Il green pass è la prova che un individuo, avendo ricevuto almeno una dose di vaccino, ha molte meno probabilità di contagiarsi e trasmettere il virus rispetto a chi il vaccino non l’ha fatto. Lo Stato tutela la libertà di non vaccinarsi; non quella di mettere in pericolo gli altri.
«Il pendolo di Foucault» non è forse il romanzo più riuscito di Umberto Eco; ma l’autore gli era particolarmente legato, perché sviluppava una delle sue intuizioni. Gli uomini amano pensare che la loro vicenda non sia legata al Caso, bensì a un Piano. Ovviamente il Piano non esiste; ma gli uomini vi credono al punto da uniformare al Piano le proprie azioni e le proprie opinioni. Tale attitudine è sempre esistita, ma ha trovato ora un formidabile moltiplicatore: la Rete. Non a caso, il movimento che si oppone ai vaccini e al green pass è molto più forte sui social che nelle piazze.
Molti tra noi sono convinti che esista una fascia della rappresentazione — in cui si muovono la politica, i media, gli intellettuali — e una fascia della realtà, dove si dicono le cose come stanno. Ovviamente è uno schema falso; ma alcuni politici e intellettuali hanno verificato quanta simpatia e quanto credito possa venir loro, se vi aderiscono.
Ovviamente, la libertà di pensiero e di parola è sacra, e va sempre rispettata. Ma più si è seri e autorevoli, più si dovrebbe esercitare questa libertà con rigore; a maggior ragione in una fase cruciale come questa.
I Piani non sono riusciti neppure a dittatori, da Mao a Stalin, disposti a far morire milioni di persone pur di realizzarli; anche se questo non ha impedito loro di godere di credito e prestigio presso molti intellettuali dell’Occidente. L’idea che oggi esista un Piano ordito da Merkel, Draghi e Biden per imporre un controllo sui corpi, ovviamente in combutta con Big Pharma, è in sé abbastanza ridicola. Questo non esclude che molti vi credano. Il che non sarebbe drammatico, se non ne discendessero conseguenze serie.
In questi diciotto mesi di pandemia gli scienziati si sono più volte contraddetti, ma sono d’accordo su un punto, ampiamente suffragato da ogni statistica, in ogni Paese: il virus è incomparabilmente più pericoloso del vaccino. Il green pass non è l’universo concentrazionario studiato da Michel Foucault, non è il gulag denunciato da Aleksandr Solgenicyn, e non è ovviamente l’anticamera del nazismo, come qualcuno si è avventurato a sostenere; è la prova che un individuo, avendo ricevuto almeno una dose di vaccino, ha molte meno probabilità di contagiarsi e trasmettere il virus rispetto a chi il vaccino non l’ha fatto. Lo Stato tutela la libertà di non vaccinarsi; non quella di mettere in pericolo gli altri.
Massimo Cacciari e Giorgio Agamben si sono guardati dall’unirsi alla schiera dei negazionisti e dei sostenitori di similitudini storiche avventate. Tuttavia resta grave che due intellettuali importanti si prestino a essere strumentalizzati da chi rifiuta di svolgere il proprio dovere civico, di prendere atto che in una pandemia ognuno è responsabile della salvezza dell’altro.
Il vaccino non è di destra né di sinistra. Massimo Gramellini ha ricordato che i vaccini sono stati pensati, finanziati e realizzati nell’America di Donald Trump e nella Gran Bretagna di Boris Johnson, capi di una destra diversa da quella tradizionale, con venature più o meno accentuate di populismo e nazionalismo. Che i leader della destra nostrana siano così tiepidi verso i vaccini dovrebbe stupire. Così come la presenza a sinistra di un pensiero che si vorrebbe antisistema, ma finisce per tradursi in forme antisociali, come appunto il rifiuto delle vaccinazioni e degli attestati che le confermano. Il green pass non è la lettera scarlatta, non è il numero della Bestia; è semplicemente il lasciapassare per interagire con gli altri, senza esporsi a pericoli e senza crearne. Poi ovviamente le garanzie non esistono, nessuno è al sicuro al cento per cento. Ma meglio dei vaccini finora non si è trovato nulla; e questa non è una teoria, è la realtà.
Siamo tutti d’accordo: è durissima accettare che la vicenda umana sia in balìa del Caso, manifestatosi da ultimo con un virus che ha sconvolto i progetti, l’economia, le opportunità. Ma l’alternativa al Caso non è il Piano segreto dei potenti che governano il mondo. È la fiducia nella scienza, nel lavoro, nel progresso, nell’aiuto reciproco; che in questa circostanza hanno preso la forma prosaica di un’iniezione e di un certificato.
Aldo Cazzullo
Corriere della Sera
29 Luglio 2021