alcuni importanti cambiamenti legali a sostegno dei diritti LGBT (ad esempio l’antidiscriminazione, l’anti-molestie, il matrimonio gay, l’omoparentalità, le donazioni di sangue, i diritti dei transgender e la messa al bando delle terapie di conversione). Il Codice penale canadese vieta esplicitamente di commettere propaganda d’odio contro sezioni del pubblico distinte per orientamento sessuale, identità di genere e prevede pene severe anche contro la diffamazione (calunnie “che possono danneggiare la reputazione di qualsiasi persona esponendola all’odio, al disprezzo o al ridicolo, o che hanno lo scopo di insultare la persona”) sia direttamente, sia per insinuazione o in modo ironico, con parole o in altro modo. L’ articolo 2 della Carta canadese di Diritti e delle Libertà e diverse Sentenze della Corte Suprema Federale hanno più volte definito i limiti delle libertà dei cittadini (libertà di espressione, associazione, manifestazione), inclusa la libertà religiosa, quando essa interferisca con i diritti fondamentali di altri cittadini. Aperta la porta alla ideologia del gender, siamo giunti al carcere per un padre.
Lo scorso marzo, Robert Hoogland era già stato arrestato su ordine della Corte Suprema della Columbia Britannica a Vancouver (Canada) per essersi espresso contro le iniezioni di testosterone ordinate dal tribunale per sua figlia adolescente. A Hoogland era stata negata la cauzione e il giudice Michael Tammen aveva ordinato di imprigionare Hoogland fino al processo del 12 aprile 2021, poi in quella stessa data era stato liberato con l’ordine di non esprimersi né privatamente né pubblicamente riguardo alla vicenda e alla stessa figlia, se non riferendosi come ad un maschio, come abbiamo riportato.
Nei giorni scorsi la Sentenza definitiva, il 17 Aprile Robert Hoogland è stato condannato a 6 mesi di reclusione e una ammenda di 30.000 dollari. Siamo di fronte al primo caso di ‘prigioniero di coscienza’. La drammatica vicenda iniziava nel febbraio 2019, la Corte Suprema della Columbia Britannica aveva ordinato che la figlia di Hoogland iniziasse a ricevere iniezioni di testosterone all’età di 14 anni, indipendentemente dal consenso dei genitori. La Corte aveva inoltre dichiarato che se uno dei genitori della ragazza si fosse riferito a lei “come una ragazza o con pronomi femminili”, quel genitore sarebbe stato considerato colpevole di violenza familiare. Già lo stesso giorno il padre della ragazza Robert Hoogland aveva dichiarato che si rifiutava di obbedire alla richiesta semplicemente “perché”, ha protestato, sua figlia “è una ragazza. Il suo DNA non cambierà attraverso tutti questi esperimenti che stanno compiendo”. Perciò l’uomo non aveva taciuto.
Così, nell’aprile del 2019, Rob è stato ritenuto colpevole di violenza familiare e minacciato di arresto imminente se avesse osato riferirsi ancora a sua figlia come una ragazza, sia in pubblico sia in privato. Hoogland aveva mantenuto il silenzio per il resto del 2019, sperando che se avesse collaborato con i tribunali avrebbe potuto liberare sua figlia dalle terapie con testosterone nel processo di appello. Nel gennaio 2020, il suo appello è stato respinto e dunque questo padre disperato ha iniziato a concedere interviste in cui criticava i medici coinvolti nella prescrizione di ormoni maschili a sua figlia, chiarendo che “se tra 5 o 10 anni mia figlia mi chiedesse ‘perché nessuno di voi ha fatto nulla per fermare tutto?’, le dirò che ho fatto tutto quello che potevo e, anche quando non c’era altro da fare, che ho continuato per gli altri genitori”.
Purtroppo, però, tutte le interviste sono state cancellate dai siti internet e da YouTube per espressa volontà della autorità giudiziaria del Canada. La Vancouver ‘Cybercrime Unit’ aveva compilato un lungo rapporto di polizia che documentava che Robert Hoogland si era riferito lungo il 2020 a sua figlia “come sua figlia’” e notando che ha “[usato] pronomi femminili numerose volte”. Il rapporto sottolineava anche le numerose interviste in cui Hoogland aveva criticato per nome i medici che stavano somministrando il testosterone a sua figlia.
Il Giudice Tammen che segue il caso alla Corte Suprema, venerdì 18 Marzo, ha ritenuto che Robert Hoogland avesse infranto deliberatamente i divieti di anonimato sui nomi dei medici e violato gli ordini del tribunale di non riferirsi alla figlia con termini femminili e perciò andasse arrestato e severamente punito in attesa della Sentenza definitiva nei suoi confronti. Poi, come detto, la liberazione di Robert Hoogland lo scorso 12 Aprile e dopo soli cinque giorni la Sentenza definitiva: sei mesi di prigione e 30.000 dollari di multa per aver violato gli ordini del Tribunale.
Nella decisione la Corte tenta di convincere il pubblico a considerare la bambina una vittima dei tentativi del padre di proteggerla. Siamo di fronte ad una inversione della realtà. Non solo il padre Robert sta comportandosi come un vero padre che ama e ha cura di sua figlia, ma la bambina è una sua vittima mentre medici e dei tribunali vorrebbero salvaguardare la sua salute.
Il recentissimo scandalo scoppiato nel Regno Unito, grazie al coraggio della ragazza Keira Bell e della sua famiglia, che abbiamo descritto lo scorso febbraio, e che nella recente intervista dichiara di esser stata “trattata come una cavia da esperimento”, non ha insegnato nulla. La Sentenza di condanna contro Robert Hoogland, punito per esser padre e opporsi alle sperimentazioni sul corpo della propria figlia, apre l’ennesima orribile pagina di questa tragica e totalitaria follia della ideologia LGBTQI. Censurata la realtà, la biologia e la differenza sessuale, ora si puniscono i genitori che vogliono proteggere i propri figli, in un turbine di violenza senza fine, facendoli passare per orchi.
La drammatica vicenda di Hoogland dovrebbe ricordare alla politica italiana l’importanza del ‘principio di precauzione’: non approvare il Ddl Zan per evitare che a finire nelle patrie galere la prossima volta non sia Mario Rossi.
Luca Volontè
20 aprile 2021