Il cristiano “IN RETE”

By 1 Febbraio 2025Attualità

Oggi voglio trattare per chi si ritiene testimone del Signore Gesù, cioè cristiano il tema della “Rete”, ma alcuni spunti possono essere condivisi anche dall’indifferente e dall’agnostico. Mi chiederò: come evangelizzare in internet? Con quali modalità dobbiamo essere presenti nell’ambiente digitale? Come coniugare “in Rete” contenuti e testimonianza?

Premessa

La missione della Chiesa, e di conseguenza dei discepoli di Cristo, è quella di annunciare il Vangelo, affinchè l’uomo di ogni epoca possa coronare l’esigenza più profonda presente nel suo cuore, cioè incontrare il Salvatore, per offrire un significato alla sua precaria avventura terrena.

1.Evangelizzazione e comunicazione

“Evangelizzare” e “comunicare” sono direttamente congiunti, essendo “l’evangelizzazione” e “la comunicazione” di una “Parola vitale elementi che trasformano la vita.
Evangelizzare, però, non significa reclamizzare il Vangelo, oppure propagare delle nozioni religiose, ma è assumere nella quotidianità uno “stile di vita” fondato sulla testimonianza. Quindi, vocaboli e verbi come: testimoniare, evangelizzare, comunicare, comunione, coerenza, congruenza e costanza devono procedere contemporaneamente e intersecarsi.
Fino ad ora, la prospettiva più esaminata sulla religiosità in internet, è stata quella sociologica; ma per comprendere qualcosa di più, e soprattutto per essere testimoni, serve andare oltre per giungere alla “cyberteologia” definita “l’intelligenza della fede al tempo della Rete” (A. Spadaro), vale a dire una cognizione che muovendosi dall’esperienza di fede sprigioni un impulso conoscitivo e testimoniale nella logica della rete. In questo contesto un ruolo rilevante è assunto anche dalla “comunione” poiché la vita del cristiano e della Chiesa è plasmata da questa caratteristica che non è opzionale ma una realtà costitutiva. La koinonìa (comunione), dono dello Spirito, è una “forma Ecclesiae” che modifica anche “la connessione”.
Infine, la comunione, deve essere sostenuta della “testimonianza”, poiché il cristianesimo è fondato sulle relazioni e, pure “il contenuto”, non può prescindere da chi lo propone che si coinvolge personalmente. Nella Rete non esistono informazioni “neutre”!

2.L’attenzione a chi non crede

I nuovi mezzi di comunicazione consentono di entrare in contatto con i credenti appartenenti alle varie religioni oltre che con atei e con agnostici. Pure di loro una pastorale nel mondo digitale è chiamata a tener conto! Ebbene, “la Rete”, può diventare strumento per far conoscere Cristo essendo internet “la piazza” frequentata da persone di ogni età, ceto sociale, culturale e religioso.
Un altro ambito di riflessione riguarda “l’ignoranza religiosa” della quasi totalità della popolazione italiana. E, non vanno tralasciati, da ultimo, i pregiudizi spesso qualunquistici e affrettati riguardanti la Dottrina Cattolica o l’Istituzione Chiesa. Il web può trasformarsi in un canale diretto per abbattere diaboliche barriere!

3.Una fede matura antidoto al populismo

Gli strumenti di comunicazione mostrano comunemente disinteresse agli argomenti religiosi e alla Chiesa se manca lo spettacolare. La spettacolarità è, il più delle volte, la spinta che induce a riservare spazio ad un evento religioso spesso identificato con i vertici della Chiesa, mentre la testimonianza e la carità di migliaia di sacerdoti e di uomini e donne cristiane che vivono con altruismo, abnegazione e sacrificio nel quotidiano è boicottato. E ciò conduce al banale!
Inoltre, nel mercato delle opinioni, la proposta della Chiesa è una tra le tante, mentre notiamo “nella Rete” un’ accentuata ricerca che assume le caratteristiche di un immenso “supermarket” del religioso.
Serve, invece, l’ inculturazione del messaggio evangelico senza modifiche, sentimentalismi, sdolcinamenti, superficialità e presappochismi. Di conseguenza, affinchè “l’avvenimento cristiano” custodisca la sua potenza travolgente, i cristiani, anche in Rete, dovranno essere attendibili, veritieri e fedeli alla Tradizione e alla Dottrina Cattolica, evitando atteggiamenti di buonismo o di permissivismo, ammonendo affermazioni ambigue o equivoche.

4.La mediazione ecclesiale e il linguaggio

Un altro aspetto critico è il riconoscimento dell’autorità gerarchica. Afferma A. Spadaro: “Una volta potere e autorità confluivano verso un centro. Invece la Rete, di sua natura, è fondata sui link, cioè sui collegamenti reticolari, orizzontali e non gerarchici: ogni potere e autorità defluiscono da un centro alla periferia”(Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Vita e Pensiero, pg. 68). Prosegue il filosofo francese P. Lévy: “L’universo della cybercultura è sprovvisto di un centro oltre che di linee direttrici univoche. E’ vuoto, senza contenuto specifico. O meglio accoglie in sé tutti i contenuti perché si limita a mettere in contatto un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi con un qualsiasi altro, qualunque sia il peso o il valore semantico delle entità messe in relazione” (Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, pg. 105). Tutto ciò pone in discussione l’autorità nella Chiesa e le mediazioni ecclesiali che salvaguardano l’autenticità dottrinale. Pur non ponendo in discussione nessuna autorità ecclesiale o autenticità dottrinale, sarebbe opportuno rivedere il linguaggio per conformarsi a quello della Rete: conciso, coinvolgente, caratterizzato dall’ unità tra scritto, suono ed immagine. Ecco l’importanza di originali ed efficaci modelli comunicativi!

5.Promuovere la cultura del rispetto, del dialogo e dell’amicizia

RISPETTO DELLA DIGNITÀ UMANA.
Nella produzione e nella diffusione di contenuti va rispettata la dignità e il valore della persona umana, evitando la condivisione di parole e di immagini degradanti le persone, incitanti all’odio e all’intolleranza sfruttando, prevalentemente, i deboli e i fragili. Da qui un forte richiamo alla negatività dei siti che degradano la persona ad istinto e morbosità, ai programmi che definiamo “spazzatura” oltre una disapprovazione dei portali con contenuti erotici, pedofili o che incitano alla violenza. Ebbene, la presenza del cristiano in internet, deve assumere il ruolo di coscienza critica e di denuncia!

DIALOGO.
Gli incontri nel “cyberspazio” consentono la conoscenza tra persone di vari Paesi, valori, tradizioni, culture e religioni. Per questo, il dialogo, richiede forme oneste e corrette di espressione insieme ad un ascolto attento e rispettoso. Ovvero, ricordava Benedetto XVI: “il dialogo dev’essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia”(25 gennaio 2009).

VERA AMICIZIA.
L’ amicizia è un immenso bene poiché favorisce la crescita umana e spirituale. Per questo dobbiamo superare il rischio di banalizzarla, e volgendoci a quella online, dobbiamo porre che attenzione che non elimini o sostituisca quella quotidiana, poiché quando il desiderio di quella virtuale diventa ossessiva, si ha come conseguenza l’isolamento e l’interruzione della reale interazione sociale.
Navigando in Rete, constatiamo l’esigenza dell’uomo contemporaneo di comunicare e di implementare autentici dialoghi, particolarmente questo un bisogno avvertito dalle nuove generazioni. Da qui il dovere del cristiano alla formazione e a saper rendere la comunicazione un’opportunità!

6.Il rischio di una fede virtuale

Una criticità superabile con la consapevolezza che la comunicazione religiosa non è fine a stessa ma ha come obiettivo l’incontro tra Dio e l’uomo e di conseguenza la diffusione del Vangelo.

Concludendo non scordiamoci mai che “la Rete” è un’estensione del nostro spazio vitale ed anche un luogo “religioso” in cui vivere la nostra testimonianza e i nostri valori.

don Gian Maria Comolli