“Così come si nasce omosessuali, si nasce anche pedofili”, questa la battaglia del MAPs (“Persone attratte dai minori”) che pretende di fare parte del mondo Lgbtq, il quale li rifiuta senza però avere ragioni adeguate che non contraddicano la loro ideologia. Ma ora a vittimizzare i «poveri pedofili esclusi» che «nascono così» sono anche studenti e professori di medicina. Ecco come…
Lo sapevamo, lo avevamo detto, scritto e riscritto ma ora l’equazione è fatta, sebbene ancora troppo scomoda e rifiutata dal mondo Lgbt che ha appena finito di ottenere il consenso mondano dopo 50 anni di battaglie e lavoro mediatico-culturale: “Se la sessualità è uno stato psicologico innato, come afferma il mondo Lgbt, per cui omosessuali, bisessuali o transessuali si nasce e la sessualità non è ordinata dalla natura biologica, allora anche le attrazioni verso i bambini vanno considerate in questo modo. Perciò, così come si nasce omosessuali, bisessuali e transessuali, si nasce anche pedofili.
Questa la nuova battaglia del movimento MAPs, ossia “Persone attratte dai minori”, che pretende di fare parte del mondo Lgbtq pur avendo creato, lo scorso giungo (mese del Gay Pride) una versione diversa della bandiera arcobaleno come proprio simbolo (a sinistra). Si sa che agli albori del movimento omosessualista americano (anni ’60/’70), gruppi come la Nambla (l’Associazione del Nord America Amore Uomo/Bambino) facevano tranquillamente parte della cordata arcobaleno. Poi le strategie per ottenere il consenso, cambiate dopo la prima fase e tese a normalizzare gli atti erotici fra persone dello stesso sesso – facendole apparire come normali, prive di lustrini e vittime della violenza e della discriminazione – hanno espulso i pedofili dalla battaglia.
È chiaro però che la radice teorica dei due movimenti è identica, tanto che quello Lgbt condanna la pedofilia pubblicamente senza riuscire a dare giustificazioni teoriche in merito, se non che “i bambini non si toccano”. Ma al di là che ci credano o meno, vista la grande quantità di abusi omosessuali su minori, questa affermazione non basta. Partendo infatti dal loro assunto, “gay si nasce”, è impossibile condannare veramente l’affermazione della MAPs. Inoltre, esattamente come cominciarono a fare negli anni ’80/’90 gli Lgbt, così stanno facendo i pedofili: si vittimizzano, si dicono persone con vite normali, ma con questi sentimenti verso i bambini, saltando poi il problema del consenso del minore affermando che spesso loro non praticano la pedofilia e che se lo fanno chiedono il permesso alle loro prede.
Ad affermarlo è lo stesso The Prevention Network, che dovrebbe prevenire l’abuso sui bambini, ma che di fatto mette in dubbio la classificazione della pedofilia come un disturbo psichiatrico. Secondo il network bisognerebbe parlare di queste persone come MAPs non per forza pericolose. Favorevole a questo approccio è la professoressa Elizabeth Letourneau della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (ricordiamo che Frederick S. Berlin, fondatore del National Institute for the Study Prevention and Treatment of Sexual Trauma, fra i promotori della pedofilia come “uno dei tanti orientamenti sessuali”, viene dall’ospedale universitario Johns Hopkins) che durante un discorso del 2016 al TEDMED ha raccontato che «quando ho incontrato Adam aveva 19 anni…provava attrazioni per i bambini quindi è diventato depresso e pieno di vergogna…Adam ha creato un suo gruppo di aiuto online…immaginate questi adolescenti depressi, spaventati…possiamo fare molto di più…abbiamo intervistato 30 adulti con attrazioni per bambini ma che non praticano la pedofilia, che hanno raccontato cosa è successo loro quando hanno realizzato di avere queste attrazioni…”mi vedevo morto o in prigione”…”la mia paura era parlarne alle persone, non volevo perdere gli amici o andare in prigione per i miei sentimenti…avevo paura che le persone non avrebbero provato a comprendere le mie attrazioni”…”immagino quale dovrebbe essere la risposta di un genitore a questa scoperta e penso sia: ti amo, questo non cambia la mia opinione di te!”». Sul sito del network c’è anche la storia di John bullizzato dai cristiani perché pedofilo. Un copione già visto che usa dei casi limite e del pietismo per far crollare l’avversione naturale che la gente prova verso le centinaia di migliaia di predatori che si nutrono del business della pedofilia e della pedopornografia, come denunciato da don Di Noto e come rivelano diverse inchieste americane.
Sembra un approccio apparentemente buono quello di questi sedicenti difensori dei bambini, dove si cerca di aiutare l’offensore per prevenire l’offesa, ma non siamo ingenui: quello che accadrebbe ad usare un linguaggio buonista sarebbe solo la normalizzazione delle attrazioni verso i piccoli. Perché facendo apparire i carnefici come le vittime del sistema bigotto e chiuso, pian piano si arriverebbe anche a credere che si possa nascere così. E quale sarà il prossimo step se la pedofilia non sarà più vista come un disturbo grave e pericoloso da curare? Certo, ammettere che si possa curare resterebbe un neo per l’ideologia scientifica/universitaria che sostiene che l’orientamento sessuale sia innato e immutabile a prescinedere dal sesso biologico, ma le conseguenze sarebbero devastanti.
Forse quello che fa stare tranquilli è che nell’immaginario sociale la pedofilia sia ancora ritenuta una perversione inaccettabile, ma il problema che questo movimento intellettuale si sta espandendo più di quanto paia possibile. Solo settimana scorsa è esplosa una grossa polemica che ha visto coinvolta la piattaforma Tedx per aver ospitato e pubblicato online il discorso, poi rimosso, di una studentessa di medicina, Mirjam Heine, dell’università tedesca di Wurtzberg. La ragazza sostiene, coerentemente con quanto sbandierato per anni da tutto il mondo accademico, scientifico e mediatico omosessualista, che «dovremmo accettare che i pedofili sono persone che non hanno scelto la loro sessualità e che, a differenza della maggior parte di noi, non potranno mai viverla liberamente», poverini.
Smettere di dire che la pedofilia non è naturale ma frutto di una ferita, una molestia magari, e che «tutti potremmo essere nati pedofili», non è l’inizio della prevenzione e della liberazione, ma della normalizzazione della pedofila. Non a caso questo è esattamente quello di cui il movimento Lgbt ha convinto il mondo per riuscire a farsi accettare. Anche la vittimizzazione di chi prova attrazioni per i bambini non è la strada per arginare il danno, ma solo la caduta dell’ennesimo paletto della legge naturale, unico argine alla debolezza e perversione umane.
Perciò è pericolosissimo quando si dice che non bisogna stigmatizzare la pedofilia, altrimenti, per esempio, si impedisce loro di «dire ai loro figli che non possono andare in spiaggia perché potrebbero esserci lì bambini in costume da bagno…non possono mai essere completamente sinceri con qualcun altro», come ha chiarito Heine, la cui tesi è stata sostenuta da un suo professore. In poche parole, per la nuova ideologia scientifico-accademica, i pedofili non potranno mai cambiare il proprio orientamento, perciò vanno compresi. Mentre a noi sì che è chiesto di mutare il nostro rifiuto per la pedofilia. Una bella contraddizione, l’ennesima, conseguenza di un movimento che rifiuta il dato oggettivo e naturale, le ferite, le scelte e la libertà e che nega la realtà e il dato biologico come oggettivi.
Per ora il muro del consenso pare ancora saldo, ma non dimentichiamo che al Senato americano si è candidato un pedofilo. Non solo, ricordiamo anche quanto raccontato dal dottor Daniel Amen alla Cbn sul fatto che nella quinta edizione del “Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali” si parlava di pedofilia come «orientamento sessuale», termine poi cancellato dalla American Psychiatric Association. Secondo il medico infatti, questa gente è malata e «ha bisogno di cure». Soprattuto deve sapere che la sua inclinazione è anormale perché se la pedofilia «è difficile da trattare», sempre secondo il parere del medico, è possibile che un pedofilo cambi quando crede che il suo comportamento sia sbagliato e quando veramente lo vuole.
Ma sono appunto discorsi che oggi non si possono fare, pena la messa in discussione di tutto il costrutto su cui si è fondata anche la normalizzazione dell’omosessualità. Perciò sarà sempre più difficile opporsi alla tesi distruttiva che “pedofili si nasce”.
Benedetta Frigerio
La Nuova Bussola Quotidiana, 24 luglio 2018