MA IL FIGLIO DELL’UOMO, CIOÈ IL SIGNORE GESÙ, QUANDO VERRÀ, TROVERÀ LA FEDE SULLA TERRA? (1)

By 10 Dicembre 2022Spiritualità

Tre sono i motivi che mi hanno spinto a scrivere questa riflessione natalizia: le affermazioni del post sotto riportato, la diminuzione della partecipazione alla Messa domenicale nel periodo post Covid e l’avvicinarsi del Natale. Questi fatti mi fanno pensare ad un interrogativo posto da Gesù: «Ma il Figlio dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc. 18,8).

 1.Il rapporto personale con Gesù di Nazaret

Questa domanda che Gesù di Nazaret pose ai suoi interlocutori, è oggi di particolare attualità sia per un evidente abbandono delle chiese, sia perché la  Chiesa è sotto attacco dall’esterno ma contemporaneamente deve anche fronteggiare pesanti crisi al suo interno. Di conseguenza, è fondamentale che chi riconosce “l’aspetto spirituale”, essenziale per il raggiungimento del significato dell’esistenza e della felicità a cui ogni uomo anela, operi per ridonare alla religione un ruolo primario nel complesso cammino di ricostruzione della società, con la piena consapevolezza di svolgere un “servizio inestimabile” all’uomo contemporaneo e alle future generazioni, non scordando l’ammonimento del filosofo russo F. Dostoevskij: «Se Dio non esiste, tutto è permesso» anche le maggiori atrocità nei riguardi della persona. La storia è maestra, la sfida è notevole; quale percorso seguire?

 Riscoprire il centro del messaggio cristiano, cioè il rapporto personale con il Signore Gesù

Molti ritengono il cristianesimo un insieme di norme, precetti e prescrizioni, oppure il vivere la loro religiosità solo privatamente o come l’esercizio del ruolo di “piccoli assistenti sociali”, supplendo lo Stato nella gestione di alcuni servizi che non è in grado di svolgere. Ebbene, ciò è senz’altro meritevole, ma unicamente se non si distanzia e non si abbandona lo sguardo dal Fondamento: il Signore Gesù, e dall’avvenimento della sua risurrezione, l’evento che ha offerto agli uomini un pieno e totale significato alla loro vita. Ricorda Benedetto XVI nell’enciclica “Deus Caritas est”: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva alla nostra esistenza e alla totalità delle cose» (16). E sui fatti, cioè la storicità di Gesù di Nazaret e della sua risurrezione, c’è poco da filosofare: o si accettano o si rifiutano. Ebbene, per il cristiano, l’incontro con Gesù Cristo percepito come il padre, il fratello e l’amico oltre che il fondatore non solo teorico ma contenutistico del cristianesimo è determinante! Ricorda papa Francesco: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Evangelii Gaudium 1). Ecco la prima criticità del cristianesimo moderno: aver oscurato e ecclissato il volto e la persona del Signore Gesù!

Ma dove incontriamo il fondatore del cristianesimo e l’unico Maestro del cristiano? Primariamente nell’orazione: preghiera quotidiana, lettura costante e metodica del Vangelo, Messa della domenica… Unicamente così si amplierà la nostra conoscenza del Cristo e, giorno dopo giorno, anche l’amicizia, la confidenza, la famigliarità con Lui come avviene nei rapporti umani o quando ci si innamora. Inoltre, supereremo il rischio “di tradirlo”. «Molti dicono di stare con Gesù; ma poi gli cambiano le parole in bocca e gli fanno dire quello che vogliono loro. Quante volte veniamo a sapere di gente, magari anche colta e famosa, che impavidamente dichiara: “Secondo me, Cristo ha detto così; secondo me Cristo ha fatto cosà” senza nemmeno prendersi la briga di controllare sui testi e i dati storici. Ma il Vangelo non è un “secondo me” è un “secondo Lui”» (Cardinale Giacomo Biffi, 27 marzo 1999).

Coloro che non hanno familiarità con il Signore Gesù corrono il grande rischio di essere entusiasmati da qualsiasi dottrina, di essere ingannati e plagiati dagli uomini, di non riconosce nulla come definitivo e di assumere come criterio di misura il proprio io e le proprie voglie. È il “vento del relativismo” che negli ultimi decenni ha confuso e disperso anche tantissimi cristiani.

All’inizio ci siamo posti un interrogativo: «Il Figlio dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?» SI, a condizione che colui che si reputa onorato di appellarsi “cristiano” desideri conoscere sempre di più e sempre meglio Gesù di Nazaret e “tutta la Chiesa” ritorni a insegnare con costanza e totale fedeltà il Vangelo, superando la tentazione di oscurarlo in alcuni aspetti, oltre l’esibizionismo di quelli che si illudono con le loro stravaganze o bizzarrie di fare “meglio” del Maestro.

Don Gian Maria Comolli

(prima continua)