Una decisione storica, «prevedibile a rigore di logica, ma non scontata». Così Mario Esposito, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università del Salento, uno degli avvocati che hanno patrocinato presso la Corte Costituzionale il ‘Comitato per il No’ all’omicidio del consenziente, commenta a caldo la decisione della Consulta, che ieri sera ha dichiarato l’inammissibilità del referendum cosiddetto ‘sull’eutanasia’.
La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum proposto dall’Associazione Luca Coscioni sulla legalizzazione dell’eutanasia. Ma i pericoli per i più fragili e vulnerabili della nostra società continuano ad esistere e sono contenuti nel “Testo Unico” sul suicidio assistito in discussione in Parlamento.
In Italia, l’aborto oggi sta divenendo un principio, una verità indiscutibile, un argomento sul quale è impossibile qualsiasi riflessione anche se supportate dalle evidenze scientifiche e dalla ragione. Questo delitto deve rimanere confinato nella coscienza individuale e non può assumere una valenza sociale, tanto meno politica, come avviene in altri Paesi. E, anche quando si tenta un confronto, si ha l’impressione che l’obiettivo è di mantenere posizioni equilibrate, quindi non conformi alla verità, per “non aprire”, si dice: “vecchie ferite”.
Un articolo sulla rivista scientifica Health Services Research and Managerial Epidemiology mostra che l’agenzia americana per i farmaci ha fornito dei dati non attendibili sugli effetti collaterali del mifepristone, di molto inferiori a quelli registrati nientemeno che da Planned Parenthood. Eppure, la pillola abortiva viene sempre più liberalizzata, tanto negli Usa quanto in Italia.