Il cardinale Carlo Maria Martini, per oltre vent’anni arcivescovo di Milano, ha più volte evidenziato il ruolo fondamentale che la Parola di Dio deve rivestire per il cristiano ma anche per la comunità degli uomini. Scrisse: “Se vogliamo rinnovare la fede nelle nostre terre è necessario ritornare all’ascolto religioso, assiduo, consapevole e penetrante della parola di Dio” (Lettera pastorale: Attirerò tutti a me. L’Eucarestia al centro della comunità e della sua missione, Centro Ambrosiano, pg. 27). “Se il mondo occidentale non ritornerà alla lettura assidua e all’ascolto della parola di Dio attraverso la lectio divina non c’è speranza per il terzo millennio dell’era cristiana in Europa” (Lettera pastorale: Dio educa il suo popolo, Centro Ambrosiano, pg. 61). Parole chiarissime e preoccupanti che invitano a un assiduo ascolto della Parola di Dio.
La preoccupazione del Cardinale, o meglio la centralità della Parola di Dio, è rilevata dalla Lettera Apostolica di Papa Francesco del 30 settembre 2019: “Aperuit illis”, che con questo titolo si riverisce al versetto evangelico: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,45). Nel documento stabilisce che la “III Domenica del Tempo Ordinario” (quest’anno il 23 gennaio) sia riservata alla celebrazione, alla riflessione e alla divulgazione della Parola di Dio. E’ interessante notare che la Lettera fu pubblicata il giorno della memoria liturgica di San Girolamo che aveva ammonito: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.
Anche noi, in questa riflessione settimanale, esamineremo la tematica riferendoci anche alle letture che saranno proclamate nel corso della Messa di questa domenica.
La Parola di Dio e la comunità
La prima lettura, tratta dal Libro di Neemia, proclama: “In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge (…). I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: ‘Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!’. Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge” (Nee 8,2-4a.5-6.8-10).
Il fatto raccontato si è verificato poco dopo il ritorno degli ebrei dall’esilio in Babilonia in un contesto di desolazione: la città era danneggiata, il tempio abbattuto, le case dovevano essere ricostruite, il popolo sfiduciato, scoraggiato e demoralizzato. In quella situazione il sommo sacerdote Esdra si interroga: “Cosa posso ridare speranza a questa nazione prostrata?”. Ritenne che l’unica soluzione fosse la lettura della Parola di Dio. E, l’episodio termina notando che il popolo reagiva alla lettura commovendosi: la Parola di Dio aveva suscitato entusiasmo e gioia ma soprattutto l’esigenza del cambiamento e della conversione.
Il contesto societario attuale è molto somigliante a quell’epoca storica. Il virus pandemico che non vuole lasciarci, nuove varianti sono sempre in agguato, infonde insicurezza, ansia e timore come pure incrementa la povertà e le incertezze sul futuro. Anche i vaccini sono importanti ma come ricordato da papa Francesco “non sono strumenti magici di guarigione”, anche se “rappresentano certamente, in aggiunta alle cure che vanno sviluppate, la soluzione più ragionevole per la prevenzione della malattia” (10 gennaio 2022). Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non sappiamo quanto risolverà la crisi economica che attanaglia molte famiglie e imprese, inoltre la stanchezza psicologica si sta impossessando di tanti che ritengono quasi inutile impegnarsi poiché il loro scetticismo li ha convinti che le cose andranno sempre male. Nei giovani, inoltre, è diffuso un notevole smarrimento sugli autentici significati della vita e sul senso dell’esistenza stessa; per questo, i tentativi di suicidio, l’assunzione di sostanze psicotrope e la violenza aumentano. E, infine, come scordare l’ossessione, già presente prima della pandemia, che si è impadronita di molti riguardo i “nuovi diritti” spesso irragionevoli e irrazionali: dalla cannabis libera alla legalizzazione dell’eutanasia, scordandosi come ricorda padre Casalone nell’ultimo numero di Civiltà Cattolica: “ è paradossale che nel tempo della pandemia, quando l’impegno collettivo è tutto proteso a tutelare la salute dei cittadini, si discuta di rendere lecito l’aiuto a togliersi la vita”.
Ebbene, per recuperare quel patrimonio religioso e morale delle nostre tradizioni che è il fondamento del popolo italiano ma che abbiamo e continuiamo a dilapidare, oltre che per superare il “disamo morale ed etico” presente in molti e in vari ambienti, oltrepassando la smania di svilire l’insegnamento della storia, dobbiamo, come insegna Esdra, farci nuovamente guidare dalla Parola di Dio, l’unica fonte autorevole, credibile e perenne avendo costatato che la “parola degli uomini” non offre nulla. La Bibbia, invece, è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all’unità.
La Parola di Dio e il singolo
Nel Vangelo di questa domenica si legge che il Signore Gesù, un sabato, tornato da Cafarnao a Nazaret, entrò nella sinagoga, si fece portare il rottolo della Legge, lo aprì e lesse: “Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc. 4,18-19). E tutti i presenti ascoltavano con attenzione. I “poveri” citati dal Cristo sono coloro che avvertono la necessità di Dio, essendo scoraggiati dalle prove della vita e stanchi di basarsi unicamente sulle loro forze, poiché procurano risultati unicamente passeggeri, momentanei e effimeri. Cristo con la sua Parola rassicura, incoraggia e rasserena offrendo la strada per ritrovare la verità e le reali sicurezze oltre che la salvezza e la speranza.
Due suggerimenti
Dunque, l’invito a tutti è di partecipare alla Messa domenicale dove si ascolta e si spiega la Parola. Per questo, il Papa nella Lettera rivolge un severo monito a noi sacerdoti: “Questa umile predicazione, inserita nella Celebrazione Eucaristica, da cui riceve forza e vigore ha un ruolo speciale. I fedeli si attendono molto da questa predicazione e ricevono un frutto abbondante purchè sia semplice e chiara, diretta e adatta alle esigenze del tempo; profondamente radicata nell’insegnamento del Vangelo, fedele al Magistero della Chiesa; animata da ardore apostolico, piena di speranza, nutriente per la fede, generatrice di pace e di unità (…). Da un’assemblea partecipata nasce il rinnovamento spirituale e sociale di cui tutti sentiamo estremo bisogno”.
Inoltre, singolarmente, riprendiamo in mano il Vangelo, leggiamone una pagina ogni sera e chiediamoci quale messaggio vuole trasmettere alla nostra quotidianità, e costateremo che quasi miracolosamente i “nodi” si scioglieranno e le soluzioni appariranno, e soprattutto la nostra vita acquisirà energia.
Don Gian Maria Comolli