Il parere della scienza
Domenica 5 febbraio la Chiesa Italiana celebrerà la “45 Giornata Nazionale per la vita”. E, pensando alla vita freddamente soppressa, il nostro pensiero va al brutale atto dell’aborto che in tanti giudicano unicamente da un ottica cristiana, scordando che la scienza afferma che la prima fase della vita inizia con l’incontro dello “spermatozoo maschile” e l’ “ovocita (o oocita) femminile” nella tuba uterina (o tuba di Falloppio) attorno al quattordicesimo giorno del ciclo mestruale originando il “processo del concepimento”, cioè l’inizio dell’avventura umana di un individuo detentore di un “nuovo” DNA composto da ventitré cromosomi dello spermatozoo e ventitré cromosomi dell’ovocita che guiderà lo sviluppo di una nuova persona. Ebbene, un DNA geneticamente differente dall’uomo e dalla donna che lo hanno concepito, quindi dotato di una “vita propria”. È questo il momento di “non ritorno” poiché i due patrimoni genetici hanno costituito un individuo intersecandosi a vicenda.
Lo afferma non la Dottrina cattolica ma la scienza come dichiarato recentemente su La Stampa l’8 dicembre 2023 dal prof. Angelo Vescovi, biologo e farmacologo, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica in una intervista dal titolo: “La vita inizia con il concepimento; è una rigorosa verità scientifica”. Non è la prima volta che Vescovi si esprime in questo modo: «Qualunque fisico esperto di termodinamica può dire che all’atto della fecondazione c’è una transizione repentina e mostruosa in termini di quantità e qualità d’informazioni. Una transizione d’informazioni senza paragoni che rappresenta l’inizio della vita: si passa da uno stato di totale disordine alla costituzione della prima entità biologica. Un’entità biologica che contiene tutta l’informazione che rappresenta il primo stadio della vita umana, concatenato al successivo, e al successivo, e al successivo, in un continuum assolutamente non scindibile, se non in modo arbitrario» (Avvenire, 22 febbraio 2005, pg. 11). Ovviamente altri hanno affermato questa verità che si vorrebbe ignorare. Ricorda il prof. F. Gilbert nel testo Developmental Biology (il manuale di biologia maggiormente diffuso nelle università americane), nel capitolo VII intitolato “La fertilizzazione: l’inizio di un nuovo organismo”: «La fertilizzazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali (i gameti) si fondono insieme per creare un nuovo individuo con un corredo genetico derivato da entrambi i genitori» (Sunderlamd 2004, pg. 185). Ebbene, negli ultimi decenni, i progressi della genetica e dell’embriologia, hanno confermato scientificamente, quindi rigorosamente argomentata, questa teoria. Pure la procreazione medicalmente assistita ha mostrato aspetti prima ignorati. Lo scienziato K. Kalthof afferma: «Gli animali, inclusi gli uomini, iniziano la propria vita come oociti fertilizzati, che si sviluppano in adulti attraverso lo stadio embrionale e giovanile»” (Analysis of Biological Development, McGraw-Hill 2000, pg. 8).
Il processo dal “non esistere” all’ “esistere”, si compie in un attimo!
Come avviene?
Cerchiamo di far comprendere anche ai “non addetti ai lavori” cosa avviene, anche ai 257 deputati che il 24 gennaio alla Camera hanno approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a non intaccare, nemmeno indirettamente, la legge 194/1978.
Il processo di fusione dei due gameti, citato in precedenza, prosegue per circa ventiquattro ore e porta alla formazione della prima cellula dell’embrione definita “zigote” fornendo la specificità all’essere umano. Lo zigote, trenta ore dopo, da origine ad un embrione di 2 cellule; quaranta ore dopo passa da 2 a 4 cellule, poi da 4 a 8 cellule, da 8 a 16 cellule, da 16 a 32 cellule… Circa tre giorni dalla fecondazione, le cellule formeranno una struttura definita “morula” e al quinto/sesto giorno, nello stadio definito della “blastocisti”, la morula si riempirà di un liquido. Ora l’embrione che misura un decimo di millimetro e costituito da circa cento cellule, si impianterà, se troverà le condizioni favorevoli, mediante tre fasi: apposizione, adesione e invasione, nella parete dell’utero materno. Un’operazione che completerà in 6/7 giorni e formerà anche la placenta canale per la nutrizione e l’ossigenazione.
Da quel momento “lo sviluppo biologico dell’identità umana embrionale” sarà ininterrotto, unico, irrepetibile, autonomo e finalisticamente orientato, cioè senza necessità di ulteriori interventi. L’organismo della madre è unicamente il luogo idoneo che lo protegge con particolare intensità e non la causa prioritaria e determinante della maturazione. Tutto ciò è chiaramente verificabile nella procreazione medicalmente assistita. E, questo sviluppo, procederà unicamente con salti “quantitativi” e non “qualitativi”.
Con il concepimento nasce una nuova vita umana che va riconosciuta
Pertanto è dal concepimento che il nuovo soggetto sollecita “il riconoscimento” e il “rispetto totale” possedendo, in fase germinale, un codice genetico “unico” e “irrepetibile” per costituire varie tipologie di molecole e di tessuti. Dunque, “un codice”, mai esistito prima e che non si ripeterà inseguito. Ogni embrione, dunque, ha una sua storia unica! Affermano A. Vescovi e L. Spinardi: «l’inizio della vita coincide con l’atto del formarsi di un’identità biologica che contiene ed è dotata dell’intero programma di crescita e dell’informazione necessaria ad evolvere e ad attraversare tutti gli stadi che caratterizzano un essere umano e che sono parte integrante della sua storia naturale – zigote, morula, blastocisti, embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, uomo – fino alla morte. Quest’ultima coincide con la perdita e/o distruzione di tale informazione e/o capacità» (La natura biologica dell’embrione, Medicina e Morale 2004,1, pp. 60-61). Concetto presentato anche dal prof. Gilbert, che nel citato Developmental Biology: «Con la fertilizzazione inizia un nuovo organismo vivente. C’è un unico continuo processo dalla fertilizzazione allo sviluppo embrionale e fetale, alla crescita post natale, alla senescenza, fino alla morte» (pg. 311). E, trecento genetisti e studiosi, hanno pubblicato sul Corriere della Sera del 27 aprile 2002 il seguente “comunicato”: «L’embrione, fin dallo stadio unicellulare, embrione a una cellula, cioè dal concepimento, è un individuo umano. Il nuovo genoma determina l’identità biologica specifica ed individuale del nuovo soggetto e l’eventuale selezione naturale non ne cambia la realtà ontologica. Il processo vitale del nuovo soggetto umano è unico e continuo dallo stadio unicellulare alla morte individuale».
L’ipocrisia di chi nega la scienza
A tutti coloro che giustificano l’aborto, una domanda è d’obbligo: se non “omicidio”, anche se autorizzato dalla legge, come si può definire ogni interruzione di gravidanza? E, a proposito, nel mondo nel 2022 sono stati effettuati 44.386.445 aborti, e dall’inizio del 2023, 3.717.990.
Don Gian Maria Comolli