Intelligenza Artificiale (o Artificial Intelligence, A.I.) e robotica ci hanno introdotto nella “quarta rivoluzione industriale” di cui sentiamo parlare sempre più spesso. Dopo quelle del vapore e dell’elettricità – che dotarono il lavoro di fonti alternative – e dopo quella delle macchine automatiche, ora la tecnologia sta compiendo un profondo salto di qualità acquisendo le capacità predettive che condizioneranno la persona nelle decisioni e nelle scelte. La vita dell’uomo si sta sempre più confrontando tra l’apporto strettamente umano e il calcolo automatico. Non scordiamo, però, che le macchine seguono comportamenti più razionali che intelligenti e soprattutto non potranno mai possedere valori umani fondamentali.
Nei prossimi editoriali di questo blog vogliamo approfondire questi due argomenti che verranno esaminati insieme, avendo in comune le implicazioni etiche e alcuni documenti che riflettono su questi strumenti.
Intelligenza Artificiale (A.I.)
Definire l’Intelligenza Artificiale è arduo non possedendo determinazioni condivise essendo un concetto fluido e in evoluzione che coinvolge un numero sempre più ampio di settori ed entità.
Nel nostro tentativo qualifichiamo come A.I. la scienza – o meglio una parte dell’informatica – con la quale l’uomo entra in relazione a livello dei fondamenti e delle applicazioni. Tale scienza si prefigge di progettare e di sviluppare, tramite sistemi di hardware e di software, metodologie e tecniche reputate “intelligenti”, ossia predisposte a emulare l’intelligenza umana e pertanto idonee a svolgere azioni/attività eseguite dalla persona, con la finalità di risolvere parzialmente i quesiti e i problemi che la società globalizzata pone alla quotidianità.
Dunque, l’A.I. rivoluziona l’interazione uomo-macchina e macchina-macchina, ma risulta complesso prevederne gli effetti e definirne le responsabilità. Un termine che non possiamo tralasciare è quello di “algoritmo”, infatti l’intelligenza dei sistemi artificiali si produce mediante l’algoritmica. Per algoritmo intendiamo «una procedura di calcolo ben definita che, a partire da determinati dati in ingresso, fornisce determinati risultati in uscita» (H. T. Cormen – C. E. Leiserson – R. L. Rivest – C. Stei, Introduction to Algorithms, MIT Press, Cambridge – MA 2001, p. 7).
Le tipologie di A.I. sono due: l’A.I. debole e l’A.I. forte.
L’A.I. “debole” opera nei sistemi tecnologici esplicando funzioni umane anche complesse, ma è inadeguata a decidere autonomamente e a dirimere problemi specifici, essendo priva della consapevolezza di ciò che svolge. Si focalizza sul problema di un settore particolare e in quell’ambito agisce.
L’A.I. “forte” riguarda invece le macchine che potrebbero nel futuro disporre di autonomia e di indipendenza uguale o superiore a quella umana, sviluppando anche la coscienza di sé. Processo arduo, al momento, poiché anche per l’uomo è tuttora oscura la funzionalità complessiva del proprio cervello.
Machine Learning e Deep Machine Learning
Un ruolo non trascurabile nell’evoluzione dell’A.I. l’ebbero il Machine Learning (appredimento automatico) e il Deep Machine Learning (appredimento automatico profondo).
Il primo è un modello computerizzato che consente alla macchina di apprendere un’azione o un’attività direttamente da immagini, suoni e testi. Il secondo “istruisce” i computer a compiere azioni ovvie per l’uomo, apprendendo tramite l’esempio, richiamandosi ai meccanismi del cervello biologico e quindi della mente umana. Mentre il Machine Learning copia e replica, il Deep Machine Learning emula l’uomo e acquisisce capacità predittive. Anche se il secondo potrebbe apparire un modello futuristico, è già funzionale nel riconoscimento vocale e delle immagini o nei sistemi di Natural Language Processing (elaborazione del linguaggio naturale), cioè nel rispondere a interrogativi riguardanti molteplici argomenti.
Addentrandoci nello specifico, sono l’A.I. in generale e il Deep Machine Learning in particolare a porre interrogativi antropologici, filosofici ed etici. Ad esempio: cosa può delegare l’umano alla macchina? come muterà la qualità della vita quando le macchine diverranno influenti nelle opinioni e nei giudizi? quali limiti porre all’autodeterminarsi consapevole di una macchina? come umanizzare la tecnica evitando che questa macchinizzi l’uomo?
Riassumendo dobbiamo chiederci? L’A.I. rappresenta un’opportunità o una minaccia per l’umanità?
L’A.I., oltre che condividere la nostra quotidianità, penetra ogni settore della società: da quello bancario a quello industriale, da quello manifatturiero a quello del trasporto, da quello sportivo a quello ludico, dall’habitat domestico all’area medico-sanitaria.
Essendo l’argomento molto ampio ci fermeremo unicamente sull’ “l’aspetto medico-sanitario” che tratterremo ampiamente nella robotica, ponendo queste macchine delle sfide con molteplici ricadute.
L’A.I. supporta il percorso diagnostico e terapeutico sia a livello teorico che pratico. A livello teorico, permette una rapida ricerca delle cartelle cliniche, delle caratteristiche dei farmaci per identificare eventuali effetti collaterali, delle pubblicazioni scientifiche riguardanti una patologia… A livello pratico consente l’accelerazione dei processi diagnostici, suggerendo percorsi ottimali di cura o rammenta a persone con disabilità i comportamenti migliori da assumere. Opera, inoltre, nell’aspetto burocratico effettuando prenotazioni o restituendo risultati.
Un’applicazione di A.I. è il sistema “Cure 4.0” per l’assistenza del paziente a distanza che, dalle prospettive annunciate al Congresso organizzato dall’azienda farmaceutica Menarini “Limitless: innovazione in pneumologia, un impegno senza limiti” (Firenze – Aprile 2019), ridurrà del 30% i ricoveri e del 50% gli accessi al pronto soccorso. Attualmente l’attenzione italiana è rivolta ai 4 milioni di pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). In altri Paesi il sistema è già operativo per molteplici patologie. Ad esempio nel Regno Unito – secondo i dati del “Digital Health & Care Institute” – l’algoritmo “Bpco Glasgow and Clyde” anticipa il rischio e diffonde l’allarme se le condizioni del malato peggiorano, riducendo del 30% i ricoveri con un risparmio per il sistema sanitario di 1,4 miliardi di sterline. In Portogallo, invece, l’Hospitalar Universitario de Coimbra si avvale di uno strumento corrispondente che ha diminuito del 50% gli accessi al pronto soccorso. Per G. D’Amore, direttore della Divisione “Famaco-Etico Italia” della Menarini, «sono oltre mezzo miliardo nel mondo le persone che soffrono di malattie respiratorie ed è enorme l’impegno della ricerca a livello internazionale nello sviluppo di nuove tecnologie che possano consentire ai pazienti una migliore qualità e una maggiore aspettativa di vita. Per tutti loro, l’A.I. può rappresentare un’efficace salva vita» (hiips://www.menariniblog.it/pneumologia-bpco-intelligenza-artificiale
L’A.I. e la robotica, come vedremo la prossima volta, sollecitano un eccezionale discernimento etico affinché la persona permanga al centro di ogni servizio. Sono le sfide dei prossimi anni che richiederanno di porre a fianco dei tradizionali principi della bioetica innovativi criteri, categorie e linguaggi.
Per questo terminiamo con sette principi evidenziati dalla “Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea” (Comece) nel Documento Robotizzazione della vita – L’etica in vista delle nuove sfide (https://www.comece.eu/dl/olOrJKJKKMLLJqx4KJK/Robotization_of_life_final_version_.pdf) (gennaio 2019).
1.È primario il controllo umano dell’A.I. avendo come finalità il progresso della persona e dei suoi diritti e non la riduzione della sua autonomia.
2.Gli algoritmi dovranno dimostrarsi attendibili per evitare errori o produrre incoerenze.
3.I cittadini dovranno essere informati sull’uso dei loro dati personali e controllare la loro destinazione come richiesto dalle normative sulla privacy.
4.Le operazioni dei sistemi di A.I. dovranno essere tracciabili.
5.Personale professionale dovrà vigilare su eventuali errori degli algoritmi che potrebbero generare discriminazioni.
6.L’A.I. dovrà operare per il benessere sociale e ambientale, accrescendo la sostenibilità ecologica.
7.I sistemi di A.I. dovranno sempre essere riconoscibili.
Ebbene opportunità e minacce ci impegnano a discernere il fenomeno, cioè al «sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidere responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica» (Sinodo dei Vescovi, Documento Finale, 27 ottobre 2018, n. 109) e dei valori etici.
Don Gian Maria Comolli
(Prima continua)