Mi scrive Giuseppe. Ho letto occasionalmente una notizia che mi ha lasciato molto perplesso. L’ UNICEF, fondata nel 1946 per soccorrere i bambini vittime della guerra, oggi finanzia la diffusione di aborti e di contraccettivi. Eppure, raccolte per questa ed altre agenzie umanitarie, si svolgono anche nelle parrocchie. Vorrei conoscere la veridicità della notizia, e come posso soccorrere i bambini poveri ed ammalati dell’Africa, senza donare soldi per atti che non condivido.
L’United Nation Children’s Fund (UNICEF), come ricordato, fu fondata nel 1946 per soccorrere ed assistere i bambini vittime delle guerre, e per due decenni, svolse una meritevole opera caritativa per i piccoli dei Paesi del Terzo Mondo. Curò l’infanzia, ne ridusse la mortalità, migliorò la qualità di vita, garantì l’ educazione scolastica di base. Purtroppo nel 1966, il Direttore Generale H. R. Labouisse, tradì la mission dell’Agenzia proponendo il programma: «Il possibile ruolo dell’UNICEF nei progetti di pianificazione familiare», e da allora, la sua deriva abortista, ben nascosta, si incrementò, arrivando ad un violento scontro nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2002, dedicata all’infanzia. In quel simposio, gli Stati Uniti e la Santa Sede, sospesero il loro contributo economico all’UNICEF, che dichiarò pubblicamente l’impiego di una parte dei fondi per l’accesso all’aborto e per la diffusione delle pratiche contraccettive tra i giovani dei Paesi sottosviluppati. Ma già il 17 aprile 1990, monsignor R. Martino, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, aveva denunciato: «La Santa Sede guarda con grande allarme le ripetute proposte fatte da Agenzie delle Nazioni Unite, fondate per salvaguardare la salute e la vita dei bambini, che invece sono coinvolte in progetti di distruzione della vita umana, al punto che l’UNICEF è diventata una sostenitrice dell’aborto in Paesi dove le legislazioni vietano l’interruzione della gravidanza. La Santa Sede, si oppone fermamente a queste proposte non unicamente da un punto di vista morale, ma anche perché questo implica un’inaccettabile deviazione dallo statuto di fondazione dell’UNICEF, un organismo nato in favore dei bambini».
Come ricordato da monsignor Martino, anche altre Agenzie Umanitarie delle Nazioni Unite e non solo, che dovrebbero vantare una solida reputazione etica e morale sono favorevoli all’aborto, e lo propagano avvalendosi dei contributi di tantissimi ignari benefattori, anche cattolici. Essendo un lungo elenco illustro unicamente un caso: l’Iniziativa per la Maternità Sicura. «Lanciata nel 1987 dalla Banca Mondiale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Fondo Onu per la Popolazione (UNFPA), ha visto la creazione di un Gruppo di Inter-Agenzie cui si sono uniti da subito l’UNICEF, il Programma Onu per lo Sviluppo (UNDP), l’IPPF (International Planned Parenthood Federation), multinazionale dell’aborto e il Population Council (fondato dai Rockefeller per diffondere il controllo delle nascite). Il nome rassicurante dato all’iniziativa (maternità sicura), nascondeva in realtà un modo subdolo per legittimare “l’aborto sicuro”.
Nel corso degli anni l’iniziativa si è rafforzata in progetti, finanziamenti e ruolo di indirizzo politico. Con gli “Obiettivi del Millennio” lanciati nel 2000 dall’Onu per combattere la povertà, l’ “Iniziativa per la Maternità Sicura” si è ulteriormente allargata, e oggi ha preso il nome di “Partnership for Maternal, Newborn & Child Healt” (Alleanza per la salute della madre, del neonato e del bambino), una sigla sotto cui troviamo circa 150 organizzazioni umanitarie e agenzie governative di tutto il mondo. Oltre alle già citate agenzie dell’Onu figurano – per citare solo le più conosciute – Save the Children, Family Care International, Fondazione Bill & Melinda Gates, Marie Stopes International, l’Università dell’Aga Khan. In un altro campo troviamo che l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (ACNUR) ha promosso un Gruppo di Inter-Agenzie (con UNFPA, Organizzazione Mondiale della Sanità, Croce Rossa Internazionale…) che si preoccupa di garantire ai profughi i servizi di salute riproduttiva che però includono anche l’ aborto chimico e chirurgico» (R. Cascioli, Il Timone, 66/2007). Pure l’Unione Europea, impiega ampie risorse, frutto delle nostre tasse, per fornire ai Paesi in via di sviluppo preservativi e kit abortivi.
Dinnanzi a questo deprimente panorama internazionale Giuseppe, e tanti altri, si chiedono: a quali organizzazioni devolvere contributi, frutti di rinunce e di sacrifici personali e famigliari, per aiutare realmente i bambini malati e poveri dei Paesi del Terzo Mondo?
Agli Enti di assistenza e di solidarietà gestiti dalla Chiesa cattolica che non tradiranno mai i loro donatori! La Chiesa cattolica con organismi diocesani e la preziosa collaborazione degli Ordini Religiosi maschili e femminili, gestisce centinaia di missioni in Africa, Asia, America Latina; luoghi di evangelizzazione, cura e promozione umana. Opera nel mondo con 110.000 enti socio-sanitari, due terzi dei quali nei Paesi in via di sviluppo: 17.000 dispensari, 800 lebbrosari, 65.000 centri di riabilitazione ed assistenza pediatrica, 6.000 ospedali, 13.000 luoghi di assistenza per anziani e malati cronici, oltre centinaia di parrocchie sostenute dalle diocesi europee e nord americane. Con questa osservazione, non escludo assolutamente, la serietà di svariate Onlus e Fondazioni che realizzano seri progetti di solidarietà.
Concludo con la mia esperienza. Da quasi trent’nni collaboro con l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, più conosciuto come Fatebenefratelli, che nel mondo gestisce 300 enti socio-sanitari.
Ho conosciuto la magnifica realtà di Tanguètà in Benin dove l’Ordine Ospedaliero amministra un ospedale con 180 posti letti per 70.000 abitanti. Garantisce annualmente oltre 5.000 ricoveri e 2.000 interventi chirurgici. Dispone di una rete di 13 dispensari e di un centro sanitario a Porgà. Le attività sono finanziate quasi totalmente da contributi volontari provenienti dall’Italia. In questo ospedale, due progetti a favore dei bambini, chiedono la nostra solidarietà.
– Progetto Nutrizione. A Tanguétà, la siccità perdura otto mesi all’anno, e molti bambini deperiscono organicamente, rischiando la morte per fame. Le mamme giungono all’ospedale unicamente quando i piccoli sono in fin di vita. La pediatria opera per salvarli; se non soffrono altre patologie, sono trasferiti al Centro Nutrizionale per ricostituirsi, e lì rimangono alcuni mesi con la mamma e i fratelli piccoli. Alle madri si insegna a preparare le pappe con la varietà dei prodotti della terra, e alle dimissioni si consegnano dei viveri.
– Progetto Poliomielitici. Sempre a Tanguétà, il chirurgo dottor Frà Fiorenzo Priuli «fa saltare gli zoppi come cervi» ridonando ai bambini poliomielitici la possibilità di camminare. Questi dimorano in ospedale sei mesi ma non posseggono risorse per pagare la degenza; per questo necessitano della fratellanza di tutti (cfr www.uta96.it).
San Paolo osservava che sperimentiamo più gioia nel donare che nel riceve (cfr At. 20,35); ha perfettamente ragione, ma ogni nostra donazione deve raggiungere precise finalità. Per questo è opportuno conoscere le organizzazioni cui offriamo i nostri sacrifici.
don Gian Maria Comolli