Tiene banco il caso di “Mario”, nome di fantasia di un paziente tetraplegico di 43 anni. Tanti i resoconti, ma nei media mainstream che esultano per il fatto “storico” – cioè perché una persona si potrà, forse, presto suicidare con l’aiuto dello Stato – mai si accenna al valore infinito che quella vita ha. E continua ad avere.