Il cantautore ha aderito alla campagna di prevenzione delle malattie cardiovascolari della Bayer perché è un tema che gli sta molto a cuore: sua mamma è morta di infarto 7 anni fa.
Il cantautore bolognese Luca Carboni che quest’estate ci ha fatto cantare e ballare con il brano di successo “Una grande festa”, ha aderito alla campagna dedicata – dalla casa farmaceutica Bayer – alla prevenzione delle malattie cardiovascolari che purtroppo sono la principale causa di morte nel mondo occidentale (Corriere.it).
Il 29 settembre ricorrerà la giornata mondiale del cuore e Carboni, occhiali neri, carattere schivo, voce inconfondibile, ha raccontato in un’intervista il motivo profondo e personale per cui ha preso parte a questa iniziativa di sensibilizzazione: la morte della madre avvenuta sette anni fa a causa di un infarto. Mi viene da pensare che quello che facciamo nella nostra vita ha sempre a che fare con la nostra storia, con gli avvenimenti felici e dolorosi che ci hanno segnato, con le nostre radici.
“Ho disegnato anche un cuore per questa iniziativa. L’abbiamo stampato sulla maglietta perché la possibilità di buttare fuori dolore e gioia sotto forme di colori e musica è un ponte verso gli altri che aiuta molto” (Ibidem)
Il mio cuore fa ciock
Luca Carboni Insieme ad un gruppo di pazienti cardiopatici dell’associazione Alice di Genova ha registrato una nuova versione della canzone del 1993 “Il mio cuore fa ciock” e un videoclip che verrà lanciato tra pochi giorni in occasione della giornata mondiale del cuore. Un gesto bello e importante, perché “ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita” cantava Carboni ma anche un temperamento, soprattutto quando si è colpiti dalla malattia e la musica in questo senso può fare tanto.
“Il fisico bestiale in realtà è l’energia che dobbiamo mettere in campo per vivere con felicità anche se a volte ci si deve scontrare con problemi che possono sembrare insormontabili. La canzone voleva augurare a tutti, anche a me stesso, di trovare sempre quell’energia e quella forza che non bisogna mai smettere di cercare dentro di sé” (Corriere)
Infatti l’associazione Alice nell’attività di riabilitazione per i pazienti colpiti da ictus cerebrale comprende anche un coro, come spiega la logopedista Giovanna Gradino:
“I pazienti posso cantare brani con ritmi lenti e ritornelli, ma la musica aiuta a recuperare il linguaggio. L’università di Genova si sta interessando per fare valutazioni scientifiche sui risultati, ma intanto noi abbiamo già notato miglioramenti dal punto di vista dell’umore e della socialità” (Ibidem)
L’esperienza alla Caritas tra i poveri e i senzatetto
Il desiderio di aiutare gli altri è nato quando era molto giovane, infatti Luca Carboni all’età di 18 anni scelse l’obiezione di coscienza al posto della leva e venne così assegnato a una mensa della Caritas per senzatetto. Esperienza che lo segnò profondamente, perché vedere i poveri distrattamente ai margini delle strade è una cosa, servirgli da mangiare e incontrare il loro sguardo è tutta un’altra storia. Infatti da allora, racconta al Corriere, si accese nel suo cuore una scintilla che non ha smesso di ardere.
“(…) l’uomo ha sempre una parte di sofferenza dentro di sé. Ma ha anche il dono di curare e la capacità di arricchire le persone che ci stanno vicine pur nella nostra imperfezione e malattia” (Corriere)
Agli urti della vita si resiste con l’amore!
Silvia Lucchetti
Aleteia, 26 settembre 2018