E. Perucchietti, La Censura nelle “Democrazie” del XXI Secolo, Ed. Arianna, pp. 240, Euro 19,90
“Se vogliamo che la nostra voce conti, ricorda E. Perucchietti, dobbiamo unirci in una lotta comune contro il fuoco del totalitarismo democratico, pronto a bruciare digitalmente ogni forma di dissenso e a riscrivere la Storia a proprio piacimento”.
Sui social network il controllo delle informazioni è sempre più stringente: post, articoli e opinioni che sfidano la narrativa dominante vengono oscurati o rimossi, mentre gli algoritmi penalizzano i contenuti ritenuti “non conformi” a certi standard, determinando una moderna forma di Inquisizione digitale. Inchieste e casi di cronaca, dai Twitter Files all’arresto di Pavel Durov, attestano le pressioni che le Big Tech ricevono dai governi e dalle agenzie di intelligence per assecondare questa china liberticida. Il silenziamento delle voci divergenti avviene anche fuori dalla Rete, come dimostrano le derive puritane dell’ideologia woke e il fanatismo della cancel culture.
Esprimere un pensiero divergente diventa un “reato di opinione”
Al tempo delle guerre ibride, i Giganti del web, coadiuvati dai media di massa e dai fact-checkers, sono diventati il braccio armato del Potere: questo sistema intende creare una informazione certificata, presentando come legittime solo le narrazioni conformi alla linea ufficiale, mentre tutte le forme di pensiero critico vengono etichettate come “complottismo” o disinformazione e rischiano di essere perseguite come uno “psicoreato” di orwelliana memoria.