Spesso, durante le confessioni, alcune persone mi dicono: “ho fatto del pettegolezzo ma non ho portato danno a nessuno!”; ritengono il pettegolezzo un atto innocuo, quasi innocente. E’ questo un concetto profondamente errato poiché tu non sai che uso farà il tuo interlocutore della tua informazione. Non scordiamoci mai che il pettegolezzo può distruggere persone e famiglie e causare sofferenze che portano alla morte psicologica e spirituale. Non a caso, il Libro del Siracide, afferma: “ne uccide più la lingua della spada” (28,18), frase ripresa anche da un proverbio della saggezza popolare. Inoltre, il Signore Gesù, ha affermato chiaramente che colui che parla male del fratello e della sorella o chi calunnia il prossimo è “omicida” (cfr. Mt. 5,21-22) e, i latini affermavano: “multo quam ferrum lingua atrocior ferit” (la lingua ferisce molto più della spada).
Ebbene, anche oggi, la situazione non è cambiata come affermato da Papa Francesco: “Non mi stanco di ripetere che il chiacchiericcio è una peste per la vita delle persone e delle comunità perché porta divisione, sofferenza e scandalo, e mai aiuta a migliorare e a crescere” (10 settembre 2023). Dunque, non scordiamocelo mai che i giudizi, i pettegolezzi e il chiacchiericcio rivestono un grave peso anche se non ce ne rendiamo conto poiché possono ferire profondamente, danneggiare gravemente, colpire i sentimenti anche maggiormente delle armi.
Cos’è il pettegolezzo?
L’enciclopedia Treccani lo definisce: “il parlare indiscretamente e malevolmente sul conto di qualcuno, in sua assenza” mediante chiacchere, dicerie, maldicenza e gossip. Purtroppo, come ricorda Roberto Benigni,“la gente vede, sente e parla. Purtroppo però vede male, sente poco e parla troppo”. E, il regista Bruce Lee, aggiunse: “Più sono vuote le teste, più sono lunghe le lingue”.
E tu, come devi reagire nei confronti del pettegolezzo nei tuoi confronti? Smettendo di soffrire poiché come affermava lo scrittore Michele Scirpoli: “Ogni qualvolta parleranno alle spalle di te, ricorda che la tua superiorità viene così riconosciuta”.
Ti raccontano un pettegolezzo; che fare?
Ci suggerisce il celeberrimo filosofo greco Socrate che un giorno fu avvicinato da una persona che gli disse: “Socrate! Sai cosa ho appena sentito dire sul tuo amico?”. Ed egli riposte con quelli che sono passati alla storia come i “3 setacci” o i “3 filtri” che dovremmo interiorizzare per migliorare e rendere più empatico e sereno il clima della nostra famiglia, del luogo di lavoro, del sociale e anche della Chiesa.
Primo filtro: la verità.
Chiediti. “Hai verificato che ciò che stai per raccontare sia vero e non solo un sentito dire? Lo hai verificato con i tuoi occhi ed approfondito?”.
Secondo filtro: la bontà.
Chiediti. “Ciò che voglio comunicare è una cosa buona? Riguarda qualcosa di positivo o solo di negativo sull’altro?”.
Terzo filtro: l’utilità.
Chiediti. “Ciò che vuoi dirmi è utile? Mi sarà di beneficio saperlo o causerà solo danni e incomprensioni con l’altro?”
Quell’uomo, riflettendo sulle domande di Socrate, si rese conto che non poteva essere sicuro della veridicità del pettegolezzo e che non era né buono né utile da dirsi.
La conclusione di Socrate e la nostra
Socrate pose al suo interlocutore questa domanda: “Se ciò che vuoi dirmi non è né vero, né buono, né utile, perché me lo vuoi dire?”. Ecco l’atteggiamento che dobbiamo assumere: prima di parlare documentati e rifletti!
Don Gian Maria Comolli