A poco più di un anno dall’inizio di una pandemia che ha brutalmente smascherato gravi inefficienze e clamorosi ritardi nella sanità pubblica e privata del nostro paese, una parte del Parlamento avrebbe quindi deciso di riaprire a breve il dibattito sul fine vita. La scelta non può lasciare indifferenti, il momento che stiamo vivendo non è simile ad altri nel passato e la morte, spesso negata e poco visibile fino a quando non ci tocca personalmente, è ricomparsa all’improvviso dal backstage occupando tragicamente la scena del nostro quotidiano. La ripresa quindi di un dibattito parlamentare di questo tipo in tempo di emergenza sanitaria porta con sé una serie di domande.
Il Pd e il M5s spingono il Parlamento verso un pericoloso piano inclinato. Testo pronto. Fermarsi si può.
In Canada l’eutanasia serve a “curare” la solitudine Nel 2020 7.595 persone si sono fatte uccidere con l’iniezione letale. Uno su cinque non aveva problemi con il dolore derivante dalla malattia, ma con «solitudine e isolamento». Leggi
Viene praticata ormai da anni, soprattutto in Belgio, Paesi Bassi e Canada. Potremmo definirla l’eutanasia del buon samaritano. Si tratta di questo: il paziente chiede un trattamento eutanasico e poi fa sapere che donerà i propri organi.
Accogliendo il ricorso dei legali di un tetraplegico 43enne, assistito dai radicali pro–eutanasia, i giudici hanno disposto la verifica dei requisiti dettati dalla Consulta. Forzandone la sentenza.