Per decenni, gli attivisti pro-life hanno cercato di mettere in guardia sul fatto che l’introduzione di aborto ed eutanasia avrebbe portato inevitabilmente all’infanticidio post-utero. Per decenni, gli attivisti pro-aborto hanno denigrato i pro-life come allarmisti ed estremisti che raccontavano bugie irragionevoli. E poi, quando il fatto è avvenuto, lo hanno difeso. Leggi
Per chi sventola l’eutanasia come unica e migliore soluzione in caso di patologie gravi, guaribili e non, la migliore risposta è rappresentata da esempi concreti e virtuosi come La “Casa dei risvegli Luca De Nigris” di Bologna.
Una preziosa testimonianza di vita, che vuole dimostrare come l’eutanasia non sia la soluzione né tantomeno l’unica strada percorribile, neanche di fronte alla scoperta di malattie gravi e a volte incurabili. Parliamo dell’esperienza personale del noto batterista Tullio De Piscopo, raccontata dal musicista stesso ad “Oggi è un altro giorno”, condotto da Serena Bortone e che Il Messaggero riporta in una confidenziale intervista.
Uno studio intitolato “Decisioni di fine vita nei neonati e negli infanti: uno studio di follow-back sulla mortalità a livello di popolazione” è stato di recente pubblicato sul British Medical Journal. Lo studio riguarda l’eutanasia infantile in Belgio, paese in cui è legale uccidere un bambino dagli zero anni in su. Gli studiosi affermano che il 10% dei bambini morti dal 2016 al 2017 in Belgio – fino all’età di un anno – ha ricevuto farmaci dai propri medici con “un’esplicita intenzione di accorciare la vita”.
La pandemia ha causato un forte incremento di casi di disturbi mentali da depressione e ansiosi: ci sarà una coda lunga con nuovi aumenti
Gli attivisti per il suicidio assistito, tanto in Italia quanto all’estero, dipingono un quadro roseo di una morte dolce e facile. Eppure, è davvero così? Scopriamolo insieme.