La richiesta di suicidio assistito, senso d’inutilità e illusioni Caro ‘Mario’, avrei voluto farti avere direttamente questa lettera, ma giustamente non è stato possibile. L’affido, allora, al direttore di ‘Avvenire’, chiedendogli la gentilezza di tenere riservate – per i tuoi stessi motivi – le mie generalità. Ti scrivo perché la notizia della tua scelta di chiedere un suicidio assistito mi ha tanto addolorato. Devi soffrire molto per giungere a una tale decisione.
Permettimi, però, di condividere con te, la mia speranza. Io ti capisco bene, eccome se capisco lo sconforto, le sofferenze, l’alternanza di sentimenti di inutilità di me stessa. Sono malata da 13 anni di Sla, una malattia che è stata chiamata ‘bastarda’, io la chiamo ‘ladra’ perché mi ha rubato tutto: l’indipendenza, la parola, il camminare, il poter abbracciare una persona cara o un amico. È una specie di prigionia. Ma una cosa non ha po- tuto rubarmi, ed è il mio animo, il mio cuore! Amico mio, non farteli rubare! Per me c’è stata la grande scoperta della fede, o meglio dell’amore di Dio per me. La mia vita ha un valore eterno, non legato quindi a ciò che sono ora. Ciò che ci è chiesto adesso, ora che siamo inutili agli occhi del mondo, è prenderci cura della nostra anima. Come? L’Eucarestia è la porta del cielo, è il nutrimento quotidiano che ci arricchisce di grazie, attraverso la preghiera che è il mezzo con cui lo Spirito Santo ci parla. E tu salvi non solo te stesso, ma i tuoi cari e il mondo che Dio ti ha affidato. Pensi, caro ‘Mario’ di porre fine alla tua condizione, ma non sai che con questo gesto vai incontro a sofferenze peggiori.
C’è chi grida che bisogna essere liberi di disporre della propria vita, soprattutto quando si è immobilizzati su una carrozzina o a un letto. Non è una questione morale o religiosa, ma dell’umano, che riguarda te. Gli stessi che gridano per la tua libertà, ti stanno condannando. Questo diritto estremo alla libertà, è solo un’illusione, mentre sono certa che io e te vogliamo arrivare alla verità. Tra poco festeggeremo il Natale, ma senza tenere presente che Gesù è risorto, non ha senso festeggiarlo. Gesù è nato per risorgere, passando però prima dalla croce. Siamo chiamati a risorgere e non a morire.
Questa è la verità! L’ultima parola sulla tua vita, sulla vita mia e di chiunque, è la vittoria di Cristo, lascialo vincere nelle tue sofferenze, fidati di Lui! Amico mio, la vita è bella! Dio ti ha inseguito tutta la vita e ora ti vuole tutto per sé. È un Padre innamorato, ma che rispetta fino all’ultimo la tua libertà, a costo di perderti. Io ci sono e pregherò ogni giorno per te e se tu avrai la carità di farlo anche per me, te ne sarò infinitamente grata, perché tu sei prezioso agli occhi di Dio. Ti abbraccio.
Mary
1 dicembre 2021
Avvenire