Nel mese di agosto molti usufruiranno di un periodo di vacanza con abbondante tempo libero. Vi propongo tra le varie letture che avete previsto anche quella del Vangelo come proposto da papa Francesco in un suo twitter: #Prova a leggere il Vangelo almeno cinque minuti al giorno. Vedrai che ti cambia la vita#. E, questa buona abitudine, dovrà poi proseguire nel corso dell’anno.
Perché il Vangelo è importante?
Il Vangelo, oltre che essere un pregevole capolavoro letterario e un testo di eccezionale levatura spirituale e morale, per il cristiano è la massima guida religiosa. Ma, contemporaneamente, è di grande interesse anche per l’ateo o l’agnostico dovendo quotidianamente confrontarsi con il Signore Gesù ammirando le bellezze artistiche delle chiese, udendo il suono delle campane, attraversando piazze e vie dedicate a un santo, seguendo il calendario… Inoltre, è impossibile, ignorando il Vangelo, comprendere anche parzialmente la storia, la filosofia, la letteratura e l’arte che sono impregnati di principi cristiani.
Il Vangelo, ci narra la vita di Gesù Cristo, quell’Uomo-Dio che visse 33 anni nel ristretto territorio della Palestina e modificò la storia e, dopo duemila anni, un miliardo e mezzo di persone in tutto il mondo lo reputano ancora una bussola di riferimento e un’ancora di speranza.
Alcune osservazioni
-Vocabolo
Il vocabolo “vangelo” ha origine dalla parola greca “ευ-αγγέλιον” (eu anghélion) che intersecandosi con il termine latino “evangelium”, significa letteralmente “lieto annunzio” o “buona notizia“.
-Evangelisti
I Vangeli tramandatici dalla tradizione sono quattro, ricordati con i nomi di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. I primi tre sono qualificati “sinottici” possedendo un’identica struttura e un analogo piano narrativo che consente di leggerli parallelamente. Quello di Giovanni possiede invece una struttura propria. Ogni evangelista lo propone a una particolare comunità cristiana primitiva, perciò è una risposta alle criticità presenti nei vari contesti.
-Storicità
Gli autori, abbiamo affermato, sono gli evangelisti: Matteo e Giovanni presenti alla predicazione di Gesù; Marco e Luca, pur non avendolo conosciuto personalmente, hanno vissuto nella prima comunità cristiana di Gerusalemme fin dalla sua fondazione. Marco era l’interprete di Pietro e Luca il medico di Paolo; entrambi li accompagnarono nelle tappe della predicazione iniziale.
Vari storici, anche a seguito della scoperta di alcuni papiri a Qumran, una località presso il Mar Morto, ritengono che i Vangeli siano stati scritti dopo la morte e la risurrezione del Signore Gesù. La giustificazione di quest’ affermazione la possiamo dedurre dal fatto che i Vangeli presentano Gesù fin dalla sua nascita come il Salvatore dell’umanità. Ma per cogliere questa caratteristica occorreva osservare il Messia dall’angolatura prospettica della Pasqua, cioè della sua risurrezione. Per quanto riguarda le date li possiamo porre tra il 50’ e l’80’ d.C.
–Vangeli “apocrifi”
Accanto ai Vangeli definiti “canonici” sono presenti quelli “apocrifi” che si differenziano sostanzialmente dai primi (il Vangelo greco degli Egiziani, il Vangelo di Mattia, il Vangelo di Maria Maddalena, l’Apocrifo di Giovanni, la Sophia di Gesù, il Vangelo di Tommaso-copto, il Vangelo di Pietro…).
Tra le molte diversità da quelli “canonici” ne evidenziamo due: la data di composizione e lo stile.
Quelli apocrifi sono stati scritti nel II° secolo dopo Cristo, tantissimi anni dopo la morte e la risurrezione di Gesù. Anche lo stile è profondamente diverso; quelli canonici sono sobri e moderati nel descrivere gli eventi miracolosi; quelli apocrifi appaiono, per alcuni episodi inattendibili, più una favola o un racconto romanzesco. Ad esempio, riteniamo ridicola e inattendibile la narrazione che ci mostra il bambino Gesù che fulmina all’istante l’amichetto colpevole di avergli distrutto un gioco, oppure che per vendicarsi, trasforma dei compagni in capretti. E, di episodi simili, i testi apocrifi, ne sono zeppi.
Una metodologia di lettura
Proponiamo il testo di B. Maggioni, Il racconto di Matteo, Cittadella editrice, Assisi 1981. L’autore, eminente biblista, riporta i brani di Vangelo oltre dei commenti per comprendere le varie pagine a volte un po’ complesse.
Un metodo di lettura è quello proposto dal cardinale C. M. Martini, per oltre vent’anni arcivescovo di Milano.
Il cardinale indicò di fronte ad ogni capitolo quattro tappe: leggere, meditare, pregare, contemplare.
Leggere. Leggendo attentamente e con tranquillità il brano si potranno identificare elementi che a una lettura veloce potrebbero sfuggire. Leggere con in mano una matita per sottolineare parole o frasi di rilievo o magari oscure.
Meditare. Riflettere sulle parole, sugli atteggiamenti e sulle azioni presenti nel testo per poi confrontarli con la propria vita.
Pregare. Unicamente dalla meditazione intuiamo che quelle parole del Signore Gesù sono un invito personale a ciascuno di noi. Preghiamo perciò, chiedendo al Cristo, di essere coerente con le indicazioni proposte.
Contemplare. Guardare a Cristo per lasciarsi raggiungere dal Suo mistero ed accogliere la sua misericordia e il suo amore.
Affermava Martini: “Allora la lettura dei Vangeli, con i suoi quattro momenti che essa comporta diventa una scuola di vita. Perché l’aver sperimentato personalmente Gesù come il Salvatore e il liberatore cambia inevitabilmente la mia vita, i miei giudizi, i miei criteri, e diventa la confessione pratica, vissuta nelle mie scelte quotidiane, che lui é il Signore della mia storia e della storia di tutti gli uomini, che é lui il Signore del mondo” (C. M. Martini, Dio educa il suo popolo, Centro Ambrosiano, Milano 1987, pg. 61).
Don Gian Maria Comolli