La visione dell’epidemia da Covid 19 è in fondo una antropologica. Le misure sociali e sanitarie sono adottate alla luce di una concezione di uomo. Non si creda che il contagio in atto da un anno sia irrilevante dal punto di vista antropologico: non si tratta solo di virus, ormai lo abbiamo capito da tempo. Quale visione di uomo sta alla base della narrazione prevalente e quale uomo si vuole far emergere dalle rovine delle politiche anti-Covid da parte di chi ha in mano le leve del potere? Leggi
IL SUSSIDIARIO – “Il distanziamento non ha basi scientifiche”/ Studio MIT: “Ecco cosa conta davvero”
Il distanziamento sociale non ha basi scientifiche, sostiene uno studio del MIT. La variabile da tenere presente per il rischio contagio sarebbe un’altra. La distanza non aiuta più di tanto e dà anche un falso senso di sicurezza: si è al sicuro a 2 metri come lo si è a 18 se si è in casa. Tutti in quello spazio corrono più o meno lo stesso rischio, in realtà“. Leggi
Non solo Covid e altre patologie trascurate a causa del virus. I servizi psichiatrici, considerati da sempre in Italia un “settore cenerentola”, quello a cui il Servizio sanitario nazionale destina la minor percentuale di soldi di tutti gli altri, sono sotto fortissimo stress. Questo perché, come abbiamo già detto altre volte, i disturbi mentali causati dal coronavirus sono aumentati rispetto a prima della pandemia in modo vistoso.
“Abbiamo affrontato un fenomeno complesso come il Covid-19, articolato su più livelli della vita sociale e privata delle persone, solo in termini di salute. Così facendo, il discorso sanitario è diventato l’unico modo per risolvere questo problema. Abbiamo considerato i virologi – che come sempre accade nella scienza non hanno nessuna verità oggettiva e procedono per tentativi ed errori – come fossero i custodi di una verità a cui affidare la riorganizzazione intera sia dello spazio pubblico che privato. Se questo era comprensibile quando la pandemia è iniziata, è stato un errore grave continuare a farlo per gestire l’emergenza nel corso dell’anno seguente”. Così Simone Regazzoni, filosofo, allievo di Jacques Derrida, amante (e praticante) degli sport di contatto. Leggi