Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’Europa non può più ignorare le proprie debolezze strategiche. Per decenni, ha vissuto nell’illusione di un sostegno americano incondizionato, rifugiandosi in un immobilismo burocratico che ha soffocato ogni ambizione federale. Oggi, però, il mondo si sta riorganizzando attorno a nuove potenze e conflitti, mentre l’Europa continua a dividersi in sterili battaglie culturali.
Sono sempre di più, e non sono “effetti collaterali”, le vittime civili, ovvero il totale di feriti e uccisi, delle guerre e dei conflitti nel mondo, di cui il 1° febbraio si celebra la Giornata nazionale. I Paesi più colpiti sono Gaza, con il 39% del totale delle vittime civili nel 2024, poi Ucraina, Libano, Sudan e Myanmar.
Intervista a Paolo Beccegato – attualmente responsabile amministrativo del Servizio per gli interventi caritativi della Conferenza Episcopale Italiana – curatore, con Walter Nanni, dell’Ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas Italiana, recentemente edito nel volume dal titolo Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo (San Paolo).
Dunque, il mondo è in pericolo dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e il suo discorso, definito “inquietante” da tanti? Proviamo a ragionare con la mente sgombra e i piedi per terra, partendo dalla realtà, oltre le opposte retoriche.
Il ministro Urso indica ciò che è possibile fare per l’Ue, che però deve “muoversi in fretta, non limitarsi a reagire ma ad agire, con una visione strategica e non con misure tampone, con la politica e non con la burocrazia”.
Donald Trump ha firmato già nel primo giorno 48 ordini esecutivi e ha annullato 78 decisioni di Biden. La valanga di provvedimenti è tendenzialmente a favore della vita e della famiglia, abrogando gli esperimenti sociali gender e “inclusivi”.
“Se vogliamo che la nostra voce conti, ricorda E. Perucchietti, dobbiamo unirci in una lotta comune contro il fuoco del totalitarismo democratico, pronto a bruciare digitalmente ogni forma di dissenso e a riscrivere la Storia a proprio piacimento”.
È nato con l’osteogenesi imperfetta e molte fratture, lo diedero quasi per spacciato. Invece don Marco Ricci compie 52 anni ad aprile, è prete da 26 e parroco a Ercolano.
Il nostro essere al mondo dipende da chi decise di aprirsi alla vita: ecco perché serve stare con le mamme per strappare bambini allo scarto.
Studio e formazione al lavoro: ecco gli strumenti che la Fondazione di Acireale mette in campo dal 2008. Così comunità cristiana e territorio fanno rete.