Figlio di un esule istriano, Riccardo Rossi ci racconta la storia della sua famiglia. In quel tragico evento, ci fu spazio per la misericordia.
Quando si avvicina il 10 febbraio, giorno del ricordo della tragedia delle Foibe, dei tanti morti e dei tanti istriani che sono dovuti scappare per non essere uccisi (tra cui mia nonna, mio padre e mia zia), mi assale la tristezza.
Spesso la storia traccia curve a gomito che solo per miracolo la spinta centrifuga non ti sbatte fuoristrada, giù nel burrone. Una curva di queste è quella affrontata da mia madre con la sua famiglia, strappati violentemente dalla loro terra istriana e dalle loro radici dall’odio e dal fiele della guerra. I fatti sono tutti in fila, e solo una cieca prostrazione a una delle più sanguinarie ideologie produce ancora polemiche e negazionismi.