L’industria dell’aborto vuole che non debba esserci spazio per la vergogna. I «bambini non nati e uccisi nel ventre materno» – scriveva Giuliano Ferrara lo scorso 17 settembre – vengono innalzati «come trofei di una cultura sociale che si nasconde dietro il dramma delle donne con untuosità insopportabile». Eppure le donne che hanno abortito, inclusa Thurman, ammettono di provare vergogna, anche quando nessun altro sa del loro gesto. «C’è così tanto dolore in questa storia», ha messo nero su bianco l’attrice.
Dopo aver visto i colleghi finire alla sbarra nel processo Tine Nys, i dottori belgi sono riluttanti a dare la morte assistita. E in Canada gli psichiatri si ribellano a fornire l’eutanasia ai loro pazienti.