Tutti coloro che lottano in favore dell’eutanasia dicono sempre che si tratta di una pratica molto regolamentata e riservata solo ai malati terminali o a quelli che soffrono di gravi malattie croniche. Anche se fosse davvero limitata a questi casi l’eutanasia sarebbe comunque, secondo noi, inaccettabile, ma l’esperienza di tutti quei paesi che hanno legalizzato l’eutanasia anni fa dimostra chiaramente che queste limitazioni sono destinate a venire meno.
Tra i tanti casi che si potrebbero usare come esempio, è particolarmente significativo quello che è stato denunciato da Tom Mortier, un professore universitario di chimica in Belgio, la cui madre ha ricevuto un’iniezione letale dall’oncologo Wim Distelmans, uno dei più famosi sostenitori belgi dell’eutanasia.
Mortier ha testimoniato di essere rimasto scioccato quando l’ospedale lo ha chiamato per comunicargli che sua madre era stata soppressa perché aveva scelto l’eutanasia. Il fatto è che sua madre non aveva nessuna malattia incurabile o terminale, soffriva semplicemente di depressione, ma i medici hanno comunque deciso di procedere con l’eutanasia e senza avvisare nessuno, così come prevede la legge in Belgio.
Ci sono stati centinaia di casi simili in tutti i paesi che hanno legalizzato l’eutanasia e in alcuni di questi ora la legge stessa prevede che anche i depressi possono richiedere l’eutanasia, anche quando si tratta di persone giovani e sane dal punto di vista fisico. Purtroppo non ci sono dubbi sul fatto che tutto questo avverrebbe inevitabilmente anche in Italia se l’eutanasia e il suicidio assistito venissero legalizzati.
Chiunque voglia vivere in una società che si prende cura dei sofferenti (e che non li uccide per “risolvere” il problema) ha dunque il dovere di battersi affinché queste leggi mortifere non vengano approvate anche in Italia.
Filippo D’Amico
28.11.2021