Scrisse René Voillaumen, il fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù, i monaci che seguono l’esempio di vita di san Charles De Foucauld: «Voi conoscerete probabilmente la tradizione provenzale che pone in ogni presepe, tra coloro che vengono a visitare il Bambino appena nato, quel personaggio che si chiama il meravigliato: egli non fa altro che ammirare il lato buono di ogni cosa, come faceva solitamente nella vita. Giunge davanti a Gesù con le mani vuote e tutti lo rimproverano, ma la Madonna gli dice: “Non ascoltarli. Tu sei stato messo sulla terra per meravigliarti: hai compiuto la tua missione e avrai la tua ricompensa. Il mondo sarà meraviglioso, finché ci saranno persone come te, capaci di meravigliarsi”». Ebbene, tra le varie figure del presepe, ne troviamo una che si differenzia dalle altre: il meravigliato. La sua singolarità riguarda l’atteggiamento di fronte al bambino Gesù. Mentre gli altri portano alla grotta degli oggetti: una botticella di vino, un canestro con dei pani, un agnellino… lui si presenta a mani vuote. O meglio, offre qualche cosa di diverso: la sua meraviglia e il suo stupore che notiamo nel suo comportamento. Fissa sorpreso la stella, le sue labbra sono semiaperte, il suo volto è gioioso poiché aveva compreso che il Natale è il giorno della meraviglia e dello stupore.
Meraviglia e stupore
Meraviglia e stupore poiché quello che stava accadendo oltrepassava ogni attesa e logica umana e andava oltre ogni desiderio. Dio era venuto nel mondo come uomo facendo propria la natura umana. Chi avrebbe potuto desiderare tanto? Chi avrebbe potuto sospettare un gesto così grande e profondo? Nessuno! Stupore e meraviglia espressi anche da san Paolo nella Lettera a Tito: «E’ apparsa la benevolenza e l’umanità del nostro Dio»(Tt. 3,4) Ma, per comprendere la grandezza e la profondità dell’ evento, è essenziale la fede. La fede dona la certezza del molteplice amore Dio per gli uomini che si concretizza a Natale. Per lo scettico, il diffidente e l’agnostico è utopico affermare che una divinità sia giunta a tanto. Ebbene, o si accoglie l’amore di Dio meravigliandosi e stupendosi, oppure si afferma: «ciò è assurdo!» Questo è l’atteggiamento di molti, soprattutto di chi culturalmente preparato, non supera il razionale o lo scientifico. Dichiarava un’artista contemporanea, quindi un amante del bello: «Io credo in Dio, ma non posso credere in Cristo. Il pensiero che un Dio sia nato in una stalla… no! È una cosa che ripugna la nostra logica». La sua squisita sensibilità, il suo gusto per la bellezza erano traumatizzati; forse se gli avessero tramandato che il Signore Gesù era nato in un palazzo lussuoso, avrebbe creduto. Eppure, il Cristianesimo, è questo! È un buttare all’aria tutte le aspettative dell’uomo, i suoi ragionamenti, le sue logiche mediante un inaspettato comportamento di Dio. E questo bambino, una volta cresciuto, proclamerà che unicamente chi crede in Lui si salverà.
In che misura l’uomo contemporaneo sa meravigliarsi e stupirsi?
Se la meraviglia e lo stupore sono le vie che conducono a Dio, queste coinvolgono anche la religione. Ho l’impressione, però, che il tempo attuale abbia smarrito queste virtù e di conseguenza le motivazioni che indirizzano l’uomo nella ricerca del vero, quello ovviamente con la “V” maiuscola. Qualcuno potrebbe dissentire sostenendo che l’attuale è l’epoca dell’entusiasmo soprattutto osservando i progressi della scienza, della tecnologia, della medicina, della comunicazione, della stessa qualità di vita. Qui sta l’equivoco! E’ insufficiente uno stupore limitato al materiale, al visibile o all’utile scordando la fragilità e la debolezza scientifica, sociale e personale che la pandemia avrebbe dovuto insegnarci, rimuovendo dai singoli e dai popoli l’illusione di onnipotenza che l’ orgogliosa civiltà tecnologica vanta. È stato sufficiente un virus, una minutissima entità biologica, a mettere in ginocchio le nazioni, le economie, la scienza e anche le molteplici menzogne sul senso della vita.
Il Natale 2022 è l’occasione propizia per recuperare, nonostante le gravissime difficoltà che stiamo vivendo e che si moltiplicano a livello umano, sociale, culturale, educativo ed economico, il reale stupore per “volare alto”, cioè per riprenderci valori, virtù e ideali, superando l’errata idea che il vaccino da una parte e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dall’altra saranno le palingenesi per un ritorno alla normalità. No, saranno unicamente dei supporti, poiché all’uomo per percepirsi completo e realizzato occorre ben altro: la Verità e il Vero, in ultima analisi Dio come affermava sant’Agostino: «Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te» (Le Confessioni, I,1,1). La sua assenza o emarginazione provoca nel contesto personale e societario drammatiche conseguenze: dall’ insano individualismo ad uno sfrenato egoismo, dall’inquietudine al pessimismo.
Speranza
Il Natale, essendo la festa della meraviglia e dello stupore, è pure il giorno solenne della speranza essendosi Dio introdotto nella nostra storia, nel nostro mondo e nella nostra vita. Occorre farne esperienza come sollecitava san Giovanni Crisostomo: «Che giova a te, se Cristo nasce mille o decine di volte a Betlemme, ma non nasce nemmeno una volta nel tuo cuore?». Il Natale 2022, pur con una guerra di cui non vediamo ancora il termine, si trasformi nel giorno della speranza cioè della rinascita spirituale e morale non solo del singolo ma di tutta la nostra Nazione.
Buon Natale ma non dimenticate il “festeggiato”! Accostiamoci alla confessione per ottenere il perdono di Dio, incontriamo il Signore Gesù partecipando alla Celebrazione Eucaristica e preghiamo davanti al presepe con lo stesso stupore del meravigliato.