Roberto Saviano ha narrato una Calabria e un Aspromonte popolato da ‘ndranghetisti, raccontando una realtà deformata utilizzata da Salvini per la propaganda.
Il 15 agosto il ministro dell’Interno Matteo Salvini arriverà a San Luca, cittadina simbolo dell’Aspromonte e giungerà in paese mentre sono in corso i preparativi per girare il film “Zero, zero, zero” tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano. A San Luca si incroceranno “narrazione” e” politica”: Matteo Salvini e Roberto Saviano. Salvini trova terreno facile anche grazie ai racconti di Saviano
Protagonisti, nei giorni scorsi, di uno duro scontro sul dramma dei migranti: Saviano decisamente collocato dalla parte degli ultimi del mondo, Salvini intento a raccogliere consensi costruendo il “nemico” con i volti dei “mafiosi” e dei poveri disgraziati spacciati come terribili invasori.
Troveranno San Luca senza sindaco, l’ultimo è stato arrestato sei anni fa per concorso in associazione mafiosa. Accusa falsa ed infatti è stato assolto. Arrestato anche un assessore ed anche lui scagionato da ogni accusa, ma questa vicenda dimostra che nei paesi dell’Aspromonte gli arresti di innocenti non sono una rarità. Non si salvano neanche i parroci: quello di San Luca dovrà rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa mentre il parroco di Platì, un missionario bergamasco, ha aperto un contenzioso con la questura rivendicando il diritto di celebrare i funerali in Chiesa anche ai morti accusati di ‘ ndrangheta.
Nessuna sorpresa che in occasione della cerimonia di inaugurazione del campo sportivo di San Luca abbiano preso la parola il prefetto, ministri, e magistrati. Nessun cittadino del paese è stato invitato a parlare. Tutti confinati ed a debita distanza dal palco delle “autorità” quasi a dimostrare l’estraneità dello Stato rispetto ai cittadini dell’Aspromonte. L’anti- mafia di facciata più che colpire i reati obbliga i calabresi a sottomettersi alle norme di un inutile quanto ipocrita “galateo” poliziesco che prescrive ai cittadini a quali matrimoni e cresime si debba partecipare, quali funerali possono essere celebrati, con chi prendere il caffè, chi puoi considerare tuo amico e perfino quali parenti sono da frequentare.
Uno Stato che esonda malamente travolgendo la sfera privata, la dignità e la libertà dei cittadini e con esse le garanzie costituzionali.
Ironia della sorte, la ‘ ndrangheta che in questo periodo conosce una stagione felice, da questo clima trae forza e legittimazione e dopo ogni “brillante operazione” si presenta più forte ed aggressiva di prima.
Salvini e Saviano sono due uomini diversi per provenienza, storia, carisma e cultura. Eppure Salvini miete quanto è stato seminato da tante false narrazioni compresa quella di Saviano che s’è molto soffermato sull’Aspromonte nel suo libro “Zero, zero, zero”. Ha parlato degli alberi cavi, degli anfratti e delle grotte utilizzati dagli uomini dell ‘ ndrangheta per le loro latitanze o per i sequestri di persona ma ha cercato di capire la gente di Aspromonte in alcune procure, caserme e commissariati di polizia.
Un errore fatale.
Infatti gli hanno spacciato per oro colato l’impostura dei calabresi ‘ ndranghetisti al 27%, calcolando nella percentuale, anche donne, vecchi decrepiti e bambini. Una percentuale che, secondo l’impostura, sale vertiginosamente man mano che ti inoltri nei paesi dell’Aspromonte dove si raggiunge una quasi unanimità di ‘ ndranghetisti.
Un racconto bugiardo diffuso ad arte da presunti eroi in cerca di gloria e da un atteggiamento codino e servile di una parte consistente di giornalisti e da mediocri “scrittori” quasi sempre interessati, grigi e conformisti.
L’autorevole “firma” di Saviano ha rafforzato la loro falsa narrazione, cosicché Salvini si trova un terreno arato, seminato e concimato. Deve solo raccogliere.
Basta indicare i “perfidi nemici”.
Ed in questo Salvini è un maestro e non va per il sottile. Pochi giorni fa, a Palmi ( Rc), gli è bastata un’ergastolana morente ( verso i cui crimini – ovviamente – non possiamo e né vogliamo essere solidali) per scolpire il viso del feroce “nemico” da mettere accanto al popolo dei barconi in fuga dalla guerre e dalla fame.
È inutile che io dica che Salvini non sconfiggerà la ‘ ndrangheta. Non vuole e non può sconfiggerla.
Non può perché le radici che stanno alla base della fioritura ‘ ndranghetista affondano nell’egoismo sociale e nelle ingiustizie territoriali che stanno alla base della filosofia di governo della Lega vecchia e nuova.
Non può, perché la ‘ ndrangheta, al pari dei migranti, gli serve per poter calamitare l’attenzione dei cittadini spostandola dai problemi veri del Paese. Così, e solo per esempio, il ministro dell’Interno sembra aver dimenticato il mantra che ha ripetuto per anni a proposito della legge Fornero, per brandire come una clava il dramma dei migranti e la “lotta” alla mafia da condurre facendo il viso feroce piuttosto che mettere in campo una strategia seria e mirata.
Il 15 agosto il ministro dell’Interno trasformerà San Luca in un suo personale palcoscenico da cui promettere manette e galera a volontà. Inchioderà i “santulucoti” nella parte dei cattivi perché lui possa apparire come l’eroe della legalità che marcia sull’Aspromonte selvaggio e ribelle.
Dubito che ne abbia i titoli.
Rifletta Saviano. Oggi Salvini non sarebbe accolto ovunque come un eroe se non ci fosse stata una rappresentazione deformata della realtà.
Se non ci fossero stati i bugiardi tessitori di una falsa trama ed un menzognero ordito.
Saviano è un grande scrittore. Solitamente la sua penna è elegante, la sua narrazione coinvolgente ma nel suo libro – da cui verrà tratto il film – l’Aspromonte è stata tratteggiato con pennellate superficiali, confuse, macchiando la tela con colori mendaci.
Ilario Ammendolia
22 luglio 2018