Un post su Facebook giudicato “blasfemo” dai musulmani ha scatenato l’ira degli estremisti nel villaggio di Menbal. Cristiani locali: «Viviamo nel terrore, i nostri figli piangono, non osiamo uscire di casa».
I cristiani copti sono stati attaccati in Egitto da una folla di musulmani lunedì 9 luglio nel villaggio di Menbal, nella provincia di Minya, dove è nato uno dei 21 martiri decapitati dallo Stato islamico in Libia nel 2015. Gridando «Allahu Akbar» e «cacciamo gli infedeli», centinaia di manifestanti hanno preso a sassate le case dei cristiani e cercato di entrare nella chiesa locale e nella casa del sacerdote.
IL POST “BLASFEMO”. L’episodio che ha scatenato la rabbia degli islamici, che costituiscono il 70% dei 45 mila abitanti del villaggio, è un post pubblicato il 5 luglio su Facebook da un cristiano, Abdo, nel quale veniva fatto un paragone tra Maometto e Gesù. I musulmani hanno denunciato per blasfemia l’uomo il giorno seguente alla stazione di polizia della città vicina di Matay. Gli agenti hanno subito arrestato il cristiano, mentre un contingente della polizia impediva a un gruppo di manifestanti di attaccare la sua casa.
«VIA GLI INFEDELI». Tre giorni dopo, il 9 luglio, centinaia di musulmani sono tornati ad attaccare i cristiani, riporta una fonte locale a World Watch Monitor. «Gli estremisti islamici hanno incitato gli altri abitanti ad attaccarci», racconta Girgis Shawky, 32 anni. «Hanno cominciato ad attaccare le nostre case con pietre e bastoni gridando “Allahu Akbar” e cantando slogan contro i copti, come: “Cacceremo voi e il vostro prete dal nostro villaggio, oh infedeli, oh adoratori della croce, oh gente impura».
«VIVIAMO NEL TERRORE». Solo il personale della sicurezza che era a guardia della chiesa di San Tadros ha impedito alla folla di penetrare all’interno e nella casa del sacerdote, padre Makarious El-Kommas Antoun. L’attacco, cominciato prima della mezzanotte, è proseguito fino alle prime ore del mattino seguente quando la polizia ha disperso la folla, arrestando 90 persone. «Abbiamo vissuto momenti di terrore. I nostri figli piangevano», afferma un altro cristiano, Hany Adly. «Noi cristiani siamo rimasti in casa. Abbiamo paura a camminare per strada. C’è il panico, non posso aprire il mio negozio. Anche se ci sono le forze di sicurezza, i musulmani continuano a minacciarci, dicono che appena la polizia se ne andrà si vendicheranno. Temiamo di essere attaccati venerdì dopo la preghiera».
PERSECUZIONE CONTINUA. Per calmare le acque, padre Antoun ha scritto sui social network: «Denunciamo con forza ciò che è stato pubblicato sulla pagina Facebook di Abdo, che i nostri fratelli musulmani hanno inteso come un abuso. Noi non accettiamo abusi di questo tipo. Possa Dio proteggere il nostro paese dal male».
I copti sono continuamente discriminati in Egitto e sotto attacco specialmente nella provincia di Minya. Eclatante l’attentato del maggio 2017, quando 28 pellegrini diretti al monastero di Anba Samuel sono stati massacrati dai jihadisti. A maggio, anche nella provincia di Beheira, i cristiani del villaggio di Al-Shuqaf si sono visti confiscare la chiesa dopo un’azione legale dei musulmani, che non vogliono consentire loro di pregare.
Leone Grotti
Tempi.it, 12 luglio 2018