“Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Lc. 21,12-19).
Il Signore Gesù più volte diede ai suoi apostoli questo avvertimento che si è concretizzato in duemila anni di storia in migliaia di atti persecutori, oppressivi e vessatori. E’ l’angheria, l’ostilità, il sopruso che prosegue pure oggi nei confronti dei cristiani con molteplici modalità: eliminare la persona con la violenza fisica, umiliare il discepolo di Cristo privandolo dei suoi diritti fondamentali, oppure disorientare i fedeli, orchestrando squallide campagne massmediatiche per minare la fede dei singoli e la credibilità della Chiesa. Oggi, e il fenomeno è in aumento, si attacca il cristianesimo con argomentazioni false e calunniose ma che, a volte, convincono il grande pubblico, oppure con ironia demenziale, si irridono i valori religiosi. Con questo non vogliamo negare i cattivi esempi, non assolutamente giustificabili, che possono venire da una parte millesimale di appartenenti alla Chiesa, ma contemporaneamente non possiamo tacere la strumentalizzazione di vari episodi con finalità precise.
Questa premessa è confermata anche per l’anno trascorso dai dati pubblicati il 19 gennaio 2022 dal report redatto da Porte Aperte/Open Doors dal titolo WORLD WATCH LIST 2022 che evidenzia che sono oltre 360 milioni nel mondo i cristiani (uno su sette) che sperimentano “almeno un livello alto” di persecuzione e discriminazione a motivo dalla loro fede, mentre cresce il fenomeno di “una Chiesa ‘profuga’”, quello cioè di migliaia di battezzati che abbandonano il proprio territorio a causa delle persecuzioni. Esaminiamo alcuni dati del rapporto che esamina il periodo 1° ottobre 2020 – 30 settembre 2021.
Cristiani perseguitati nel mondo
Oltre 360 milioni, 1 ogni 7, in 50 Paesi esaminati con un aumento di 20milioni (+ 5,8%) rispetto al 2020. Ovviamente, non tutti i Paesi, possiedono lo stesso grado di persecuzione e discriminazione, passando da 2 cristiani ogni 5 in Asia, a 1 ogni 5 in Africa; a 1 ogni 15 in America Latina.
Anche se la violenza attira maggiormente l’attenzione, l’indagine ha esaminato anche la pressione fatta di vessazioni quotidiane che si esprime in una miriade di forme, sia velate che palesi: discriminazione sul lavoro, sollecitazioni a rinunciare alla propria fede, disparità nella distribuzione degli aiuti e dei medicinali (in particolare durante il Covid)… Ebbene, in alcuni Paesi, fare il segno della croce, leggere la Bibbia, andare la domenica a Messa, parlare di Gesù e recitare il Rosario significa rischiare la propria vita. Da ultimo, non possiamo tralasciare la violenza contro le donne, anche se è difficoltoso raccogliere dati sul numero di cristiane vittime di stupro, di abusi e di matrimonio forzato a causa della loro fede: in molti paesi le denunce sono rare, per ragioni culturali e sociali.
L’Afghanistan è il Paese più pericoloso al mondo per i cristiani che rischiano la morte se la loro fede viene scoperta. Segue la Corea del Nord con un aumento del numero di cristiani arrestati e di “chiese in casa” chiuse. L’arresto significa l’imprigionamento nei brutali “campi di rieducazione” dai quali pochi escono vivi. Al terzo, quarto e quinto posto troviamo alcune nazioni islamiche: Somalia, Libia e Yemen. Al sesto posto l’Eritrea e al settimo la Nigeria, la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo, sebbene gli USA l’abbiano rimossa dalla lista delle nazioni preoccupanti dal punto di vista della libertà religiosa. All’ ottavo il Pakistan e al nono l’Iran che rimane tra le nazioni dove la vita della chiesa è più difficile. Costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi clandestini in casa, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i citati Paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a notevoli rischi. In decima posizione, l’ INDIA, sempre più influenzata dall’ideologia nazionalista induista per la quale essere indiano significa essere indù. L’ondata di violenza contro cristiani e altre minoranze religiose da parte di bande di “vigilanti induisti”, è ignorata ma anche incoraggiata dai leader politici, ed accompagnata da disinformazione e propaganda sui mezzi di comunicazione e sui social media.
Cristiani uccisi
5.898 mentre nel 2020 erano stati 4.761 (+24%). Ciò significa 16 morti ogni giorno. L’Africa Sub-Sahariana e in particolare la Nigeria ne comprendono la maggior parte.
Chiese ed edifici attaccati o chiusi
5.110 mentre nel 2020 era stati 4.488 (+14%). Un fenomeno che colpisce anche l’Occidente dalla Francia, agli Stati Uniti, all’America del Sud. In Francia dal 1 gennaio 2022 sono una decina le chiese profanate, gli altari demoliti, le immagini distrutte, gli edifici vandalizzati. Negli Stati Uniti, nell’ottobre scorso, la decapitazione della statua della Madonna nella Cattedrale di Denver e il 5 dicembre 2021 danni al Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington. Nello scorso settembre in Argentina, nella città di Añatuya, alcuni vandali erano entrati nel cimitero cittadino e decapitata la statua della Vergine della Medaglia Miracolosa. E, all’inizio dell’anno, è stata la volta della statua dell’Immacolata Concezione nella cattedrale di Santa Fè. In Cile, lo scorso 10 gennaio, fu incendiata la chiesa di San Sebastián de Curarrehue, Diocesi di Villarrica. In Bolivia, non si contano le violenze e gli attacchi alle chiese degli ultimi mesi, dopo la presa di posizione dei Vescovi contro la legalizzazione dell’aborto. La “vittima” più illustre è stata la Cattedrale di La Paz, danneggiata da un attentato dinamitardo.
Cristiani arrestati senza processo, incarcerati
6.175 mentre nel 2020 erano stati 2.813 (+69%).
Cristiani rapiti
3.829 mentre nel 2020 erano stati 1.710 (+124%).
Il silenzio totale
Ebbene, di fronte a questo rapporto, assistiamo all’omertà quasi assoluta dei massmedia e dei governi, compreso quello italiano, nonostante che l’articolo 18 della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” afferma: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”.
E noi?
Concretamente non possiamo fare molto!
Possiamo però pregare per coloro sono perseguitati perché dicono la verità e annunciano Gesù Cristo nelle varie società.
Possiamo testimoniare con una vita coerente il Cristo e i valori evangelici come fanno tutti i giorni migliaia di sacerdoti, religiosi/e e laici impegnati in molteplici settori: dall’educazione dei ragazzi e dei giovani all’accompagnamento delle famiglie, dall’assistenza socio-sanitaria alla lotta alla povertà e alle discriminazioni. Ma tutto ciò è “così normale” che non fa notizia. Invece, un singolo albero che cade, pur essendo un millesimo di una foresta che cresce nella quotidianità lontana dalle telecamere, subito diviene un caso mediatico.
Da ultimo dobbiamo guardare il domani con serenità, accompagnati da una certezza: Cristo è un avvenimento e nessuno potrà estirparlo. E’ duemila anni che ci tentano ma con risultati scarsi!
Don Gian Maria Comolli