Grazie Papa Benedetto per il tuo esempio e per l’immenso amore per la Chiesa

By 5 Gennaio 2023Attualità

In questi giorni, in moltissimi, hanno parlato del papa emerito Benedetto XVI Ma, anche il mio sito (www.gianmariacomolli.it), lo fa oggi nel giorno del suo funerale cercando di offrire spunti di riflessione su Joseph Ratzinger il cui pontificato durò dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013 quando si dimise, poiché come ha affermato il senatore e filosofo Marcello Pera: «Non dobbiamo piangerlo, dobbiamo testimoniarlo».

 Priorità

Cinque furono le priorità più evidenti di Papa Benedetto XVI.

1.La “nuova evangelizzazione” soprattutto dell’Europa, da qui la scelta del nome Benedetto, il patrono del continente europeo.

2.La purificazione della Chiesa e del cristianesimo per ridare credibilità al messaggio cristiano. Ha combattuto, senza risparmiarsi, quella che da cardinale aveva definito nella Via Crucis al Colosseo del 2005: “la sporcizia nella Chiesa”. Quella sera affermò: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che nel sacerdozio dovrebbero appartenere completamente a lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza». Il fatto che questi atteggiamenti amareggiavano innumerevoli coscienze non poteva tollerarlo. Noi, non sappiamo né l’entità, né la gravità della situazione, ma possiamo supporre dalla lettura di alcuni documenti sottratti dalla scrivania del Papa e da posizioni difficilmente spiegabili, che Benedetto XVI abbia sofferto per rivalità e scontri che producevano lacerazioni in quella Chiesa che, secondo le sue parole, non è una semplice organizzazione ma «un organismo, una realtà vitale che entra nella mia anima, così come io stesso divento un elemento costruttivo della Chiesa come tale» (14 febbraio 2013).

3.La riscoperta della fede ben sottolineata nell’ “Anno della Fede” annunciato con la Lettera Apostolica “Porta fidei” che iniziò l’11 ottobre 2012. Nel documento si legge: «Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è “l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. “Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare”, perché il Signore “conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani”» (n.2). Sull’importanza, anzi sull’aspetto fondamentale che la fede riveste per Chiesa e per il cristiano, Papa Benedetto è tornato molteplici volte. Per Lui, questo, era il maggior problema che la Chiesa oggi deve affrontare. Affermò a Friburgo: «Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci» (6 settembre 2008).

4.Il suo amore per la Chiesa frutto di una forte spiritualità.

Con le dimissioni Benedetto XVI ha mostrato quanto la persona di Cristo è reale nella sua vita e la certezza che «la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura» (Udienza Generale 13 febbraio 2013). La profonda convinzione che la “Chiesa è di Cristo” ha generato, a mio parere, nel Papa un “gesto sorprendente di libertà”: il “farsi da parte” per permettere al Signore Gesù di donare alla Chiesa una nuova guida fornita delle forze necessarie ad assolvere quel gravoso compito. Benedetto XVI era perfettamente convinto che le sue dimissioni avrebbero dato nuovo vigore alla Chiesa e al suo ruolo di guida spirituale ed etica a livello mondiale.
Ebbene, quello del Papa, cioè le dimissioni, è stato un atto di alto magistero spirituale ma anche un gesto di governo di grande portata, oltre che “un profondo innamoramento alla Chiesa”.

5.Fede, ragione e scienza.

Da fine intellettuale, ha seguito con attenzione pure il pensiero dei non credenti, per identificare delle strade che rendessero attuale il messaggio evangelico e permettessero l’incontro tra fede, ragione e scienza. Affermò: «Non c’è alternativa: ragione e scienza, fede e teologia devono ritornare insieme, nell’autonomia, nella distinzione e nella complementarietà, cioè senza dissolversi l’una nell’altra. Non è in questione la tutela di qualche interesse (…). È in questione l’uomo, è in questione il mondo» (7 novembre 2009).

 Le lotte

Noi lo ricordiamo per tre “lotte” che intraprese negli anni: contro il relativismo, in difesa di alcune posizioni etiche-morali esplicitate “non negoziabili” e per la battaglia di fronte all’orrore della pedofilia compiuta da alcuni membri della Chiesa.

Tutto cominciò nell’omelia della Messa Pro Eligendo Romano Pontefice del 18 aprile 2005. In tale circostanza il cardinale Ratzinger pronunciò frasi memorabili: «quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo a un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cfr. Ef. 4,14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, è spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».

Quella dei beni (o principi) “non negoziabili”, cioè il valore e la dignità della vita dal concepimento alla morte naturale, è la seconda battaglia presente nel Magistero di Benedetto XVI.

La terza problematica che Benedetto XVI dovette combattere fu quella della pedofilia nella Chiesa, un atto sempre mostruoso indipendentemente da chi lo attui o dall’ambiente in cui accade. Papa Ratzinger persuaso che anche “un caso solo sarebbe troppo”, impose alla “Congregazione per la Dottrina della Fede” e alle varie Conferenza Episcopali Mondiali di adottare provvedimenti per prevenire queste barbarie e punire i colpevoli. Lo stesso Benedetto XVI ne parlò più volte, rinnovando la propria vicinanza alle vittime che incontrò nei numerosi viaggi apostolici e condannò quei sacerdoti «che stravolgono il Sacramento nel suo contrario: sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita» (Sydney, 14 luglio 2008).

 Conservatore?

Assolutamente no! Le dimissioni che Papa Benedetto rassegnò, oltre che essere un immenso gesto evangelico ed umano, sono una lezione a coloro che lo dipingevano come un inquisitore, il “Rottweiler di Dio” e lo accusavano di conservatorismo. Nessuno potrà negare che quelle dimissioni furono “un’innovazione assoluta”!

 La personalità di Benedetto XVI

Molti che lo hanno potuto accostare descrivono la sua personalità di disarmante semplicità. Ha affermato mons. Rino Fisichella: «Joseph Ratzinger è un gentleman, è timido, rispettoso, si accosta alle persone guardandole negli occhi, si fa forte della suasemplicità” (Joseph Ratzinger. Crisi di un papato, pg. 45). La sua mitezza, la sua raffinatezza, lo stile personalissimo e riservato dopo quello vulcanico di San Giovanni Paolo II, gli ha permesso di parlare al cuore di giovani, adulti ed anziani.

«Il pensiero va spontaneamente al carissimo Papa emerito Benedetto XVI. Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile. E sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata. Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa» (Papa Francesco, 31 dicembre 2022).