Intervista ad Anders Arborelius, primo cardinale di tutta la storia svedese: «Stiamo rinascendo grazie agli immigrati cattolici. Le chiese vuote dei luterani ora le occupiamo noi».
Anders Arborelius, carmelitano, da venti anni è il primo vescovo cattolico di Svezia con origini svedesi dal tempo della Riforma luterana nel 1500. Alla fine del 1998 è stato infatti consacrato vescovo di Stoccolma dal suo predecessore, il tedesco Hubert Brandenburg. Da poco più di un anno è anche il primo cardinale di tutta la storia svedese, essendo stato creato tale da papa Francesco nel concistoro del giugno 2017. Ha partecipato al Meeting di Rimini, invitato a parlare sul tema “Una speranza dalla Svezia. Lavorare, vivere e credere insieme”.
Eminenza, nel passato la Svezia, come gli altri paesi nordici, era conosciuta come paese cristiano. Porta impressa questa eredità anche nella sua bandiera, dove si trova una grande croce gialla. Oggi non è più così. Come la definirebbe con un aggettivo?
È difficile definirla con un solo aggettivo. Si potrebbe dire che è post-secolarizzata. È passata dal cristianesimo al secolarismo e oggi è approdata a un post-secolarismo che non è pregiudizialmente ostile a ciò che è religioso: c’è un rinnovato interesse per la fede, per la preghiera, c’è un ambiente più aperto che in passato. Naturalmente non ci sono conversioni di massa, ma c’è un rinnovato interesse anche a causa del fatto che, attraverso l’immigrazione, siamo diventati un paese religiosamente diversificato, mentre prima eravamo compattamente cristiani protestanti luterani. La maggioranza della popolazione è tuttora secolarizzata, ma una quota crescente si mostra curiosa del religioso.
È noto che lei è un convertito dal luteranesimo, in un paese dove i cattolici ufficialmente sono 120 mila e in gran parte di origine straniera. Chi sono oggi in Svezia le persone che vengono al cattolicesimo da altri background religiosi?
Sono di varia estrazione. In passato erano tutti luterani, oggi si tratta spesso di pentecostali che hanno scoperto la bellezza della mistica cattolica. Alcuni sono musulmani. Molti hanno un grado di istruzione superiore, sono docenti universitari o intellettuali. In passato si trattava soprattutto di donne, oggi sono prevalentemente uomini di una certa età e di buon livello culturale. In generale sono svedesi etnici, anche se è in crescita il numero degli stranieri. In tutto, sono 100-120 persone all’anno.
La Svezia è molto orgogliosa del suo sostegno alle politiche per i diritti umani in tutto il mondo. Com’è la situazione per quanto riguarda la libertà religiosa e la libertà di coscienza nel paese? Sono realmente garantite?
Tutti in Svezia dicono di volere la piena libertà religiosa, ma ci sono voci che chiedono di proibire le scuole confessionali. Di questo siamo seriamente preoccupati. Per molti svedesi la libertà religiosa non è un diritto importante come gli altri diritti umani. Formalmente la legge riconosce la libertà religiosa, ma nella pratica questo non avviene sempre. Per esempio in ambito sanitario non è possibile praticare l’obiezione di coscienza all’aborto se si è medici o infermieri. Per questo i cattolici tendono a tenersi alla larga da alcune professioni, per non essere costretti ad agire contro la propria coscienza.
Qualcuno ha definito la Svezia “l’Arabia Saudita del femminismo”, per la prevalenza di una forma radicale di femminismo che influenza le leggi e la cultura del paese. Cosa ne pensa?
In Svezia tutti i politici si proclamano pro-femministi, ma non si può dire che la persona della donna sia veramente rispettata, anche negli alti livelli della società, come ha mostrato il movimento #metoo. Anche nelle scuole l’integrità personale di molte ragazze non viene rispettata. Un conto è lanciare proclami femministi, un altro rispettare veramente le donne. A questo si aggiungono provvedimenti che impongono una certa idea dell’uguaglianza fra uomo e donna, come le leggi sui congedi parentali congegnate perché marito e moglie dedichino la stessa quantità di tempo ai figli nei primi anni di vita.
La visita di papa Francesco in Svezia due anni fa ha avuto una grande eco. Cosa resta di quell’avvenimento due anni dopo?
Resta che dopo quella visita tutti i cristiani, di ogni Chiesa, vedono nella persona del Papa qualcuno che li rappresenta. In passato la figura del Papa era vista con sospetto, oggi invece molti luterani, pur dissentendo da molti dogmi della Chiesa cattolica, riconoscono l’importanza del ministero petrino per il cristianesimo in un mondo globalizzato e medializzato. Il suo stile umile e comunicativo, che si è evidenziato nella sua visita a Lund, è stato molto apprezzato.
Come si rende presente e come si trasmette oggi il cattolicesimo in Svezia?
Si rende presente attraverso le comunità degli immigrati cristiani, che occupano specifiche aree: la Svezia sta diventando un paese molto segregato, i nuovi arrivati tendono ad abitare in quartieri che presto diventano mono-etnici. In alcuni casi noi cattolici abbiamo comprato chiese luterane dopo che gli abitanti originari hanno lasciato il quartiere e il loro posto è stato preso da immigrati cristiani cattolici. Ma c’è presenza cattolica anche fra le élite del paese: il rettore dell’università di Stoccolma è una donna cattolica, terziaria domenicana; molta letteratura di autori cattolici svedesi è apprezzata in ambito ecumenico. L’unico fronte veramente sguarnito è quello politico.
L’immigrazione ha portato nel vostro paese molti battezzati delle Chiese d’Oriente, cattolici e non. Questo come ha cambiato il volto del cristianesimo in Svezia?
Lo ha cambiato in positivo. Oggi in Svezia si trova la comunità caldea più grande d’Europa (100 mila persone secondo alcune stime, ndr), abbiamo 15 sacerdoti di vari riti orientali e la gioventù cattolica è composta prevalentemente di giovani delle Chiese orientali. Gli adulti sono introversi ed escono poco dalle parrocchie, ma i giovani sono molto attivi e proiettati verso il resto della società, in breve tempo hanno assunto un ruolo di leadership nelle associazioni giovanili cattoliche. Abbiamo dovuto fare un grosso sforzo per trovare luoghi di culto per loro. Oggi in Svezia ci sono 100 chiese luterane che vengono utilizzate, alcune periodicamente altre stabilmente, da congregazioni cattoliche di rito orientale. Ufficialmente i cattolici in Svezia sono 120 mila, ma nella realtà il numero va moltiplicato per due, perché tanti non sono registrati presso le parrocchie, però li vediamo quando ci sono cresime, matrimoni, funerali. Alcuni cristiani orientali abbandonano la Chiesa di origine e si uniscono ai gruppi pentecostali, ma dopo un po’ tornano, oppure scelgono di frequentare entrambe le Chiese. Partecipano ai sacramenti cattolici e poi anche ai gruppi di preghiera pentecostali. Non è una situazione inedita per noi: in Svezia ci sono 5 mila cattolici che sono anche iscritti ufficialmente alla Chiesa luterana, per motivi familiari o di altra natura.
Rodolfo Casadei
Tempi.it, 24 agosto 2018