Sul fronte della pandemia siamo ormai giunti ad un punto in cui la presa d’atto della inutilità di forme rigide di lockdown, in Italia e all’estero, è sempre più diffusa, è diventata ormai mainstream come dimostra un recentissimo studio di cui ha parlato il board editoriale del Wall Street Journal. Si sta comprendendo come il rinchiudere la gente in casa ed obbligare determinate attività economiche ad abbassare la saracinesca, non serva a contenere contagi e decessi. Al contrario, il più delle volte il contagio avviene fra le mura domestiche, e costringere le persone a tapparsi nelle loro abitazioni peggiora il quadro sanitario, oltre a devastare l’economia.
Le prime aperture sancite dal governo Draghi non stanno infatti provocando quel cataclisma previsto dai menagrami in servizio permanente effettivo, ossia i vari Massimo Galli e Andrea Crisanti. I “chiusuristi” di casa nostra, per cercare di reggere i confronti televisivi, citano l’Europa. Nel Vecchio Continente, secondo loro, sarebbero state adottate misure simili o addirittura più severe di quelle italiane, quindi il nostro Paese non può fare altro che adattarsi al buonsenso, assai teorico, dei propri partner europei. Intanto, visto che il solo lockdown, non accompagnato da una efficiente campagna vaccinale e dalla promozione delle cure domiciliari, fa più danni dello stesso virus, se noi dobbiamo fare come gli altri, oppure gli altri fanno come noi, significa soltanto che sbagliamo tutti insieme appassionatamente, sia noi che gli altri. E sarebbe bene che qualcuno, nella cara e vecchia Europa, iniziasse a modificare la propria rotta.
A dire il vero, con buona pace dei vari Galli e Pregliasco, nel Continente si è già accesa qualche luce e in alcuni luoghi si sta tornando alla ragione. Nei Paesi Bassi, in Spagna ed altrove, stanno venendo meno tutte le più severe restrizioni anti-Covid. Proprio nella penisola iberica, specificatamente nella Comunità di Madrid, ha trionfato alle elezioni amministrative Isabel Diaz Ayuso, del Partito Popolare. Questa giovane e promettente figura politica incarna ciò che servirebbe oggi non solo alla Spagna, bensì a tutta l’Europa, Italia inclusa. Ovvero, l’approccio liberale nella gestione della pandemia, che si concretizza prevedendo senz’altro alcune sensate precauzioni, quindi non “nega” un bel nulla, ma evita di annichilire la libertà e la dignità dell’individuo, e di lasciare cadere nel baratro l’economia.
Ci deve essere, c’è una via di mezzo fra il complottismo no-vax, o quei Paesi africani che lasciano persino scadere i vaccini, e il terrorismo sanitario alla Roberto Speranza. È la via della convivenza con il virus, che oggi, a differenza dell’estate scorsa, potrebbe risultare più semplice se solo diventassimo un po’ più rapidi con le vaccinazioni, imparando magari da britannici ed israeliani. Persino i nostri tele-virologi hanno ipotizzato in più di una occasione la convivenza con il Covid, salvo poi, questo lo sappiamo, pontificare su tutto e il contrario di tutto, contraddicendosi con una certa costanza. Bisogna tornare a vivere all’insegna della libertà, della responsabilità individuale e del buonsenso.
Come è successo con l’Aids, anche di fronte al Covid-19 la maggioranza della popolazione è ormai consapevole sia dei rischi che delle misure precauzionali da adottare individualmente. Chi ha in casa un soggetto anziano o vulnerabile sa come comportarsi. Qualche menefreghista c’è e ci sarà sempre, ma non può essere punita un’intera nazione. Le strade hanno inevitabilmente delle regole, che vengono tuttavia disattese da una parte di automobilisti, ma non ci verrebbe mai in mente di negare l’auto a tutti a causa di pochi scriteriati.
Quindi non vorremmo più ascoltare la seguente affermazione: “Apriamo, ma non è un liberi tutti”. Solo qualche giorno fa, questa frase è stata rilanciata da Luigi Di Maio. Che un personaggio contraddistinto da molte lacune come Di Maio, possa permettersi di insegnarci a vivere, è già un fatto assai disarmante, ma la questione vera è che non possiamo più accettare il paternalismo di Stato, e non importa se esso provenga dal ministro degli esteri o da altre più autorevoli figure istituzionali. Chi insiste su una linea di rigore fasullo e pretende di rieducare i cittadini, oltre a non sconfiggere la pandemia, fomenta semmai l’indisciplina e spinge anche i più mansueti ad infrangere poco alla volta tutte quelle imposizioni più assurde, dettate più dalla ideologia che dalla scienza.
Mario Draghi non ha del tutto torto quando sostiene la gradualità nelle aperture, ma anche l’impegno a non tornare più indietro, a non richiudere mai più. Ci auguriamo però di non vedere più brandita la seguente minaccia: “Se non vi comportate bene, si richiude e sarà solo colpa vostra, cari italiani”. Anche perché, al di là della vulgata pandemicamente corretta, tutte le ondate di Covid che hanno rimesso l’Italia in ginocchio negli ultimi mesi si sono verificate più per l’ignavia dei vertici della nazione che per l’irresponsabilità degli italiani.
13 Mag 2021
Lockdown inefficace, ora basta paternalismo di Stato: la via liberale della responsabilità