Firenze s’impone come la città che ha fatto dell’arte, della bellezza, dell’intelligenza e della cultura un’aspirazione costante nel tempo, con risultati evidenti. Ma, accanto a questa fucina del bello e grazie al genio degli artisti, all’ingegno e all’abilità dei tanti artigiani e di un popolo industrioso, vi è un altro aspetto di Firenze che va ricordato: la vocazione dei fiorentini alla carità. Bellezza e carità, come due facce della medesima medaglia, hanno finito per intrecciarsi e legarsi indissolubilmente nel tempo, con reciproci benefici.La particolarità di Firenze e dei fiorentini fu che fin dal I millennio l’esercizio della carità diventò un’attività organizzata. Firenze, la capitale del litigio e delle passioni di parte, riuscì a mettere tutti d’accordo davanti ai bisogni e alle necessità dei più deboli, alla luce dell’amore evangelico verso il prossimo.
Nacquero così le prime «confraternite», termine medievale col quale si indicava un gruppo di persone variamente composto da laici e chierici, consociatisi in città ma anche in campagna per scopi di edificazione religiosa, di solidarietà devota, di impegno liturgico, di pratica penitenziale ed assistenziale.
Confraternite e Compagnie
Dal XIII secolo cominciò a funzionare la prima Confraternita di Misericordia al mondo, istituzione cristiana votata al soccorso dei malati, degli agonizzanti e alla sepoltura dei defunti, con a capo un sacerdote con compiti di direzione spirituale dei fratelli attivi, cioè dei volonterosi che eseguivano materialmente i servizi.
La Confraternita, ancor oggi in piena efficienza, fu fondata nel 1244 dal domenicano Pietro da Verona, che raccolse e organizzò le istanze dell’intera città assediata dalla pestilenza.
Dopo la Misericordia, moltissime altre Compagnie o Consorterie cominciarono a fiorire, distinguendosi anche per specializzazione: la Compagnia di Orsanmichele (XIII secolo) con sede nell’omonima chiesa trecentesca intorno alla quale lavorarono fra gli altri Arnolfo di Cambio e Francesco Talenti, provvedeva ai poveri e ai bisognosi; la Confraternita dei Neri (dal colore delle tuniche e dei cappucci) fu fondata nel XIV secolo e di essa fecero parte personaggi illustri come Lorenzo il Magnifico e Michelangelo Buonarroti; la Compagnia del Bigallo, con sede nell’omonimo Spedale, provvedeva agli orfani e ai fanciulli abbandonati;
al XV secolo risale lo Spedale degl’Innocenti, il primo brefotrofio specializzato d’Europa, gioiello di Filippo Brunelleschi; la Compagnia dei Buonomini di San Martino, fondata nel 1441, soccorreva i “poveri vergognosi”, cioè i ricchi caduti in disgrazia per via delle lotte politiche che si vergognavano di chiedere pubblicamente un’elemosina; la Compagnia della Dottrina Cristiana, fondata all’inizio del ‘600 dal beato Ippolito Galantini, che garantiva l’istruzione catechistica ai ragazzi.
La fede e le opere
L’impegno di tutte queste compagnie e confraternite fu sempre suggerito da motivazioni religiose, dal momento che il Comune non si occupava di alcun tipo di assistenza e lasciava fare agli ordini religiosi, che comunque si prendevano cura anche dell’assistenza spirituale.
Sicché, una città come Firenze che nel XIV secolo contava cinque volte più abitanti di Roma, dove il fiorino d’oro era la moneta corrente e aveva lo stesso potere di scambio del dollaro attuale, e dove l’arte e il lavoro dei suoi cittadini avevano portato la sua borsa merci a dettare legge in tutta Europa, aveva sentito il bisogno di non dissociare tutto questo bene terreno dai valori cristiani imperituri sui quali era stata fondata.
Questo testo di Neri Pierozzi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane.
24 luglio 2018