Proibite le gonne nelle scuole inglesi. Offendono alunni transessuali

By 29 Agosto 2018Gender

Nel Regno Unito, quasi cinquanta scuole hanno vietato alle ragazze di indossare le gonne: solo pantaloni, che risultano più inclusivi per gli studenti transgender.

Addirittura, alla Copleston High School sono state definite “indumenti inaccettabili”, a cui andranno preferiti “pantaloni  grigi e semplici”. Lo scopo è «rimuovere tutti i riferimenti al genere», ha affermato il preside della scuola primaria di Parson Street a Bristol, «perché dovremmo definire i nostri figli con i vestiti che indossano?». Educate & Celebrate è una delle organizzazioni LGBT che ha sponsorizzato la censura delle gonne: «Stiamo semplicemente assicurando che tutti gli studenti siano rappresentati, compresi i giovani che non si identificano come maschi o femmine».

Non voglio nemmeno ipotizzare se fosse stata una scuola cattolica ad imporre i pantaloni grigi alle alunne: “repressivi, soffocanti, colpevolizzanti, riduttivi della creatività femminile, bigotti, sessuofobi, medioevali”… quante ancora ne avrebbero vomitate i media di tutto il mondo? Invece, se ad imporlo sono le laicissime scuole del Regno Unito, tutti dicono che una  nuova luce si è accesa all’orizzonte. Quante sono le libertà che si seppelliscono prendendo per verità ogni capriccio? Quante tangenti senza uscita si imboccano investendo e lasciando a terra la realtà delle cose?

Se la discesa verso il precipizio viene indicata come la strada maestra, bisognerebbe percorrere tutto il tragitto ed avere il coraggio di saltare di sotto.  Ma gli ideologi da sartoria, i teorici del prèt à porter senza sesso non hanno alcun ardimento: se ne stanno là, senza andare a vedere cosa provochi la loro menzogna. Non hanno calcolato alcune conseguenze che fanno saltare il banco dell’inclusività: e se i transgender da maschio a femmina si sentissero discriminati senza la gonna? Li obblighiamo a rimettersi i pantaloni, per di più “grigi e semplici” che di femminile hanno zero? E come si sarebbe trovato il Signor Vladimiro Guadagno, che si vanta delle sue gambe ed esige di metterle in mostra (ndr: parole sue)?

E’ dal 1968 che le femministe, non su richiesta di noi donne, ci mostrano la loro biancheria ed il ben noto gesto di emancipazione…per poi arrivare a farsi imporre i pantaloni “grigi e semplici”? Per farsi rappresentare ai concorsi di bellezza dai trans o per cedere loro il posto? Per essere costrette -in nome del politicamente corretto- a sfidare atleticamente trans con lo scheletro maschile più robusto, le leve più lunghe, la maggiore capacità respiratoria, la minore propensione all’accumulo di grasso, la massa muscolare più sviluppata e sviluppabile? Le femmine hanno i diritti, ma i transgender hanno diritti che sono ancora più diritti dei diritti delle femmine?

Ci dicono che fare figli è limitazione delle nostre aspettative professionali, che abortire è un diritto umano, che spogliarsi in pubblico è libertà, che il “femminicidio” rende più atroce l’omicidio, che lavorare fuori e dentro casa è emancipazione…ci mancava pure di metterci i pantaloni grigi, please, così i trans non si sentono esclusi. In fondo al fosso c’è sempre un fondo, ancora più in fondo.

Da certi corti circuiti non si esce vivi, sempre che i presidi British lo siano ancora. Questi dirigenti delle scuole della Regina mostrano di vivere in una dimensione fumosa, ottusa, che nulla contempla di reale, di vivo, di bello ed impongono la loro imbarazzante realtà. Sparita la nebbia dai cieli di Londra, è finita tutta nel loro cranio.

E voi, care signore femministe, se dopo tanta lotta e tanto impegno siete arrivate a farvi surclassare dal testosterone che vuol sembrare progesterone, avanti tutta e magari fra altri sessantanni saprete dire di no almeno ad un’insensata divisa scolastica.

Carla Vanni

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