Nel mese di febbraio voglio trattare di “etica nella comunicazione”, dimensione assai importante non solo per il giornalista ma per ognuno di noi, poiché quasi tutti comunichiamo quotidianamente mediante il web. La “pillola” sarà, vista l’ampiezza dell’argomento, divisa in tre parti: Etica in internet, etica del giornalismo e della pubblicità e etica nelle comunicazioni sociali.
Etica
L’ etica, che fu introdotta nel linguaggio filosofico da Aristotele con il concetto di “Theoria etihè”, deriva dal vocabolo greco “ἔθος” che significa “carattere”, “comportamento”, “costume” o “consuetudine”, infatti indica i valori, i principi, i criteri e le norme morali che dovrebbero guidare gli atteggiamenti e le scelte di una società in un determinato periodo storico di fronte alle articolate situazioni esistenziali o nell’esercizio di una professione o nell’esplicazione di un servizio. Non possiamo scordare, inoltre, che l’etica fa scaturire altri interrogativi; ad esempio il rapporto del singolo con l’etica societaria, oppure come può coincidere la legge morale con quelle positive…
L’etica suggerisce, inoltre, “il lecito” e “l’illecito” oppure il “bene” e il “male” per il singolo e per la società, offrendo indicazioni per privilegiare la rettitudine, l’integrità e l’onestà evitando l’immoralità, la disonestà e la scorrettezza. Questa affermazione del cardinale Carlo Maria Martini, già Arcivescovo di Milano, riassume efficacemente quando affermato precedentemente. “L’etica aiuta a comprendere ciò che è buono in sé; ciò che va fatto o evitato ad ogni costo e in ogni caso, a prescindere dai vantaggi personali e sociali che se ne ricavano; ciò che è assolutamente degno dell’uomo che si oppone a ciò che è indegno; ciò che non è negoziabile, su cui non si può né discutere né transigere”(Viaggio nel vocabolario dell’etica, Piemme, pg. 25).
Ebbene, ogni azione, compiuta dalla persona consapevole è sempre portatrice di una valenza etica. Pertanto, “l’etica della comunicazione”, è una “materia filosofica” che rientra nell’ambito delle etiche applicate; “è la disciplina che individua, approfondisce e giustifica quelle nozioni morali e quei principi di comportamento che sono all’opera nell’agire comunicativo, e che motiva all’assunzione dei comportamenti da essa stabiliti” (A. Fabris, Etica della comunicazione, Ed. Carocci, pg. 15). Spazia dalla televisione alla radio, dalla carta stampata alla Rete; quindi interpella ciascuno di noi.
Figure filosofiche rilevanti come J. Habermas e K. Otto Apel appartenenti alla corrente filosofica del “neo-kantismo” e più in particolare all’ “etica del discorso”, evidenziarono quattro elementi imprescindibili per una comunicazione che intersechi le valenze etiche.
1.La giustezza (richtigkei): il rispetto della situazione argomentativa.
2.La verità (wahrei): il formulare enunciazioni congrue.
3.La veridicità (wahrhaftigkei): la schiettezza e la persuasione sulle proprie affermazioni.
4.La comprensibilità (Verständlichkeit): la capacità di esprimersi facendosi capire.
Dunque, “comunicare bene”, significa comunicare “efficacemente” e “efficientemente” ma ciò, dalla prospettiva etica, è insufficiente poiché nella diffusione di un messaggio occorre “promuovere e praticare il bene” oltre che essere “giusti”, “veritieri” e “solidali”.
1.Etica in internet
Nel febbraio 2002, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, pubblicò il Documento “Etica in internet” che ora esamineremo per trattare questo punto.
Composto da una introduzione e da una conclusione, si concentra sul “fenomeno Internet” simbolo dell’epoca moderna non trascurando motivi di inquietudine e di preoccupazione ed offre delle “raccomandazioni” per il suo efficace e vantaggioso uso.
Introduzione (1-6)
Il Documento, che si propone la risposta all’interrogativo: “le persone sono più felici e migliori?”(1), ribadisce che come per gli altri strumenti di comunicazione sociale, la persona e la comunità, sono gli elementi centrali per la valutazione etica(cfr.: 3).
E’ esposto, innanzitutto, il punto di vista cattolico evidenziando che la Chiesa può offrire due contributi importanti: il suo impegno a favore della dignità della persona umana e la sua lunga tradizione di saggezza morale(cfr. 2).
Internet (7-9)
“Internet possiede caratteristiche eccezionali”(7) essendo istantaneo, immediato, egualitario… Partendo da questa affermazione positiva, il Documento, propone una riflessione che si colloca tra la denuncia e la profezia poiché non scorda che questo strumento è strettamente legato ai suoi aspetti etici(cfr. 8). Pertanto, la positività di internet, è realizzabile se l’uomo pone alla base di questo potente mezzo la prospettiva etica di servizio alla persona, di giustizia e di pace. Come gli altri mezzi della comunicazione sociale, internet prospetta due sembianze. Ad esempio “può essere utilizzato per rompere l’isolamento degli individui e dei gruppi oppure intensificarlo” (7); può “aiutare le persone ad usare responsabilmente la libertà e la democrazia (…), ad ampliare gli orizzonti culturali ed educativi” oppure “aumenta l’alienazione e l’egocentrismo…” (9).
Alcuni motivi di preoccupazione (10-14)
Il primo motivo di preoccupazione è il “digital-divide”. Il Documento rammenta la doppia possibilità di impieghi contrastanti: quello della condivisione e dell’apertura e quello, appunto, del “digital divide”, “una forma di discrimi-nazione che divide i ricchi dai poveri” (10), che crea disparità fra le Nazioni sulla base dell’accesso o dell’impossibilità di accesso a questa tecnologia informatica. “Il cyberspazio dovrebbe essere una fonte di informazioni e servizi accessibili a tutti gratuitamente in una vasta gamma di lingue”(10).
Il secondo timore concerne la dimensione culturale. “La nuova tecnologia informatica e Internet trasmettono e contribuiscono a inculcare un insieme di valori culturali, e modi di pensare sui rapporti sociali, sulla famiglia, sulla religione, sulla condizione umana, il cui fascino e la cui novità possono sfidare e schiacciare le culture tradizionali”(11). Immediatamente il Documento chiarifica gli aspetti culturali più a rischio: “Internet, insieme ad altri mezzi di comunicazione sociale, sta trasmettendo messaggi carichi di valori propri della cultura secolare occidentale a persone e società che in molti casi non sono in grado di valutarli e di confrontarli. Ciò causa problemi gravi, ad esempio nell’ambito del matrimonio e della vita familiare, che stanno sperimentando ‘una crisi diffusa e radicale’ in molte aree del mondo”(11).
La terza causa di preoccupazione attiene la libertà di espressione; di conseguenza si sostiene “con vigore la libera espressione e il libero scambio di idee. La libertà di conoscere la verità è un diritto umano fondamentale e la libertà di espressione è una pietra d’angolo della democrazia(cfr. 12). Per questo, si disapprovano e si rigettano i condizionamenti che poteri politici e economici o interessi particolari possono attuare.
Il quarto motivo di preoccupazione è rivolto al giornalismo.
“La presenza giorno e notte del giornalismo on-line contribuiscono anche al sensazionalismo e alla diffusione del pettegolezzo, alla mescolanza di notizie e a una diminuzione, almeno apparente, delle cronache e dei commenti seri” (13). Di conseguenza un accorato appello: “Un giornalismo onesto è essenziale per il bene comune delle nazioni e della comunità internazionale” ( 13).
Infine, un quinto timore: la criticità “della Rete” nei confronti della veridicità delle notizie. “Siamo preoccupati anche per il fatto che gli utenti di Internet utilizzano la tecnologia che permette di creare notizie su comando, semplicemente per fabbricare barriere elettroniche contro idee poco familiari. Ciò non sarebbe salutare in un mondo pluralistico nel quale è necessaria una crescente comprensione reciproca fra le persone”(13).
Raccomandazioni e conclusioni (15-18)
La logica conclusione del Documento è questo consiglio: “Tutti gli utenti di Internet sono obbligati a utilizzarlo in un modo informato e disciplinato, per scopi moralmente buoni”(15).
Vengono interpellati particolarmente i genitori e la scuola.
I genitori : “dovrebbero guidare e supervisionare l’uso che i loro figli fanno di Internet”(15).
La scuola: “dovrebbe insegnare l’uso perspicace di Internet quale parte di un’educazione mass-mediologica completa, che includa non solo l’acquisizione di abilità tecniche – prime nozioni di informatica e tutto ciò che si supporta ad essa – ma anche l’acquisizione della capacità di valutare in modo informato e sagace i contenuti”(15).
Alla prossima settimana.
don Gian Maria Comolli (fine prima parte)