Il 25 agosto si celebra il decimo anniversario del più grande massacro di cristiani (in via di beatificazione) in India per mano degli estremisti indù. Sette cristiani sono ancora in carcere per un omicidio mai commesso e legato alla strage.
Il 25 agosto verrà ricordato con una messa solenne in India il decimo anniversario dei pogrom dell’Orissa, la più violenta persecuzione settaria mai avvenuta in India contro i cristiani da parte degli estremisti indù. Per l’occasione, il giornalista Anto Akkara, come riportato da AsiaNews, ha lanciato una petizione per il rilascio dei sette cristiani incarcerati senza prove per l’omicidio del leader indù Swami Laxmanananda Saraswati, che innescò le violenze..
Dopo l’assassinio del santone indù il 23 agosto 2008, rivendicato da un gruppo di maoisti ma ugualmente addebitato ai cristiani, migliaia di estremisti indù attaccarono centinaia di villaggi nel distretto di Kandhamal: vennero uccisi circa 100 cristiani, 56 mila fedeli furono costretti alla fuga a causa della razzia e della distruzione di 5.600 case in 415 villaggi. Quasi 300 le chiese distrutte, oltre a conventi, scuole, ostelli e istituti di assistenza.
Per quei cristiani massacrati il cardinale Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana, ha aperto nel 2016 la causa di beatificazione. «Tutta la Chiesa è orgogliosa perché i nostri uomini, le nostre donne e i nostri bambini, che sono stati martirizzati per la loro fede, non sono stati dimenticati», disse John Barwa, arcivescovo della diocesi di Cuttack Bhubaneswar, all’interno della quale si trova il distretto dove è avvenuta la strage. Come raccontato dai parenti, infatti, molti cristiani sono stati bruciati vivi, fatti letteralmente a pezzi, altri sono stati costretti a convertirsi e circa 10 mila persone non hanno ancora fatto ritorno a casa.
In una conferenza stampa che si è svolta ieri, il promotore della petizione, Akkara, ha invitato tutti a sottoscriverla. Per ogni firma il sito genera automaticamente quattro email dirette al presidente della Corte suprema indiana, all’ufficio del presidente dell’India, al direttore della Commissione per i diritti umani e all’Alta corte dell’Orissa. I sette cristiani sono stati condannati all’ergastolo, ma la Chiesa locale continua a insistere che si è trattato di processi farsa motivati politicamente.
Leone Grotti
Tempi.it, 13 luglio 2018