I LAICI preparati e coraggiosi rendono più umana la società

By 29 Marzo 2025Attualità

Concetto di laico

Il termine “laico” ha origine dalla parola greca “laicos” che significa “del popolo”; quindi il laico è un “membro del popolo”. E, questo vocabolo, nell’attuale contesto societario assume due accezioni diverse e opposte.
Nel “contesto ecclesiale” è ogni persona che avendo ricevuto il battesimo è membro del Popolo di Dio cioè della Chiesa. Si differenzia da chi, oltre al Battesimo, ha ricevuto il Sacramento dell’Ordine divenendo parte del Clero: Vescovi, Sacerdoti, Diaconi. Si distingue da chi ha emesso i Voti di castità, povertà e obbedienza partecipando così ad un Istituto Religioso maschile (i frati) o femminile (le suore) o a un Istituto Secolare. Ma, e questo è molto importante, tutti i membri della Chiesa clero, religiosi/e e laici posseggono la medesima dignità pur esercitando ministeri differenti. Perciò, mentre i ministri dell’Ordine Sacro svolgono compiti prevalentemente spirituali e quelli che hanno professato i Voti testimoniano il distacco e lo spirito delle beatitudini, i laici ricercano e testimoniano il Regno di Dio nei contesti mondani con la finalità di indirizzarle a Dio. I laici, ammonisce il Concilio Vaticano II, “implicati in tutti e singoli affari del mondo, e nelle ordinarie condizioni di vita familiare e sociale, sono chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l’esercizio del proprio ufficio e sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo manifestare Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro stessa vita” (Lumen Gentium 31).
Nel “contesto politico-sociale”, invece laico è la persona che si illude di poter risolvere i problemi dell’umanità senza la collaborazione di Dio. Laicismo, quindi, equivale a un umanesimo esclusivamente terreno.

Caratteristiche del laico-cristiano

Rendere presente Cristo nella società, quindi nei settori della politica, del lavoro, della cultura, della scienza e della sanità. E ciò avviene mediante l’esercizio delle tre funzioni messianiche (sacerdotale, profetica, regale). A tale argomento il Concilio Vaticano II dedica un documento: “Apostolicam actuositatem”, cioè l’ “Apostolato dei laici”.
Mentre sto scrivendo mi viene alla mente un episodio della vita del Venerabile Servo di Dio Giorgio La Pira (1904 – 1977), celebre sindaco di Firenze e geniale uomo politico. Prima di recarsi a Mosca per incontrare i dirigenti dell’URSS, scrisse a papa Pio XII una lettera in cui affermava: “Vado come ambasciatore di Cristo e della Chiesa di Cristo; a mie spese e a mio rischio. Se sbaglio la colpa è mia; se non sbaglio il merito è unicamente di Dio e della Chiesa di Dio”. Sta proprio in questo l’apostolato dei laici: rendere presente Cristo e la Chiesa in tutte le strutture di questo mondo, con stile e metodi propriamente laicali.
Quindi, la vita cristiana laicale, è per sua natura vocazione all’apostolato che deve essere sorretta da alcune basi teologiche.
1. Una forte spiritualità personale.
2. Il precetto della carità, elemento essenziale della vita cristiana, dove è presente il maggiore dei Comandamenti del Signore Gesù. E, come concretizza, il laico cristiano questo comandamento? Con l’atto di carità di annunciare il messaggio evangelico affinchè tutti gli uomini possano salvarsi.
3. Fautore dell’apostolato è soprattutto lo Spirito Santo che elargisce al laico cristiano alcuni carismi da mettere al servizio degli altri.
Il progresso umano, rapido e vertiginoso, necessita di essere umanizzato e cristianizzato e ciò richiede al cristiano laico un impegno più forte e determinato che nei tempi passati.
Occorrono pertanto al laico cristiano:
– una profonda competenza nel settore della sua attività;
– un ricco corredo di virtù umane;
– un’autentica vita cristiana.

Laico cristiano e società

Il Concilio Vaticano sottolinea: “I laici devono assumere il rinnovamento dell’ordine temporale come compito proprio”. Come?: “1 essere guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, devono operare direttamente e in modo concreto. 2. come cittadini devono cooperare con altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità. 3. dappertutto ed in ogni cosa devono cercare la giustizia del Regno di Dio”. Insomma, “l’ordine temporale deve essere rinnovato in modo che, nel rispetto integrale delle leggi sue proprie, sia reso conforme ai principi superiori della vita cristiana e adattato alle svariate condizioni di luogo, di tempo e di popoli” (Apostolicam actuositatem. n.7).

Ebbene, il laico cristiano è il ponte fra la Chiesa e la società, divenuta insensibile, diffidente ed ostile, nei confronti della religione, in particolarmente del cristianesimo. I laici cristiani sono “un ponte” non per assicurare alla Chiesa ingerenze o domini sulle realtà temporali o negli affari societari ma per non privare l’odierna società della società del messaggio di salvezza.
A termine della seconda guerra mondiale alcuni soldati americani, acquartierati in un paesetto tedesco distrutto dai bombardamenti, aiutarono gli abitanti a sgombrare e a riparare le case diroccate. L’impresa maggiore fu la chiesa. Pian piano rafforzarono i muri spaccati e il tetto crollante e rimisero insieme una statua di Cristo caduta dall’altare. Rimessa sul piedistallo, l’immagine era come nuova, salvo le mani che non era stato possibile ritrovare. E allora, ai piedi del Cristo mutilato, misero questa suggestiva scritta: “Non ho altre mani che le vostre!”. E’ il messaggio che il Signore Gesù rivolge anche oggi ai laici cristiani. “Non ho altre mani che le vostre per rendere più umana e cristiana la società civile del nostro tempo”.

L’impegno politico del laico cristiano

Tra i compiti specifici del laico cristiano assume una particolare importanza quello politico così riassunto da san Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica “Christifideles laici”, scaturita dal Sinodo dei Vescovi del 1987, dedicato appunto ai fedeli laici. Scriveva il santo papa: “Per animare cristianamente l’ordine temporale i fedeli laici non possono abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune” (n. 22). Inoltre, nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: “L’iniziativa dei fedeli laici è particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa dei fedeli laici è un elemento normale della vita della Chiesa” (n. 899). Inoltre, il Venerabile Giorgio La Pira, scriveva in una lettera a Pio XII del 25.5.1958: “La politica è l’attività religiosa più alta, dopo quella dell’unione con Dio: perché è la guida dei popoli. Dunque una responsabilità immensa e un severissimo e durissimo impegno che ci si assume… La politica è guidata non dal basso, ma dall’alto: nasce da una virtù di Dio e si alimenta di essa: altrimenti fallisce: cade, come cade e rovina la casa costruita sulla sabbia”. Ebbene, il laico cristiano, non può affermare: “La politica non mi interessa” poiché sarebbe il rifiuto di prendere coscienza della sua responsabilità nei riguardi dei fratelli.
Osservando la storia del secolo XX e dell’inizio del XXI notiamo un itinerario con vari passaggi. Negli anni Trenta e Quaranta del XX secolo il laico cristiano si proponeva “la conquista”. Terminata la seconda guerra mondiale ha lasciato spazio alla “testimonianza”. Poi negli anni ’50 ha tentato “la presenza”. Dopo il Concilio Vaticano II ha scoperto “il dialogo”. Negli anni ‘70/’80 si è limitato a “far compagnia”. E ora, molti teorizzano la necessità “dell’assenza”. E, così, il cerchio si chiude “nel nulla”.
chiede finendo nel nulla.

Concludendo

Concludo con un’annotazione di Luigi Einaudi, primo Presidente della nostra Repubblica, che nel suo saggio “Il buon governo”, scriveva: “Erra chi afferma che la fede, che la credenza in una data visione della vita sia un affare privato. Colui il quale restringe la fede alle pratiche di culto, e non informa a quella fede tutta la propria vita, la vita religiosa e civile, la vita economica e politica, non è un vero credente”.

Don Gian Maria Comolli