Basta favole raccontate da maestre o babysitter: adesso è l’ora della Drag Queen Story Hour, la nuova moda che sta impazzando nelle maggiori città degli Stati Uniti. Lo stesso sito dell’organizzazione afferma che eventi simili si tengono già nelle città di New York, Los Angeles e San Francisco e l’associazione intende espandersi in tutto il mondo.
Ovviamente non ci sarebbe nulla di male se delle Drag Queen leggessero – e interpretassero artisticamente – delle favole a dei bambini. Anzi, il loro look variopinto e stravagante potrebbe anche essere divertente e affascinante per i bambini, che potrebbero vedere quasi dal vivo i personaggi delle loro favole preferite.
Purtroppo, l’iniziativa non si limita a questo. Come riporta il New York Times, infatti, le “lettrici” non si dedicano al racconto delle tradizionali favole come Hansel e Gretel, o il Brutto anatroccolo e via discorrendo. Una delle favole raccontate è, ad esempio, Morris Micklewhite e il vestito mandarino, di Christine Baldacchino.
Ritenendosi probabilmente alla stregua di Hans Christian Andersen o dei Fratelli Grimm, la Baldacchino – autrice ed attivista del movimento LGBTQ – presenta in questo libro la storia di un bambino che, presentandosi ogni giorno a scuola con un vestito, non è autorizzato dai suoi amici ad interpretare, in un gioco, il ruolo dell’astronauta.
“Gli astronauti non possono indossare vestitini” sostiene uno dei suoi amici, sostenuto dal resto della compagnia. A questo passaggio la Drag Queen si ferma e chiede ai bambini cosa pensino e se qualcuno gli abbia mai detto cose del genere. Come se nessuno abbia mai ricevuto un “no” a partecipare a un gioco in un ruolo piuttosto che in un altro, per restare legati alla trama del racconto.
“Ho visto un post su Facebook al riguardo e appena l’ho visto ho detto ‘questo è ciò che stavo aspettando’” ha affermato Rachel Aimee, la coordinatrice del progetto per New York. Premesso che si tratta di solo volontariato e che le “lettrici” non sono pagate per questo, il progetto sta riscuotendo un discreto successo, anche perché rilanciato dalle varie associazioni LGBTQ+ e dai media interessati.
“I bambini amano mascherarsi e essere creativi nell’abbigliamento” dice la Aimee. “Vedono le Drag Queen come persone che fanno le stesse cose, esprimendo creativamente loro stessi e divertendosene. Inoltre, i bambini hanno una comprensione del gender molto più fluida di alcuni adulti“. Ecco qua, allora, il reale motivo di questo programma. Il far accettare a dei semplici bambini delle pulsioni sessuali. E no, non si intende dire che queste siano devianti o altro. Si intende dire che ad un bambino, della pulsione sessuale, non dovrebbe fregare nulla.
Non potendo accettare che nell’età dello sviluppo, al manifestarsi dei gusti sessuali, si possa vivere qualche naturale difficoltà di adattamento, i movimenti hanno deciso di educare i bambini. Non rendendosi conto che questo porterà solo a dei soldatini incapaci di ragionare razionalmente al riguardo e soprattutto di provare un sincero disinteresse per i gusti sessuali di un possibile interlocutore.
La complicità di questo evento è anche dei librai: gli ospitanti, infatti, “pre-approvano” una lista di libri che verrà letta ai bambini. Tra questi, spesso è stato letto anche “It’s Okay to be Different“, di Todd Parr, al quale generalmente segue un “esercizio” che consiste nell’urlare il proprio gusto di gelato preferito.
“Nei bambini vediamo una sorta di adulti ubriachi, che ci ricordano gli eventi serali delle Draq Queen. Con la differenza che noi coi bambini siamo sobrie” afferma la lettrice, aggiungendo che “Impariamo qualcosa ogni giorno e c’è una lezione in tutto quello che si fa“. Probabilmente la lezione del giorno è quella che urlare gusti di gelati, vedere i bambini come adulti ubriachi e leggere le favole dei Nobel per la letteratura Parr e Baldacchino siano segni di civiltà e apertura mentale.
19 luglio 2018