Oltre 3 italiani su 4, infatti, si dicono convinti che la pandemia durerà ancora a lungo. Più di metà: almeno un anno. Il 23%: molti anni ancora. Fino ad oggi, circa il 40% degli italiani afferma di essersi vaccinato, senza distinzione di vaccino e di dose (dati coerenti con le informazioni fornite dall’ISS). E il 48% attende la possibilità di farlo. Si tratta di una crescita rilevante rispetto a due mesi fa, quando meno del 10% dichiarava di essersi già vaccinato. L’unico vero elemento di continuità, nel corso dei mesi, è costituito da coloro che non intendono vaccinarsi. Associati a quanti (intorno al 20%) non approvano, comunque, l’obbligo vaccinale per tutti.
Ormai l’estate è vicina e cresce l’attesa. Del “cambio di stagione”. In ogni senso. Perché dopo un anno difficile c’è voglia di “cambiare”. Tirare il fiato. Riposare. Se possibile: fuggire. In luoghi gradevoli, se possibile, lontani. Ma l’attesa dell’estate è rafforzata dalla speranza che l’emergenza virale si ri-dimensioni. Insieme all’assedio del Covid. Com’è avvenuto un anno fa. Quando, però, alla fine dell’estate tutto il contagio è ripartito come prima. Più di prima. Alimentato, probabilmente, dalla tregua estiva. Dalla sospensione delle cautele e dei vincoli che ci avevano co-stretti per molti mesi.
Le nostre attese, allora, erano e si sono confermate eccessive, azzardate. E oggi facciamo, nuovamente, i conti con una situazione difficile. L’orizzonte ci appare scuro. Senza una prospettiva precisa. Oltre 3 italiani su 4, infatti, si dicono convinti che la pandemia durerà ancora a lungo. Più di metà: almeno un anno. Il 23%: molti anni ancora.
Sono le indicazioni fornite da un recente sondaggio di Demos per Repubblica. Tuttavia, la preoccupazione, o meglio: la paura, per quanto ancora estesa, appare meno diffusa rispetto a qualche mese fa. Perché l’andamento dei contagi appare in calo, ormai da tempo. Mentre le vaccinazioni, pur con diversi problemi e polemiche, hanno preso avvio. Con progressione rapida e continua.
Fino ad oggi, circa il 40% degli italiani afferma di essersi vaccinato, senza distinzione di vaccino e di dose (dati coerenti con le informazioni fornite dall’ISS). E il 48% attende la possibilità di farlo. Si tratta di una crescita rilevante rispetto a due mesi fa, quando meno del 10% dichiarava di essersi già vaccinato. L’unico vero elemento di continuità, nel corso dei mesi, è costituito da coloro che non intendono vaccinarsi. Associati a quanti (intorno al 20%) non approvano, comunque, l’obbligo vaccinale per tutti.
Insomma, i No-vax. Che associano “l’opposizione all’obbligo vaccinale” alla “resistenza personale”. Infatti, tra coloro che rifiutano il vaccino come “regola” l’indisponibilità a vaccinarsi sale al 40%: 4 volte rispetto alla media generale. Comprensibilmente, in quanto la scelta non dipende tanto dalla disponibilità del vaccino, ma da valutazioni e scelte personali, che riflettono dubbi legittimi, relativi alla sicurezza dei vaccini stessi.
Il sondaggio di Demos, però, suggerisce anche altre ragioni. Emerge, infatti, come i No-vax siano caratterizzati, in misura significativa, da convinzioni politiche specifiche. Coloro che non intendono vaccinarsi per scelta personale raggiungono, infatti, il livello più elevato fra gli elettori della Lega (22%) e dei Fd’I (16%). Un orientamento simile si osserva fra coloro che sono contrari al vaccino per principio.
All’opposto, un maggior grado di resistenza al vaccino come “terapia preventiva” e come comportamento “regolato per legge” viene espresso dagli elettori del PD. Mentre la base del M5S mostra un atteggiamento più incerto. Sicuramente reticente, di fronte all’obbligo vaccinale, rispetto agli elettori di Lega e Fd’I. Anche se più aperto, in confronto a quelli del PD e di FI.
Si tratta di ulteriori tessere che contribuiscono a comporre il mosaico della “democrazia virale”, segnata dall’incertezza e dalla paura. Sentimenti che allargano la disponibilità a sospendere alcune regole della democrazia di fronte all’emergenza. E favoriscono l’affermazione della figura del Capo, come soluzione al disincanto verso le istituzioni. Così si è rafforzata l’immagine del Capo dello Stato e del Governo. E dei Governatori di Regione. Mentre è cresciuta la sfiducia verso i partiti. Con la conseguenza che il sistema politico si è frammentato, non dispone più di riferimenti precisi, di alternative chiare.
Così, negli ultimi 10 anni abbiamo assistito all’ascesa di soggetti politici “personalizzati”, che, in seguito, si sono ridimensionati. Insieme al Capo. Pensiamo al M5S di Grillo, al PDR: il Partito (democratico) Di Renzi. Oggi riprodotto – e ridotto – in IV. Mentre l’unica forza politica in ascesa è costituita dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Tutti questi partiti oggi si addensano a pochi punti di distanza l’uno dall’altro. Perché mancano soggetti e progetti in grado di attrarre e polarizzare i consensi, in modo duraturo. Come ha fatto la Lega di Matteo Salvini, nell’ultimo decennio. Quando si è affermata interpretando “la paura dell’altro”. Riferita alla minaccia che arriva da fuori. Oltre i nostri confini.
Ma oggi il “male oscuro” giunge da troppo lontano per indicarci il nemico. Perché il Covid non proviene dalle sponde del Mediterraneo. Semmai, dalla Cina, “che non è vicina”. Al contrario, è troppo lontana – e importante, per noi, economicamente – per imporle il volto del nemico. Mentre lo Straniero che ci minaccia, oggi, si muove fra noi. È nell’aria che respiriamo. Noi stessi ne siamo veicoli e ri-produttori.
È il Virus della Paura che si diffonde nella società. Insomma, il nemico è vicino. Il vaccino ci aiuta a combatterlo. Ma, per questo, dobbiamo superare le distanze politiche e ideologiche. Assai più larghe di quelle geografiche.
Ilvo Diamanti
La Repubblica
31 Maggio 2021