Non è una novità, ma ormai una consuetudine, che l’8 marzo la “Giornata Internazionale della Donna”, alcune “pecore nere” femministe, non esaltano il “genio femminile” ma insultano e offendono la sensibilità di tanti italiani. Anche quest’anno il copione si è ripetuto; vari gli episodi, ma quello più blasfemo è avvenuto a Napoli dove nella manifestazione “Non una di meno”, cappeggiava un maxi cartellone raffigurante la Madonna alla quale era stato sostituito il cuore con una pillola abortiva.
Due osservazione.
Tra i molti commenti quello che ha riassunto egregiamente lo stato d’animo di molti è stato quello dell’Arcivescovo di Napoli, cardinale Mimmo Battaglia, che ha affermato: “Viviamo in una società democratica, in cui la libertà di espressione è un diritto fondamentale e inviolabile. È giusto e doveroso che ciascuno possa manifestare le proprie idee, anche quando queste riguardano temi delicati e divisivi. Tuttavia, ogni diritto porta con sé anche una responsabilità: quella di esprimersi senza ledere la sensibilità degli altri, senza ferire ciò che per molti è sacro, senza trasformare il dibattito in uno scontro che alimenta soltanto divisione e risentimento“.
Inoltre, questo gesto è chiara “blasfemia” che si compie quando un’opera d’arte, un disegno o una pubblicità offende o disturba la sensibilità religiosa, punita dall’articolo 724 del Codice Penale. Ma, come mai “la giustizia”, così sollecita, soprattutto in questi ultimi tempi ad ogni illecito verso un migrante, tacce? Eppure, l’articolo 331 del Codice Penale è chiarissimo affermando che i pubblici ufficiali devono denunciare all’autorità giudiziaria la notizia di ogni reato perseguibile d’ufficio di cui siano venuti a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni o del loro servizio. Non sono sufficientemente i video che circolano in internet o le varie foto pubblicate? L’Associazione ProVita&Famiglia sta valutando la possibilità di un’azione legale e Il vice presidente Jacopo Coghe pone l’accento sul fatto che se a essere insultato fosse stato un simbolo di altre religioni, “si sarebbe gridato allo scandalo e sarebbe subito partita un’azione giudiziaria”.
Con amarezza e tristezza dobbiamo constare “due pesi e due misure” sempre a scapito della religione cattolica.
Don Gian Maria Comolli