«Esiste una fascia residuale di cittadini, in particolare tra gli ultra 50enni, che può essere convinta, purtroppo non azzerata. È una popolazione molto eterogenea, composta da timorosi e incerti e anche da chi vive ancora le paure legate al vaccino AstraZeneca e in particolare ai rarissimi eventi trombotici. Credo che tanti non vaccinati possano essere riavvicinati offrendo i vaccini a mRna. Diversi medici di famiglia mi raccontano di aver notato una maggiore disponibilità nei loro pazienti».
«Il certificato verde è un contributo importante per il ritorno alla normale vita sociale e per potersi muovere con maggiore sicurezza ovunque, in particolare ristoranti, cinema e teatri. Uno strumento prezioso nella pubblica amministrazione e in azienda. Noi lo utilizziamo con successo già da venerdì sui circa 600 dipendenti di Aifa», esalta il valore del green pass Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco.
Sarà uno strumento di persuasione efficace anche sui no vax?
«Esiste una fascia residuale di cittadini, in particolare tra gli ultra 50enni, che può essere convinta, purtroppo non azzerata. È una popolazione molto eterogenea, composta da timorosi e incerti e anche da chi vive ancora le paure legate al vaccino AstraZeneca e in particolare ai rarissimi eventi trombotici. Credo che tanti non vaccinati possano essere riavvicinati offrendo i vaccini a mRna. Diversi medici di famiglia mi raccontano di aver notato una maggiore disponibilità nei loro pazienti».
Le mutazioni della Delta, di cui si segnalano già diversi sottotipi, ad esempio nel Regno Unito, devono preoccupare?
«Che possano insorgere varianti è previsto ma i vaccini basati sulla tecnologia dell’mRna possono essere modificati in pochi mesi per poter rispondere a nuove ondate».
In Gran Bretagna i contagi sono tornati a crescere, come anche le vittime. Dipende dal fatto che nel Regno Unito non viene usato il green pass?
«Il numero di nuovi casi è molto più elevato che in Italia, ma, in proporzione ai contagi, i morti sono pochi. Ciò significa che la protezione data dai vaccini rimane elevata, dato che là hanno iniziato la campagna di massa 3-4 mesi prima di noi. L’Italia grazie al grande lavoro organizzativo, alle misure di contenimento adottate e all’uso del certificato verde è ora in una situazione migliore rispetto a molti Paesi europei. La circolazione del virus è bassa e il controllo della curva epidemica molto buono».
La terza dose è un salvavita?
«I vaccini hanno salvato molte vite e la terza dose è importantissima per gli immunodepressi, gli ultraottantenni e i fragili ed è importante anche tra i 60 e gli 80 anni. Se riuscissimo a mettere in sicurezza rapidamente almeno le prime tre categorie tra ottobre e novembre avremo preservato i più a rischio per il prossimo inverno».
Dare il green pass anche ai vaccinati con Sputnik e Sinovac, è d’accordo?
«Sì. Il progressivo controllo dell’epidemia e la ripresa degli spostamenti suggeriscono di andare verso la reciprocità vaccinale. Troviamo tutte le soluzioni possibili per garantire il diritto inalienabile alla libera circolazione delle persone, è un diritto importante. Studenti, familiari e lavoratori devono potersi muovere anche se immunizzati con composti diversi da quelli autorizzati nell’Unione europea. La protezione dei rapporti internazionali tra Paesi prevale su questioni strettamente regolatorie».
Oggi siamo tra l’80 e l’85 per cento della copertura vaccinale. Basta per attraversare autunno e inverno senza danni?
«Il livello è elevato e garantisce protezione a molti e bassissima circolazione del virus. Contiamo di aumentare la percentuale ancora un po’ per essere maggiormente al sicuro il prossimo inverno ma non bisogna abbassare la guardia e procediamo con le terze dosi».
La Corte dei Conti ha aperto un’indagine su Aifa che l’anno scorso avrebbe rifiutato l’offerta gratuita di anticorpi monoclonali per poi acquistarli quest’anno. Che cosa può dire?
«L’operato dell’Aifa è sempre stato caratterizzato da massima trasparenza, prudenza e coerenza, a tutela della salute pubblica. Non abbiamo mai ricevuto alcuna proposta di cessione gratuita, uso compassionevole né fornitura per studi clinici dell’anticorpo monoclonale Bamlanivimab da parte dell’azienda Eli Lilly che invece ha sempre spinto per un’approvazione e vendita del suo prodotto. La Corte dei Conti ha ricevuto la nostra relazione».
Però poi il monoclonale di Eli Lilly è stato acquistato dall’Italia.
«È stato impiegato solo per un brevissimo periodo, tra marzo e aprile 2021, sulla base di una procedura di emergenza dopo la pubblicazione di nuovi dati a gennaio, ma è rimasto un sorvegliato speciale per la debole efficacia. L’autorizzazione della monoterapia è stata quindi revocata quando si è reso disponibile il suo utilizzo in combinazione con un altro monoclonale, più efficace».
M.D.B.
Corriere della Sera
18 Ottobre 2021