Mai una parola sulla realtà dei malati seguiti nei servizi domiciliari e hospice di cure palliative, i quali vogliono vivere e non morire. Mai una parola sulle reali motivazioni, anche economiche. Non sempre le buone intenzioni riescono a fermare le cattive conseguenze. La Corte costituzionale ha cancellato il
referendum ma resta lo spettro di una discussione parlamentare condotta senza vere competenze, in aule semivuote, con toni ideologici e superficiali.
La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sull’eutanasia, schierandosi dalla parte dei più deboli. In Parlamento si discute però il ddl sul suicidio assistito di Paola Binetti
Il quesito referendario dei Radicali sulla depenalizzazione parziale dell’omicidio del consenziente è stato dichiarato inammissibile dalla Consulta, perché «non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana». Già la legge sulle Dat prevede alcune modalità per uccidere il consenziente, mentre una vittoria dei Sì al referendum avrebbe aperto le porte a infinite modalità. Ma è probabile, estendendo la portata del Ddl sul suicidio assistito, che l’omicidio del consenziente venga comunque depenalizzato in futuro.
Marco Cappato, nella sua reazione a caldo della bocciatura del referendum sulla legalizzazione dell’eutanasia, da parte della Corte Costituzionale, ne dice almeno una giusta. I radicali non si arrenderanno e utilizzeranno i soliti metodi, dalla disobbedienza ai ricorsi, per legalizzarla. Ancor più che il suicidio assistito è già di fatto legale.
La bocciatura del referendum sull’omicidio del consenziente è sacrosanta, ma la stampa sembra non aver capito che c’è differenza tra il quesito proposto dai Radicali e l’eutanasia. Peggio dei giornali, hanno fatto solo i politici.