Anche Google ha celebrato l’anniversario di nascita di mons. Georges Lemaître, padre del Big Bang e colui che ha aperto l’era contemporanea della cosmologia.
Sacerdote e fisico di origine belghe, non solo rappresenta uno dei più grandi rivoluzionari scientifici della storia, non solo è un esempio universale della compatibilità tra scienza e fede ma è stato anche colui che, con molta umiltà, corresse il suo amico e collega Albert Einstein. Tre furono i principali contatti pubblici tra Lemaitre ed Einstein, nei quali il gesuita belga convertì il padre della relatività alla teoria della nascita e della continua espansione dell’universo.
Nato nel 1894 a Charleroi, la precocità per la scienza per il giovane Lemaitre fu parallela alla vocazione religiosa, tanto che all’età di 9 anni decise di diventare sacerdote. Seguì comunque il consiglio dei genitori e si formò nei collegi dei gesuiti. Nel 1922 pubblicò una tesi sulla fisica di Einstein che lo portò all’Università di Cambridge in qualità di ricercatore in astronomia. Quasi in parallelo venne ordinato sacerdote, nel settembre 1923, all’età di 29 anni. Iniziò a collaborare con il celebre astrofisico Arthur Eddington e, nel 1927, Lemaître anticipò (sugli Annales de la société scientifique de Bruxelles) quella che oggi conosciuta come legge di Hubble, che riguarda la velocità con cui le galassie si separano (recessione delle nebulose).
Arriviamo al primo incontro tra Lemaitre ed Einstein. E’ il 1927 e tutti i più importanti fisici si incontrano alla famosa conferenza di Solvay a Bruxelles. I due si parlarono a lungo ma il fisico tedesco, pur confermando la correttezza delle equazioni di Lemaitre sulla relatività generale, si pronunciò scetticamente sull’idea di un universo in espansione, dicendogli: «I tuoi calcoli sono corretti, ma la tua comprensione della fisica è abominevole». Era troppo affezionato ad un modello di universo eterno e statico. Il gesuita incassò la critica, fino al 1929 quando Hubble pubblicò un’opera che presentava maggiore evidenza dell’espansione dell’universo, contraddicendo la teoria allora comunemente accettata. Nel 1931 il gesuita belga rispose alle obiezioni in un documento su Nature: «L’inizio del mondo», concluse, «è avvenuto poco prima dell’inizio dello spazio e del tempo». Fu la prima formulazione esplicita della teoria dell’”atomo primordiale”, che trovò sempre più conferme e venne accettata dalla maggior parte degli scienziati. Alcuni rimasero contrari: i sovietici, in particolare, considerarono questa “cosmologia relativistica” una teologia camuffata, troppo alleata della religione una riedizione della «vecchia teoria clericale dell’universo che si muove in una sola direzione (dall’inizio alla fine)». Anche l’astronomo inglese Fred Hoyle manifestò contrarietà e definì in modo dispregiativo, “Big Bang”, la teoria del sacerdote belga.
Lemaitre divenne una celebrità e durante una delle sue tante conferenze, in California, andò ad ascoltarlo l’amico Einstein. Siamo nel 1932 a Pasadena, è il secondo incontro tra i due. Passeggiarono per ore, chiacchierando di fisica e dell’ascesa di Adolf Hitler. Einstein ammise per la prima volta l’espansione dell’Universo, non digerendo ancora l’ipotesi dell’atomo primitivo, sospettando che il prete belga non fosse scientificamente obiettivo. Il fisico tedesco infatti giudicò questa ipotesi «ispirata dal dogma cristiano della creazione e ingiustificata sul piano della fisica». Al punto di dire, all’amico e collega, la famosa frase: «Questa faccenda somiglia troppo alla Genesi, si vede bene che siete un prete».
Il terzo ed ultimo incontro tra Einstein e Lemaitre avvenne l’anno successivo, il 1933. Terminata l’esposizione di Lemaitre all’Osservatorio del monte Wilson in California, Einstein si alzò e, applaudendo, disse: «Questa è la più bella e soddisfacente spiegazione della creazione che abbia mai sentito». In realtà vi saranno altri contatti tra i due scienziati, legati però a drammatici fatti storici: con l’ascesa del nazismo, Einstein rinuncia alla cittadinanza tedesca e Lemaitre, per aiutarlo, organizza a Bruxelles una serie di conferenze scientifiche animate dal padre della relatività. A sua volta, Einstein ricambierà stima umana e scientifica, sostenendo la candidatura del sacerdote belga all’importante premio Franqui, conferito effettivamente a Lemaître nel 1934 (F. Agnoli, Filosofia, religione e politica in Albert Eintein, ESD 2015, p. 35).
Lemaitre ottenne diversi incarichi presso la Pontificia Accademia delle Scienze, divenendo consulente personale di Papa Pio XII (che espresse “simpatia” per l’idea dell’Universo dinamico e del Big Bang il 22/11/1951) e fu presidente della stessa nel 1960. Morì nel 1966, all’età di 71 anni, due anni dopo la notizia della scoperta della radiazione cosmica di fondo, l’ultima decisiva prova della correttezza della sua teoria astronomica. «Il credente», scrisse, «ha forse il vantaggio di sapere che l’enigma ha una soluzione, che la scrittura soggiacente è, tutto considerato, l’opera di un essere intelligente, che il problema della natura può essere risolto e che la sua difficoltà è senza dubbio proporzionata alla capacità presente o futura dell’umanità. Tutto ciò non gli darà forse delle nuove risorse nella sua ricerca, ma contribuirà a mantenerlo in un sano ottimismo, senza il quale non si può conservare a lungo un forte impegno» (citato in O. Godart & M. Heller, Les relations entre la science et la foi chez Georges Lemaitre, Pontificiae Academiae Scentiarum Commentarium, vol. III, n. 21, p.21).
La redazione
(https://www.uccronline.it/2018/07/19/il-prete-lemaitre-padre-del-big-bang-cambio-la-mente-di-albert-einstein/)