AUMENTANO GLI INCIDENTI, ANCHE MORTALI, CAUSATI DALL’USO DEL CELLULARE MENTRE SI GUIDA E SONO PIÙ DI QUELLI CAUSATI DA ALCOOL E DROGHE
Sant’Antimo. Notte del 20 luglio. Una Golf lanciata a 150 chilometri all’ora, travolge e uccide una guardia giurata e un carabiniere impegnati nell’accertamento di un incidente stradale. Alla guida un 26enne che lascia sull’asfalto della statale 7bis una frenata di 18 metri, arrivata quando ormai è troppo tardi nei pressi dell’uscita di Pomigliano. Ad allentare i riflessi del ragazzo, non è l’alcol né la droga. Ma la dipendenza, ben più pesante, del suo smartphone dal quale non era riuscito a liberarsi nonostante fosse lanciato quasi al doppio della velocità consentita in quel tratto di strada.
Non un caso isolato, quello del giovane napoletano poi denunciato per omicidio stradale. Ma un caso, piuttosto esemplare, di una tendenza in atto: quella di chattare e ossessivamente con il telefono mentre si è alla guida. Un’abitudine pericolosa. Che semina ormai da molti anni morti e feriti sulle strade italiane, a causa di controlli carenti, sanzioni assai lievi, e campagne informative inadeguate. Il presidente dell’Asaps ( l’Associazione sostenitori Polstrada), Giordano Biserni, lo dice ormai da anni: «La distrazione da cellulare è un problema enorme perché rappresenta una delle principali cause di incidenti, in aumento».
«Un’emergenza assoluta», conferma l’avvocato milanese Domenico Musicco, presidente della Onlus Avisl ( Associazione Vittime Incidenti Stradali sul Lavoro e Malasanità). «I dati dei primi sei mesi del 2018 – spiega il legale – parlano chiaro. Dopo anni il numero delle vittime di incidenti stradali è tornato a crescere. E dietro questo incremento pari all’ 1,5 per cento, ossia circa 200– 300 morti in più all’anno, c’è la guida distratta, cellulare alla mano».
Gli smartphone uccidono. È una certezza. Confermata dai numeri. Primo. Sappiamo ad esempio dall’ultimo rapporto Istat– Aci che la prima causa di incidenti stradali è diventato da tempo l’uso frequente e scorretto di cellulari. Li utilizzano alla guida almeno il 20 per cento degli automobilisti italiani. Nel 2017, rileva l’Istat, sono stati 35mila su un totale di 223mila gli incidenti provocati dall’uso di smartphone. In pratica uno su cinque: più di alcolici e stupefacenti. E spesso altrettanto letali. La guida distratta, quasi sempre dovuta al brutto vizio di chattare al volante, lascia sull’asfalto ogni anno a Napoli e provincia decine di vittime. Nel 2016 il bilancio è di 30 morti e 3.123 feriti, rispettivamente in aumento del 7,1% e del 5,9% rispetto all’anno precedente. Su un totale di 2300 incidenti, circa 700 rivelatisi mortali, sono stati provocati dall’uso di cellulari alla guida. A farne le spese soprattutto i giovani: tre vittime su dieci hanno meno di trent’anni. Il quadro è catastrofico. Non ci sono altri aggettivi possibili. Ma non abbastanza catastrofico, a quanto pare, da aver indotto il legislatore a cercare rimedi concreti. «La pericolosità dell’uso del cellulare al volante – è la denuncia di Biserni – è altissima. Basti pensare che, facendo un rapido calcolo, se ci si mette 7 secondi a rispondere a un sms, viaggiando a 50 km/ h è come se si percorressero quasi 100 metri al buio, senza vedere quello che accade davanti a noi. In autostrada la situazione diventa ancora più grave perché la velocità è nettamente superiore: quando ci si accorge della targa del tir davanti è troppo tardi, gli si è già contro».
Chattare può essere fatale, insomma. Eppure oggi la multa per l’uso del cellulare alla guida è piuttosto modica, rispetto al pericolo potenziale che esso può provocare: si rischia una sanzione pecuniaria che va da 160 a 646 euro. Ma anche se il trasgressore si ripete, non rischia poi molto. Se viene “pizzicato” entro due anni dalla prima infrazione, viene sanzionato con la sospensione della patente per un periodo che va da uno a tre mesi. Al ministero dei Trasporti c’è piena contezza: si tratta di una situazione drammatica, che richiede interventi urgenti. «È un fenomeno gravissimo – ha spiega al Mattino il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli – perché ha a che fare con le nostre abitudini più radicate e con l’idea, errata, che in fondo certe cose possano accadere solo agli altri. Ciò rappresenta una tragica sottovalutazione dei rischi». «Stiamo ragionando – spiega il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti – su un inasprimento delle sanzioni, fino all’eventualità del ritiro immediato della patente. Ma prima ancora di una scelta sulle norme, servono più controlli e una doverosa opera di sensi- bilizzazione culturale, specie tra i giovani. Senza un cambio di mentalità, i risultati saranno sempre parziali». Dunque il primo giro di vite sembra poter arrivare a breve, con l’introduzione di sanzioni più stringenti di quelle “soft” di oggi. «Misure totalmente inadeguate alla gravità del fenomeno – commenta Musicco – se davvero vogliamo influire sulla coscienza collettiva del pericolo generato dalla cattiva abitudine di chattare, occorre pensare in primo luogo a sanzioni molto più severe, proprio come anticipato dal ministro Danilo Toninelli». La stretta fu tentata l’anno scorso con un emendamento alla legge di Bilancio che prevedeva multe assai più salate ( da 322 a 1294 euro), il raddoppio dei punti decurtati ( da 5 a 10) e la sospensione della patente sin dalla prima infrazione. Ma poi saltò tutto in commissione Bilancio, per estraneità alla materia. Un’occasione perduta, probabilmente. Che forse ha consentito a molti chattatori incalliti di continuare a dormire sonni tranquilli. Come spiega il presidente di Asaps Biserni, «gli italiani sono campioni del mondo nel lancio di cellulare alla vista della Polizia stradale e diventano campioni olimpici quando si tratta di fare ricorso ai giudici di Pace, che a loro volta richiedono prove inconfutabili per associare l’uso di cellulari agli incidenti». Che cosa fare dunque? «La vera svolta – chiosa l’avvocato Musicco – sarebbe quella di includere la guida distratta, smartphone alla mano, tra le cause di imputabilità per omicidio stradale». «La legge 41– spiega il presidente dell’Avisl che proprio di quel provvedimento è stato uno dei relatori – ci ha permesso di diffondere una maggiore coscienza intorno ai rischi generati dalla guida in stato d’ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti. Le stragi del sabato sera, da questo punto di vista, non sono aumentate dopo un preoccupante incremento negli anni scorsi». «Ma oggi che gli smartphone uccidono più di alcol e droga – prosegue Musicco – è necessario rivedere la legge. Serve un deterrente altrettanto forte». Va inoltre considerato, che nonostante le statistiche ufficiali ci dicano che i telefonini provochino un incidente su cinque, il fenomeno è ben più ampio di quanto non dicano i numeri. Infatti «in caso di procedimenti che hanno al centro incidenti stradali – spiega ancora l’avvocato– il giudice non è obbligato a indagare se dietro il sinistro ci sia lo zampino dello smartphone. Ecco perché, almeno per quanto riguarda i sinistri con danni a persone, occorrerebbe trasformare quella che oggi è una facoltà del magistrato, in un preciso obbligo». Un altro dei problemi che ruotano intorno agli smartphone è proprio questo. Non è poi così semplice dimostrare che tizio o caio fosse alla guida del cellulare. Così che in Friuli Venezia Giulia, alla fine del giugno scorso, si è deciso di fare di necessità virtù. Una direttiva della Procura di Trieste ha infatti stabilito che in caso di incidenti stradali la Polizia possa controllare tutti i dispositivi elettronici in uso al conducente per verificare se siano stati usati appena prima e se abbiano contribuito all’incidente stesso, provocandolo in qualche maniera.
Del resto, se il fenomeno non è stato adeguatamente contrastato in questi anni. è anche perché a fronte della pericolosità dei telefonini, le multe inflitte non sono poi così tante quanto ci si aspetterebbe. Circa 150mila ogni anno, su un monte di più di otto milioni di verbali. Un’inezia, se rapportata al fatto che un italiano su quattro ammette di usare il cellulare mentre guida. Sostenute dagli autovelox, le multe spiccate per eccesso di velocità sono circa tre milioni su un totale di otto. E a fare la parte del leone, sono i circuiti urbani. Ma se ci si sposta sulle strade extraurbane, le cose cambiano. Le multe per eccesso di velocità scendono al 14,6 per cento, mentre quelle per guida distratta, si fermano al 20 per cento, nonostante si stimi che un incidente su quattro sia provocato da smartphone. «I numeri ufficiali – annota l’Asaps – dicono che circa 150/ 170.000 mila le multe all’anno per la violazione dell’articolo 173, possono sembrare molte, ma è bene fare due conti: il 25% dei conducenti ammette l’uso dello smartphone alla guida. Se calcolassimo anche solo 10 milioni di vetture in circolazione al giorno ( ma in realtà sono anche 25 milioni) significa che si commettono 2,5 milioni di violazioni al giorno, che moltiplicate per 365 giorni all’anno farebbero 912 milioni di violazioni: un dato di gran lunga maggiore rispetto al numero di sanzioni elevate. Il vero problema è che non si sa esattamente quanto incidenti provochi la distrazione da cellulare al volante, quindi ogni provvedimento che ne limiti l’uso e faccia da deterrente è il benvenuto».
Messa giù brutalmente, la sintesi è questa. Posto che circolano ogni giorno in Italia circa dieci milioni di veicoli, più di 2,5 milioni di persone ogni giorno la fanno franca. Tolleranza, pochi controlli? Forse un po’ tutte e due le cose. Come che sia, sul fronte della prevenzione si può fare molto. Milano su input del sindaco Beppe Sala e del comando di piazza Beccaria, si è deciso di intensificare i controlli, con l’ausilio appunto di agenti in borghese. «Nel 2016 in Lombardia – spiegava nel 2017 l’allora assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali – si sono verificati 32.785 incidenti che hanno portato a 45.435 feriti e 434 morti». Ma l’introduzione di agenti in borghese addetti ai controlli, ha prodotto risultati incoraggianti. In media oggi vengono staccati 10 verbali a turno, che significa 20 al giorno, un centinaio alla settimana. «Il progetto nasce dalla constatazione che i controlli fatti da agenti in divisa non erano sufficientemente incisivi. Il risultato si è visto: il 50 per cento delle multe viene elevato dagli agenti in borghese. Nonostante la carenza di personale, sono 40 i ghisa in servizio in moto, su 80 motociclisti, cerchiamo di fare il possibile – spiega Daniele Vincini, segretario regionale Sulpm – perché crediamo che sia importante educare i milanesi a una guida responsabile e tutelare la loro incolumità. Questo è il messaggio che vogliamo lanciare».
«I numeri dicono che i controlli vanno incrementati – osserva il presidente dell’Avisl – soprattutto con il ricorso ad agenti in borghese, si tratta di un’iniziativa efficace». «Tra l’altro – conclude l’avvocato Musicco – gli ultimi dati sugli incidenti stradali hanno il sapore di una beffa: sono diminuiti, ma in compenso sono aumentati i numeri dei morti. L’ennesimo segnale di quanto può risultare letale distrarsi per mandare un sms. E dimenticarsi così di frenare, per limitare i danni». Servono sette secondi per comporre un numero telefonico. Dieci per scrivere un sms. Quattordici per scattare un selfie. Inviare un “messaggino” è come chiudere gli occhi per un tratto di strada lungo fino a 500 metri. Secondi di buio, che talvolta portano dritti verso la morte. Ma anche metri, decisivi, che possono allungarci la vita.
Francesco Lo Dico
Il Dubbio, 28 agosto 2018