TEMPI.IT – Messico, la carneficina dei preti che sfidano i narcos

By 14 Gennaio 2022Libertà Religiosa

Settantanove attacchi violenti contro la Chiesa. Quello governato da Amlo, tra record di produzione di droghe sintetiche e violenza, è diventato «il paese più pericoloso per esercitare il sacerdozio in America Latina»

Anche se la stampa di sinistra non ne scrive, il Messico sotto la presidenza di Andrés Manuel López Obrdor, Amlo come tutti lo chiamano usando l’acronimo, è un disastro, con record assoluti sia nella produzione di droghe sintetiche, il letale fentanyl che sta distruggendo una generazione negli Stati Uniti, sia per la violenza, che fa sì che oggi sia più opportuno che mai usare l’espressione “macelleria messicana” per descrivere la reale situazione nel paese del tequila.

Quasi una normale conseguenza, visto che molto sovente a queste latitudini sono proprio i preti a combattere la diffusione della droga tra i più giovani, che nel Messico contemporaneo fare il sacerdote sia diventato un “mestiere” molto pericoloso. Questo almeno quanto si evince dall’ultimo rapporto annuale del Centro cattolico multimediale, il CCM, sulla violenza e la Chiesa cattolica, concludendo che oggi il Messico è «il paese più pericoloso per esercitare il sacerdozio in America Latina».

79 attacchi violenti contro la Chiesa

Nella World Watch List 2021, redatta dall’organizzazione benefica cristiana Open Doors si legge che «i cristiani che parlano apertamente della speranza di Gesù di fronte al traffico di droga e alla violenza dilaganti sono spesso presi di mira dai cartelli narcos per rimuovere qualsiasi ostacolo al loro controllo del territorio», aggiungendo che «nelle comunità indigene, chiunque decida di abbandonare le credenze religiose o le pratiche sincretiche della comunità affronta spesso il rifiuto e la punizione».

Le cifre degli attacchi contro la Chiesa cattolica sono raggelanti: il rapporto enumera infatti ben 79 attacchi violenti perpetrati contro membri della Chiesa cattolica nel paese governato da Amlo, compresi gli attacchi a «un cardinale, 61 sacerdoti, un diacono, quattro religiosi, nove laici e un giornalista cattolico», insieme alla scomparsa di due sacerdoti. Si tratta di don Santiago Álvarez Figueroa della diocesi di Zamora, nello stato di Michoacán, e di don Carlo Órnelas Puga, della diocesi di Ciudad Victoria, nello stato di Tamaulipas, entrambi desaparecidos. Il rapporto indica anche che sono stati quattro i sacerdoti assassinati finora sotto l’attuale amministrazione del presidente López Obrador, tre dei quali nell’ultimo anno, il 2021, il più tremendo in termini di omicidi. «I crimini di estorsione, frode contro sacerdoti e religiosi, così come gli attacchi alle chiese cattoliche sono aumentati durante l’attuale amministrazione», spiega il CCM.

Tre esecuzioni in un anno

Dei tre sacerdoti assassinati nel 2021, il primo è stato il 63enne don Gumersindo González Cortés, trovato morto la notte del 27 marzo tra le comunità di Cerrito de Guadalupe e San Antón de Las Minas, a Dolores Hidalgo, nello stato di Guanajuato, a 320 chilometri dalla capitale Città del Messico. Il suo corpo mostrava segni di violenza, perforazioni causate da armi da fuoco e chiari segni di tortura, il che lascia presagire ad un’esecuzione in piena regola. Frate Juan Antonio Orozco Alvarado è invece caduto vittima di una gragnuola di colpi il 12 giugno 2021. Secondo le informazioni fornite dai suoi confratelli francescani, il religioso insieme ad altri laici che lo accompagnavano, si è venuto a trovare nel bel mezzo di un feroce scontro tra cartelli rivali. Stava andando a celebrare la messa nelle comunità povere di indios tepehuana di Pajaritos e di Mezquital, nello stato di Durango, nella parte centro-settentrionale del paese.

L’omicidio del francescano ha avuto luogo sull’autostrada al confine tra gli stati di Durango e Zacatecas. Il 43enne padre José Guadalupe Popoca è stato invece assassinato la mattina del 31 agosto all’interno della sua parrocchia di San Nicolás di Bari, nel comune di Galeana, stato di Morelos, ad un centinaio di chilometri dalla capitale del Messico. Come quasi sempre accade in Messico, le indagini sinora non hanno portato a nulla ma, ciò che sembra certo parlando con la gente del posto e leggendo la stampa locale, è che sono stati ammazzati perché si opponevano al potere dei narcos, che a queste latitudini è pressoché totale.

Paolo Manzo

09/01/2022

Messico, la carneficina dei preti che sfidano i narcos