L’insorgenza di Omicron è stata accompagnata fin dai primi istanti dalla speranza. Accanto alla sua estrema contagiosità, si riteneva infatti che la variante potesse rappresentare una fine della pandemia diversa dalle fini decretate frettolosamente in precedenza, una fine più stabile, seppure al netto degli elementi di imponderabilità che ormai abbiamo imparato essere parte di questo processo (su tutti: la comparsa di altre varianti problematiche). I segnali convergono nel dirci che stiamo abbandonando la fase acuta per entrare in una nuova, più quieta. Al termine dell’ondata il saldo dei morti portati da Omicron sarà comunque elevato, e questa è probabilmente la prima falsa percezione da correggere.
Una prova della positività nel rigetto, in Italia, del Referendum sull’eutanasia? Arriva dalla Nuova Zelanda, dove almeno 32 persone sono morte, proprio tramite questa pratica, nei tre mesi da quando è diventata legale. Un ucciso ogni 3 giorni e lo chiamano successo!
Come evitare che l’offerta della morte assistita crei una ulteriore “domanda”, soprattutto tra pazienti più fragili, depressi, soli? Non si può. Più è garantita da Stato e medici, più gente si toglie la vita
«È folle pensare che il rispetto della vita debba essere propugnato solo dai cattolici. La pregiudiziale religiosa non c’entra proprio nulla». Ex sessantottino, già docente di Diritto dellavoro all’Università di Perugia, Siro Centofanti ha presieduto il «Comitato umbro per il ‘no’all’uccisione della persona, pur se consenziente ».
C’è una «tutela minima» della vita umana che è «costituzionalmente necessaria» e il caterpillar referendario armato da quanti avrebbero voluto
spalancare quasi integralmente le porte all’omicidio del consenziente l’avrebbe fatta a pezzi.
Per la Consulta «non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». La soddisfazione della Cei e del Comitato per il No
Mai una parola sulla realtà dei malati seguiti nei servizi domiciliari e hospice di cure palliative, i quali vogliono vivere e non morire. Mai una parola sulle reali motivazioni, anche economiche. Non sempre le buone intenzioni riescono a fermare le cattive conseguenze. La Corte costituzionale ha cancellato il
referendum ma resta lo spettro di una discussione parlamentare condotta senza vere competenze, in aule semivuote, con toni ideologici e superficiali.